
Impiccato Akbari, in Iran il boia lancia un segnale ai ‘riformisti’ del politburo

14 Gennaio 2023
Il regime iraniano ha impiccato Alireza Akbari, ex viceministro alla Difesa con doppia nazionalità iraniano-britannica. Akbari era accusato di spionaggio per conto dell’intelligence britannica. Il regime ha torturato Akbari per estorcergli una confessione sulla morte di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato ribattezzato “il Soleimani del programma nucleare e missilistico” iraniano. Confessione che nel caso di Akbari è arrivata dopo “3500 ore di tortura”, ha detto il diretto interessato.
La famiglia di Akbari aveva deciso di non pubblicizzare il caso sperando nella clemenza delle corti, dopo l’arresto del politico iraniano avvenuto negli anni scorsi. Akbari aveva servito come viceministro della Difesa durante la presidenza del ‘riformista’ Mohammad Khatami, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Con Ali Shamkhani del Supremo consiglio della sicurezza nazionale è stato uno degli architetti dell’Iran Deal, l’accordo sul nucleare iraniano del 2015.
L’ex presidente Khatami nei mesi scorsi ha preso posizione in difesa del movimento “Donna, vita, libertà” sostenendo le manifestazioni delle donne e dei giovani dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini. Il regime negli ultimi anni ha silenziato Khatami in quella guerra intestina che si combatte nel ‘Politburo’ islamico iraniano tra falchi e presunte colombe. L’esecuzione di Akbari, dunque, va interpretata come un segnale lanciato dagli “hardliners” a Shamkhani.
Shamkhani è ancora al suo posto ma circolano rumors sulla sua rimozione da parte dei vertici politico-religiosi del regime. Il governo inglese e gli Usa hanno condannato pubblicamente la esecuzione dell’ex viceministro della difesa iraniano.