Immunità per le cariche più alte Alfano: “Lodo rispetta Consulta”
27 Giugno 2008
di Sara Valeri
Il premier comincia la riunione del Consiglio dei ministri di questa mattina sottolineando la necessità del Lodo, che poi lui stesso voterà. "Non si può pensare – ha detto – che il presidente del Consiglio passi più tempo ad occuparsi dei suoi processi che dei problemi del Paese. Questo provvedimento è necessario. Vado avanti, ho il consenso dei cittadini, la gente è con me. Se pensano di fermarmi, hanno sbagliato".
"In caso di condanna il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non è costretto a dimettersi": spiega il ministro della Giustizia Angelino Alfano durante la conferenza stampa che ha seguito l’approvazione del provvedimento.
Cosa prevede il disegno di legge. Il ddl contiene un solo articolo e 8 commui di cui l’ultimo può essere l’entrata in vigore. Nello specifico, "sono sospesi dalla data di assunzione fino alla cessazione della carica i processi nei confronti del Presidente della Repubblica e di quelli della Camera, del Senato e del Consiglio dei ministri". Ancora: "La sospensione non impedisce al giudice l’assunzione delle prove non rinviabili – ha proseguito Alfano nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, illustrando i punti salienti del ddl sull’immunità delle alte cariche dello Stato – la prescrizione è sospesa, l’imputato vi può rinunciare. La sospensione non è reiterabile e la parte civile può trasferire in sede civile la propria pretesa con una corsia preferenziale e termini ridotti alla metà".
A differenza del primo lodo Schifani, bocciato perché violava gli articoli 3 e 24 della Costituzione e impediva alla parti civili di essere risarcite, la nuova versione approvata stabilisce che le vittime potranno proseguire la loro azione in sede civile dove avranno una corsia preferenziale. Inoltre prevede che i soggetti istituzionali interessati possano rinunciare volendo allo scudo dell’immunità.
La conferenza stampa di Alfano. Riferendosi al premier e al caso Mill, Alfano dice: "Ha da cittadino utilizzato la norma del codice che prevede la ricusabilità del giudice. Certo se volesse fare il proprio interesse si difenderebbe partecipando a tutte le udienze dove è coinvolto, ma in quel caso sarebbe notevolmente distolto dall’attività di Governo, farebbe un buon servizio a sè stesso e un cattivo servizio al Paese, una scelta che non ha voluto fare. Ovviamente -puntualizza il ministro – questa e una legge che vale per l’oggi e per il domani, e quindi garantirà un più equilibrato assetto dei poteri agli altri presidenti del Consiglio che verranno dopo di lui e le alte cariche, che oggi hanno un nome e un cognome che domani cambieranno".
Il ministro ha spiegato, rispondendo ad una domanda in merito ad un possibile "baratto" con modifiche in parlamento al pacchetto sicurezza per ottenere un ampio consenso sul cosiddetto lodo Schifani, come il provvedimento che blocca i processi per le alte cariche dello Stato, approvato oggi "non ha alcun nesso con il decreto legge sulla sicurezza".
Nessun legame, poi, con il decreto sicurezza. "Noi riteniamo che le disposizioni prese oggi siano un valore per la democrazia, siano utili per il funzionamento delle istituzioni e garantisca un sereno svolgimento degli incarichi. Per questo – ha sottolineato – non c’è alcun nesso tra il decreto sicurezza e il disegno di legge di oggi".
"Auspichiamo che il ddl in materia di sospensione dei procedimenti per le alte cariche dello Stato possa avere un largo consenso parlamentare". Alfano si augura che l’esame del Parlamento inizi al più presto e assicura: "Crediamo di avere fatto un lavoro serio di intervento in riferimento ai punti che erano stati quelli deboli e che quelli individuati come incostituzionali dalla Corte, crediamo di avere ribadito e riaffermarto i principi che invece erano stati positivamente valutati e non e’ neanche detto che la Corte, secondo il nostro ordinamento, debba tornare a pronunciarsi se nessuno eccepira’ la costituzionalita’ di questa legge". E in questo caso, ribadisce: "Questa legge dispieghera’ i suoi effetti senza passare al vaglio della Corte".
Il via libera del CdM. La discussione era cominciata stamattina. Intorno alle 9,45 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sull’immunità per le quattro più alte cariche istituzionali, il cosiddetto "lodo Schifani bis" o "lodo Alfano" che, come detto, esonera per tutta la durata dell’incarico le prime quattro cariche dello Stato da tutti i reati non commessi nell’esercizio delle loro funzioni, detti "extrafunzionali".
Le reazioni. Il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi esprime tutta la sua approvazione sul "lodo Alfano": "Spero che il provvedimento presentato oggi in consiglio dei Ministri dal ministro Angelino Alfano possa registrare un largo consenso durante l’esame e il confronto in Parlamento da parte di tutte le forze politiche che si ispirano ai principi fondamentali contenuti nella nostra Carta costituzionale, anche in materia di rapporto tra l’ordine giudiziario e la sovranitaà democratica, e che hanno a cuore, sia pure tra difficoltà e ostacoli, il raggiungimento di una democrazia non più fondata sulla contrapposizione radicale e permanente bensì sul confronto fondato sui contenuti e sul comune riconoscimento di alcuni valori fondamentali".
Dopo l’approvazione, questa mattina, del ddl sulle immunità alle alte cariche noto come "lodo Schifani" bis arrivano gli apprezzamenti del vicepresidente vicario del gruppo Pdl alla Camera Italo Bocchino: "Dal lavoro del ministro Alfano – afferma- emerge un grande senso di responsabilità del governo che si è mostrato attento ai rilievi della Corte costituzionale e preoccupato a varare una norma in linea con altri Paesi avanzati che non faccia assolutamente pensare ad un privilegio. Il nostro impegno in Parlamento sarà quello di approvarla velocemente".
Antonio Di Pietro insiste sul referendum abrogativo che proporrà ufficialmente una volta che il disegno di legge sarà approvato dal Parlamento.
Secondo il leader dell’Italia del Valori contesta metodo e merito del nuovo lodo sulla sospensione dei processi: "Si tratta – per Di Pietro – di non far processare Berlusconi quando il processo è già arrivato alla fine".
"Qualunque discussione su un procedimento di questo genere deve vedere prima il ritiro della norma sulla sospensione dei processi", ha subito risposto al ministro Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato del Partito democratico. «Le condizioni per il consenso parlamentare si creano. Noi abbiamo posto condizioni assolutamente di buon senso. L’immunità per le alte cariche dello Stato deve valere dalla prossima legislatura, altrimenti avremo un sistema in cui si legifera ancora una volta nell’interesse personale del presidente del Consiglio. Ciò è più rischioso per Berlusconi di quanto non sarebbe affrontare serenamente un processo di primo grado. La cosa che non è possibile fare è imporre questo testo nel giro di poche settimane, avendo prima introdotto una norma sulla sospensione del processo. Inoltre non è possibile che questo venga imposto da un presidente del Consiglio che ha un procedimento a suo carico pendente e per impedire che a ottobre vada a sentenza».
‘Sostenere che la norma e’ giusta purche’ non si applichi a Berlusconi – risponde la deputata del Pdl Jole Santelli, deputato del Pdl e vicepresidente della commissione Affari costituzionali – è il ritornello trito e ritrito di chi ha di sempre e nasconde il vizio antico di cedere alle lusinghe della giustizia come arma politica. Dopo le parole di condivisione espresse in questi giorni – aggiunge – e’ inaccettabile la ‘furbizia’ nelle parole della sen. Finocchiaro. Sul provvedimento dell’immunità delle alte cariche dello Stato la sinistra gioca la propria credibilità politica".
‘Siamo certi – conclude la Santelli – che per cultura politica questa linea non potra’ essere condivisa da autorevoli esponenti del Pd come D’Alema o Marini’.
A questo punto per il Lodo in Parlamento si apre una corsia preferenziale. Il provvedimento è stato calendarizzato in Aula alla Camera per il 28 luglio, ancor prima che il Consiglio dei ministri lo approvasse. Ma la richiesta di "convergenza" con le opposizioni auspicata dal ministro della Giustizia, per ora viene rispedita al mittente. L’Italia dei valori è pronta a fare una battaglia campale e con Antonio Di Pietro annuncia: "Sarà referendum". Né possibilista appare la posizione del Pd che con il ministro-ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia osserva: "Si è iniziato con l’emendamento ‘blocca processi’ e ora si continua con il Lodo Alfano" e questo impedisce ogni dialogo.