Immigrati dopo il G7: nuovi sbarchi, flop “ricollocamenti” e Prodi scopre che l’Italia è sola
29 Maggio 2017
Quando Gentiloni ha letto il documento finale del G7 è andato in scena l’ultimo atto della (tragi)commedia sull’immigrazione che si recita in Europa, dissimulato con un encomiabile ottimismo dal nostro presidente del consiglio: “Sono molto soddisfatto del modo in cui l’Italia, la Sicilia e Taormina si sono presentati a questo vertice”, ha detto in conferenza stampa Gentiloni, aggiungendo, “voglio anche ringraziare il presidente Renzi che ha avuto l’idea di fare qui il G7 e ha funzionato alla grande, si è rivelata un’idea vincente”. La verità è che quello di Taormina è stato un mezzo flop, soprattutto sull’immigrazione.
A pensarci bene, per una settimana si è verificato un fenomeno davvero strano, anche se fino adesso nessuno sembra ancora aver gridato al “miracolo”: sette giorni di sbarchi ridotti rispetto alla situazione abituale. Evidentemente inibiti dall’attenzione delle telecamere di tutto il mondo, un numero insolitamente basso di migranti e clandestini a quanto pare hanno scelto di imbarcarsi sulle carrette del mare, e quelli che ci hanno provato sono stati dirottati in Puglia e Campania, lontano dagli sguardi dei grandi del mondo riuniti in Sicilia. Tant’è che il sindaco di Napoli ha ribattezzato addirittura la sua città “capitale dell’umanità”… In ogni caso, finito il G7 di Taormina, siamo tornati alla ‘normalità’, con 1.449 immigrati prevalentemente nigeriani (non si tratta di profughi o rifugiati) sbarcati tra ieri e oggi sempre a Napoli.
Tra i millequattrocento decine di minori non accompagnati, sempre che minori lo siano davvero viste le difficoltà delle operazioni di identificazione. La domanda a questo punto diventa, al di là delle avverse o ottimali condizioni meteo che influiscono sugli sbarchi, gli arrivi dalla Libia possono essere telecomandati? Nel frattempo, sempre a proposito di minori, arriva la notizia (notizia per modo di dire almeno per quanto ci riguarda visto che lo stiamo ripetendo da mesi) che i “ricollocamenti” di profughi e rifugiati da Italia e Grecia negli altri Paesi Ue fino adesso sono stati un fallimento.
Su 5.000 minori sbarcati dall’inizio dell’anno e in attesa di essere trasferiti nei vari Paesi dell’Unione, uno solo (sic) è stato “ricollocato”. Per evidenti motivi, i minori necessitano di un’assistenza socio-sanitaria molto più onerosa di quella assicurata agli adulti, e, a quanto pare, per i nostri partner europei sono ospiti più sgraditi dei loro fratelli maggiori. Le cose non vanno meglio neppure se si guarda ai richiedenti asilo maggiorenni. Al 27 aprile erano stati ricollocati 17.903 richiedenti asilo: 12.490 dalla Grecia e 5.920 dall’Italia. Dato che equivale ad appena l’11% degli obblighi assunti. Cioè, 18.410 persone su 160 mila previste. Eppure Renzi e Alfano ci avevano garantito che proprio i ricollocamenti sarebbero stati la panacea di tutti i mali.
In questo scenario che ormai ha del surreale, come se non bastasse leggiamo anche un’interessante intervista al Messaggero di Romano Prodi. Quando il giornalista domanda all’ex premier se sui migranti l’Italia è stata lasciata sola, Prodi senza esitazione risponde di “sì”, spiegando non solo che i vertici tipo G7 – naturalmente per colpa di Trump – andrebbero ripensati visto che ormai siamo in un mondo multipolare, ma soprattutto aggiungendo “avrei voluto vedere un po’ più di calore e di comprensione nei nostri confronti rispetto a questo fenomeno”. Che tradotto vuol dire l’Europa non si scomoda di una virgola per l’Italia. Presa di posizione, quella di Prodi, che non può passare inosservata. Tanto più che il tanto osannato presidente francese Macron nel suo incontro dei giorni scorsi con Gentiloni aveva detto che la Ue deve ascoltare il “grido di aiuto” dell’Italia.
La morale della favola, ancora una volta, è che viviamo in una Europa in cui ogni singolo Stato sull’immigrazione va per la sua strada. Anche se, tra tutte, ad essere meno chiare sono proprio le coordinate dell’Italia, ancora convinta che l’unica soluzione sia l’accoglienza senza se e senza ma. Accoglienza che, per una serie di ragioni, ci distingue da tanti altri Paesi europei che predicano bene e razzolano male, ma che appunto, da sola, non è una politica sulla immigrazione. In ogni caso, ricapitolando, sbarchi a targhe alterne, ricollocamenti falliti, minori non accompagnati che non si sa se sono tali, una Italia sempre più sola in uno scenario multipolare.
Quindi? Davvero un vertice riuscito quello di Taormina…