Il vulcano Islandese rinvia Calciopoli ma non il bisogno di un cambiamento
21 Aprile 2010
Il campionato di calcio tra 4 domeniche sarà finito, di Calciopoli invece non si intravede la fine e non si può fare nessun tipo di previsione. A complicare la già intricata vicenda giudiziaria ci si è messo pure il vulcano islandese, che ieri ha dimezzato l’udienza prevista presso il tribunale di Napoli.
Difficile riuscire a spiegare questo processo in poche righe. Un po’ come accade nei processi della giustizia ordinaria negli anni si sono accumulate intercettazioni, dichiarazioni volontarie e non, capi d’imputazione mutevoli, protagonisti che entrano ed escono dalle correnti d’indagine e ribaltamenti di fronte degni delle migliori telenovelas sudamericane. L’ultimo filone d’inchiesta riguarda il campionato 2005-2006 (da tenere a mente il rischio prescrizione che si è corso nell’acquisizione dei nuovi atti), in cui lo scudetto conquistato sul campo dalla Juventus fu revocato e riassegnato a tavolino all’Inter.
Peccato che dopo “soli” 4 anni siano saltate fuori nuove intercettazioni (ancora un richiamo ai fatti di cronaca) – presentate da colui che più di tutti è identificato con l’indagine, l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi – secondo cui ad approfittare di favori arbitrali e combine non sarebbe stata solo la squadra bianconera ma anche altre compagini. In sostanza, secondo l’accusa Moggi sarebbe stato il capo di un sistema che mirava a controllare le designazioni arbitrali per condizionare l’andamento del campionato. La difesa sostiene invece che anche dirigenti di altri team (in particolare l’Inter) avevano contatti con arbitri e designatori, presentando a sostegno intercettazioni che riguardano il periodo 2004-2005. Questa in estrema sintesi la corrente che si sta seguendo.
Tornando a ieri, la sospensione dei voli dovuta alla nube tossica che sta attraversando l’Europa e che ha reso impossibile la presenza di alcuni dei protagonisti dell’inchiesta non ha comunque impedito alla nona sezione penale del tribunale di Napoli – presieduta da Teresa Casoria – di disporre la scontata e già annunciata acquisizione e trascrizione delle 75 intercettazioni telefoniche presentate dalla difesa di Moggi. L’udienza è stata poi rinviata al 27 aprile per la sua seconda partea a causa dell’assenza, per il blocco dei voli, dei 2 teste citati dall’accusa e che oggi avrebbero dovuto testimoniare, ovvero Carlo Ancelotti (ex allenatore di Milan e Juventus) e l’ispettore di polizia Claudio Salvagno, che ha svolto indagini sulla base delle intercettazioni disposte dalla procura di Torino. A questo punto i due verranno ascoltati martedì prossimo, salvo nuove nubi minacciose.
Come se non bastasse c’è pure una intervista al presidente del Palermo Maurizio Zamparini in cui si fa riferimento a un presunto intervento di Moggi per la designazione dell’arbitro per la partita Verona-Palermo del campionato di serie B 2003-2004 (Ancora più indietro nel tempo e sempre più dentro lo scottante argomento prescrizione). Nella registrazione, resa all’emittente ‘Radio Radio’ Zamparini racconta, tra l’altro, che preoccupato per la sua squadra in lotta per la promozione chiese, prima della trasferta di Verona, al suo ds Rino Foschi quale fosse il miglior arbitro in quel periodo. Poco dopo, racconta Zamparini, Moggi telefonò in sua presenza chiedendo Rizzoli per il Palermo. E proprio Rizzoli fu designato per quell’incontro. "Raccontai tutto poco tempo dopo all’assemblea di Lega per denunciare il fatto, ma i presidenti delle altre squadre non dissero niente", afferma Zamparini. A quanto pare un mondo omertoso su cui, continuando a scavare, potrebbe saltar fuori di tutto, ma solo fino al 4 maggio.
In quella data verrà conferito incarico ad un perito per la verifica delle telefonate e sarà possibile depositare altro materiale, tutto quello che emergerà poi dovrà per forza essere parte di un’altra inchiesta, magari tutta nuova, costola di questa Calciopoli II, già parte della prima inchiesta Calciopoli. Una Babele.
Da notare che ieri, al termine dell’udienza, l’ex arbitro Massimo De Santis, tra gli imputati del processo, è intervenuto per fare delle dichiarazioni spontanee. “La mia vita è stata sconvolta, se ho sbagliato sono pronto a pagare, ma se a sbagliare sono stati altri è giusto che paghino loro”, così De Santis è intervenuto nell’aula 216 del tribunale di Napoli.
“Sono stato intercettato – ha detto ancora – e la mia vita passata al setaccio anche attraverso attività illecita messa in atto dal gruppo Telecom Pirelli. Hanno messo sotto osservazione me e la mia famiglia, i miei spostamenti e anche i pernottamenti negli alberghi” (ancora un richiamo al mondo politico, con vicende di cui fu protagonista il premier). A fare le spese di una situazione caotica, che interseca giustizia ordinaria e sportiva con l’ingresso in campo di interessi economici, posizioni penali rilevanti e intercettazioni sul filo della legalità è però anche il pubblico. Oltre alla credibilità stessa del mondo “pallonaro”.
Chi ha investito risorse personali ed economiche per seguire una partita o una stagione rivelatesi truccate difficilmente si fiderà ancora, ingenerando una spirale di potenziale disaffezione verso il calcio. Sappiamo fin troppo bene che i vari scandali che si sono succeduti negli ultimi anni come (li citiamo in ordine sparso) passaporti, doping, partite truccate, plusvalenze gonfiate e così via non hanno scalfito il plebiscitario favore di cui gode il soccer, ma prima o poi le cose potrebbero cambiare.
Non sappiamo ancora quando terminerà – e con quali esiti – l’indagine presieduta da Teresa Casoria ma ragionevolmente, e appellandoci a fatti già accaduti, possiamo immaginare nuovi ingressi sulla scena (in questo caso certamente del delitto, seppure sportivo). Quindi nuovi filoni, con relativo caos.
L’unica cosa che possiamo augurarci è che una volta emessa l’ultima sentenza che riguarda Calciopoli si avvii una rinnovamento della giustizia sportiva che porti una credibilità maggiore a tutto il movimento. La riforma organica della giustizia – seppure in via preliminare – è già sul tavolo della politica e anche gli organi sportivi farebbero bene a impegnarsi in un rilancio che elimini dai prati verdi intercettazioni, sospetti e prescrizioni. Buona fortuna.