Immigrazione, vecchie norme spacciate per novità
24 Aprile 2007
Il ddl del governo sull’immigrazione si basa su presupposti falsi – il presunto fallimento della legge Fini Bossi –, che sono smentiti dai dati e dalla realtà; il bilancio di quel testo normativo, nella sua oggettività, descrive un notevole aumento di immigrati regolari presenti in Italia, un effettivo inserimento di gran parte di loro nel mondo del lavoro e nel circuito assistenziale, e al tempo stesso un decremento di arrivi di clandestini, con la garanzia della effettività di una parte significativa delle espulsioni disposte (tenendo conto dell’attiva opposizione praticata sul punto da fasce consistenti dell’autorità giudiziaria).
Al contrario, nel suo anno di esistenza in vita, il governo Prodi si è rivelato assolutamente incapace di gestire l’applicazione del decreto flussi, e cioè gli ingressi regolari (a differenza di quanto accadeva negli anni precedenti), moltiplicando i ritardi e le code davanti agli sportelli. Il ddl conferma misure già contenute nella stessa Fini Bossi, spacciandole per novità: penso al decreto flussi triennale, che le norme attuali prevedono – per l’appunto, per un triennio – in termini di programmazione generale, ma tale da non poter sostituire un decreto annuale, se si vuole restare agganciati alle richieste del mercato del lavoro; come si fa a fissare nel 2007 il numero di braccianti agricoli extracomunitari di cui ci sarà bisogno nel 2010? Penso anche ai c.d. “talenti”, per i quali la Fini Bossi contiene già forme di ingresso privilegiato, più volte concretamente applicate in deroga ai meccanismi delle quote.
Piuttosto, il ddl introduce novità devastanti: si può davvero pensare che un clandestino, che spende dai 4000 ai 5000 dollari per arrivare in Italia, poi accetti volontariamente di tornare indietro, come prevedono le nuove disposizioni? Solo perché glielo chiedono Ferrero e Amato? Come si fa, nello stesso tempo, a “rendere effettivi i rimpatri” e a “superare l’attuale sistema dei Cpt”? Complimenti, poi, per la reintroduzione dello sponsor, di un meccanismo, cioè, che renderà legale quello che avviene oggi illecitamente, per esempio, per gli ingressi clandestini dei cinesi: un garante paga, ma l’immigrato lavora gratis e in condizioni di schiavitù fino a quando non ha saldato il debito. Infine, quale è la compatibilità delle nuove disposizioni con le consolidate linee guida dell’Unione Europea in tema di immigrazione? Il governo italiano pensa davvero che Bruxelles non avrà nulla da osservare su questo pasticcio pseudobuonista?