Immunità contro blocca-processi: si discute dello scambio

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Immunità contro blocca-processi: si discute dello scambio

01 Luglio 2008

 

Stralciare o non stralciare la norma blocca processi? L’interrogativo sta impegnando da giorni più di qualche dirigente del Pdl attento a preparare la strategia della maggioranza per questi mesi a venire, ma anche a mantenere bassi i toni dello scontro con l’opposizione.

Un elemento, quest’ultimo, che proprio il presidente della Repubblica avrebbe più volte raccomandato al premier. Per questo nel Pdl già all’indomani del voto favorevole del Senato sul decreto legge, che contiene la contestata norma riguardante la sospensione dei processi per reati inferiori ai dieci anni, c’era chi valutava la possibilità di un ritiro di questa parte dal provvedimento. Il tutto però con l’assicurazione di approvare in tempi brevi, e con il voto dell’opposizione, il “lodo Schifani bis” che prevede l’immunità per le più alte cariche dello Stato.

Una sorta di scambio che già il leader centrista Pierferdinando Casini aveva ipotizzato e che adesso potrebbe prendere quota. Dal Pdl però ufficialmente si nega qualsiasi stralcio sulla norma in questione e soprattutto qualunque tentativo di scambio. Si continua a ripetere: “Si tratta di rumors, non c’è niente di vero”. Infatti se nel Pdl c’è più di qualche “colomba” che vorrebbe evitare di giungere al muro contro muro con l’opposizione, ci sono anche i “falchi” convinti che si debba andare avanti senza ripensamenti ed indugi, forti del consenso popolare ottenuto qualche mese fa.

Situazione, quindi, complessa al pari di quella del Pd dove pure si tende a negare con forza qualunque ipotesi di accordo con il Pdl. In effetti in questo momento la debolezza di Walter Veltroni, messo in difficoltà dalle correnti interne al Pd e dall’atteggiamento estremamente aggressivo di Di Pietro, rende alquanto difficile qualsiasi possibilità di dialogo. Due fattori che alla fine potrebbero pensare non poco su un possibile accordo di stralcio della contestata norma.

Tensioni a parte il tentativo per giungere ad un’intesa che accontenti tutti va comunque avanti. E la giornata di ieri ha confermato questo intreccio di relazioni fatto di offerte, rettifiche, rifiuti e puntualizzazioni. E’ stato proprio il vicario del gruppo alla Camera del Pdl, Italo Bocchino, ad aprire le danze parlando apertamente di “stralcio della norma ‘blocca-processi’”, eventualità che l’esponente del Pdl ha collegato alla “disponibilità dell’opposizione a votare il Lodo Maccanico-Schifani”. Un tentativo per sondare il terreno, quello dell’ex aennino. Ma dal Pd a stretto giro è giunta la risposta del ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, che ha spiegato: “E’ una logica mercantilistica che non ci appartiene: nessuno scambio. Il “blocca-processi” va tolto perchè dannoso e pericoloso per la sicurezza. Tolgano quella norma, e poi sul Lodo si discuterà nelle sedi proprie”. Più dura, invece, la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, che senza messi termini ha ribadito: “Berlusconi ci risparmi almeno le bugie. Ed è inutile che, ora, Bocchino proponga lo scambio tra norma salva processi del DL sicurezza e Lodo Alfano. Abbiamo detto e lo ribadiamo: in questa legislatura non è possibile un provvedimento ordinario di tale natura. Le ragioni le abbiamo più volte spiegate. Il resto sono chiacchiere”.

Porta chiusa, quindi, al punto che lo stesso Bocchino è stato costretto a ritornare sulla questione precisando: "Siamo di fronte ad una opposizione irresponsabile ed eterodiretta dal giustizialismo anti-berlusconiano di Di Pietro. Come al solito preferiscono non entrare nel merito delle questioni e ritengono due norme giuste, quali la “blocca-processi” – che fu varata anche dal centrosinistra – e l’improcedibilità per le alte cariche istituzionali – prevista in molti Paesi – due forzature giuridiche. E’ la conferma che con questa opposizione non si può dialogare ed è uno stimolo a noi ad approvare in fretta in Parlamento sia il decreto sicurezza con la norma blocca processi sia il lodo Maccanico-Schifani”.

Posizione confermata poco dopo dallo stesso capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che spiegava di essere “contrario agli scambi” lasciando però uno spiraglio: “Ritengo che serva una dialettica limpida e trasparente”. Una precisazione che quindi conferma come le relazioni siano tutt’altro che interrotte e che le trattative continueranno fino alla fine. Contatti che non smentisce nemmeno la presidente della Commissione Giustizia alla Camera, Giulia Bongiorno, la quale però fa notare come “il decreto sicurezza sia un testo troppo complesso e ricco di interventi su tematiche importanti che non si possa pensare di tagliarne via un pezzo”. Una questione tecnica che quindi si aggiunge al problema politico.

E poi c’è la questione tempo. Infatti i tempi per un possibile accordo stringono considerando che con tutta probabilità la prossima settimana il provvedimento dovrebbe sbarcare a Montecitorio. Martedì, infatti, si ipotizza di portare il decreto legge in Aula per la discussione generale.

Secondo la tabella di marcia stabilita dalla Commissione, appunto, giovedì è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti anche se è possibile che slitti a venerdì mattina. Inoltre le opposizioni hanno anche chiesto un’audizione sul testo del ministro Guardasigilli, Angelino Alfano e del Cnf (Consiglio nazionale forense). Audizioni che alla fine potrebbero allungare di qualche giorno i tempi di discussione in Aula. Un’eventualità che alla fine potrebbe far comodo alle “colombe” del Pdl per trovare un’intesa che eviti in extremis lo showdown con l’opposizione. Sempre che alla fine non prevalgano i “falchi” e le loro ragioni.