Immigrati: Sbai (pdl): permesso di soggiorno a punti (giornale)

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Immigrati: Sbai (pdl): permesso di soggiorno a punti (giornale)

04 Maggio 2008

Un permesso di soggiorno a punti nel quale ogni reato assegna una penalità e che, una volta azzerato, porta all’espulsione. E’ questa la proposta sull’immigrazione lanciata dalle colonne de Il Giornale da Souad Sbai, deputata eletta nelle fila del Pdl.

Secondo Sbai il foglio di regolarizzazione deve essere meritato da persone che “rispettano la legge italiana”. In sostanza l’onorevole di origine marocchina propone di assegnare dei punti di penalità per ogni reato e, una volta esaurito il bonus di partenza, dovrebbe scattare il foglio di via. “L’immigrato che spaccia – aggiunge la deputata – o che ruba accumula punti. Bisognerebbe fare una lista dei reati e porre un tetto di punti oltre il quale si perde ogni possibilità di restare in Italia”.

Il modello proposto da Souad Sbai è quindi quello della patente a punti, che prevede anche un’immediata identificazione del comportamento degli immigrati: “L’onesto – spiega l’esponente Pdl – avrà anche un permesso di soggiorno di colore differente, per esempio bianco, da chi invece ha accumulato denunce-punti”. In questo modo le forze dell’ordine “sapranno subito con chi hanno a che fare”.

Souad Sbai denuncia l’attuale situazione dell’immigrazione in Italia e parla anche della specifica situazione di Roma, criticando la scelta di mantenere i campi nomadi: “Devono pagare luce e tasse – sostiene Sbai – come tutti i cittadini, altrimenti se ne devono andare”. Nel mirino della deputata poi lo sfruttamento dei bambini: “Non è da Paese civile lasciare i bambini così. Vanno assegnati subito a una famiglia e chi sfrutta i ragazzini va messo in galera”. Anche la violenza sulle donne suscita l’indignazione di Souad Sbai: “Non è possibile che la donna massacrata e stuprata sia in ospedale e il suo carnefice giri liberamente. Per queste persone ci vuole il processo subito”.

Un’ultima battuta, infine, sul “caso Calderoli”: per la deputata l’esponente leghista “è stato eletto dal popolo e dunque il figlio di Gheddafi lo deve rispettare”.