Ilva Taranto, l’annuncio di Renzi: “1,3 miliardi dai Riva per risanare l’azienza”
30 Novembre 2016
L’ingresso nella cordata AcciaItalia del colosso indiano Jindal – capitalizzato per 5,8 miliardi e con una produzione pari a 18 milioni di tonnellate installate ovunque nel mondo tranne in Europa – potrebbe rappresentare un punto di svolta nel processo di cessione degli asset dell’Ilva. La cordata composta da Cdp (45%), Arvedi (sotto il 20%) e la Delfin di Del Vecchio (30-35%) con il coinvolgimento di Jindal può ora contare su un gigante internazionale capace di offrire know-how, ma anche e soprattutto alla forza finanziaria venuta meno con l’uscita di scena del gruppo turco Erdemir.
Intanto pare che la famiglia Riva è pronta a pagare i danni ambientali causati dall’Ilva di Taranto con una cifra superiore a 1,3 miliardi di euro. L’accordo, annunciato dal premier nello spazio “Matteo risponde“, è confermato da fonti vicine al gruppo Riva che ammettono l’esistenza di un accordo concluso e commentano: “l’accordo è utile perché supera i contrasti e permette di costruire il futuro”.
“E’ una notizia straordinaria importantissima. Questo miliardo e quattro, reso disponibile grazie all’azione delle istituzioni andrà a risanare Taranto e l’Ilva. Possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro di Taranto e al futuro industriale”, ha annunciato Renzi.
I soldi dovrebbero provenire dal tesoro, circa 1 miliardo e 200 milioni, custodito in Svizzera e, enl 2013, sequestrato da guardia di finanza e pm milanesi nell’ambito di un’inchiesta per evasione fiscale a carico dei Riva. A maggio 2015 il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo, applicando una delle leggi “Salva-Ilva” ha firmato un’ordinanza per consentire l’uso per spese di ambietalizzazione dell’Ilva, Il denaro, tuttavia, è rimasto in Svizzera, bloccato dai giudici di Bellinzona, secondo i quali svincolare quelle somme “costituirebbe un esproprio senza un giudizio penale”.