Immigrazione. Maroni: “L’obbligo di denuncia nel ddl? Non esiste”
19 Marzo 2009
di redazione
Intervistato questa mattina da Maurizio Belpietro a "Panorama del giorno", il ministro degli Interni Roberto Maroni ha tenuto a sottolineare che il ddl non introduce alcun obbligo dei medici a denunciare i clandestini.
"Noi – ha sottolineato – togliamo il divieto di denuncia che esiste solo in Italia. Poi, chi vuole denunciare lo fa, chi non vuole non lo fa". Il ministro ha quindi bollato come "falsità" l’ipotesi che con l’introduzione del ddl i figli di clandestini non possano essere registrati all’anagrafe. "Si tratta di una errata informazione – ha detto – messa in giro per fare polemica".
Sostiene la misura Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato che afferma: "La facoltà di denuncia dello straniero clandestino rappresenta un passo avanti per la salute pubblica, la Mussolini si è abbandonata ad un’iniziativa demagogica, abbracciando la più totale disinformazione". Per Tomassini, "eliminando la facoltà di denuncia non è possibile applicare la continuità terapeutica", soprattutto in caso di malattie infettive o nel caso "delle donne cinesi che partoriscono cinque volte in due mesi", passandosi lo stesso documento. "Se quella donna e quel bambino appena nato avranno bisogno di essere seguiti – conclude – sarà impossibile farlo visto che hanno fornito false generalità".
Sulla questione immigrazione, il ministro ha poi annunciato una nuova stretta sull’immigrazione. Dopo i rimpatri immediati e la decisione di costruire nuovi Centri di identificazione ed espulsione, il governo si appresta infatti ad approvare un decreto flussi che, di fatto, garantirà il permesso di soggiorno solo ed esclusivamente ad 80mila lavoratori stagionali che potranno rimanere in Italia per un periodo non superiore ai nove mesi.
L’annuncio arriva direttamente dal ministro dell’Interno Roberto Maroni nel corso del Question time alla Camera, che il ministro utilizza anche per rendere nota la data d’inizio dei pattugliamenti davanti alle coste della Libia (il 15 maggio) e per sottolineare come la politica del rigore stia pagando visto che dall’inizio dell’anno gli sbarchi sono diminuiti del 15% rispetto allo stesso periodo del 2008. E "questo grazie – dice – al lavoro di manutenzione degli accordi bilaterali che ho fatto, in particolare con i paesi del Maghreb". La decisione di varare un decreto flussi solo per gli stagionali, spiega Maroni, è dovuta alla crisi economica e alla necessità "di tutelare i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro".
Ad accedere alle quote saranno dunque soltanto 80mila stagionali, per un periodo che va da 20 giorni a 9 mesi, impegnati nei settori dell’agricoltura e del turismo. Ma chi assicura che non rimarranno in Italia? "Sono lavoratori che vengono tutti gli anni – è la risposta di Maroni – con i quali c’è un rapporto di grande correttezza. E, soprattutto, c’è l’impegno delle associazioni di categoria a controllare che poi al termine del contratto tornino al paese d’origine". Dunque, "non creano problemi e non ci sono problemi di nessun tipo".
All’annuncio di Maroni hanno fatto seguito, immediate, le critiche dell’Arci – "il blocco dei flussi c’è dal 2007, il vero problema è la regolarizzazione dei rapporti di lavoro già esistenti", sottolinea il responsabile immigrazione Miraglia – e dell’Adoc, secondo cui ad essere danneggiato sarà un milione di famiglie che necessitano dell’aiuto costante di una badante. Quanto agli sbarchi sulle coste di Lampedusa, Linosa e Lampione, sostiene il ministro, dall’inizio dell’anno al 15 marzo c’è stato un calo del 15%. E "in Puglia, Calabria e Sardegna mentre nel 2008 sono avvenuti 2.411 sbarchi, dal 1 gennaio al 15 marzo in Puglia e Calabria non si sono registrati arrivi e in Sardegna sono giunte soltanto 34 persone".
Ma non solo: nei primi due mesi del 2009, "sono stati effettivamente rimpatriati, non solo respinti o ‘intimatì 3.129 clandestini nei paesi d’origine, in particolare la Tunisia". Una situazione che vista dal Viminale migliorerà ancora quando, entro due mesi, partiranno i pattugliamenti con la Libia (l’addestramento del personale libico inizierà nei prossimi giorni e durerà circa un mese).