Imprese in crisi, “la vertenza lavoro” è uno dei nodi cruciali da sciogliere
28 Marzo 2012
Se il mondo politico e le istituzioni del Molise non intervengono a sostegno della ripresa produttiva, l’emergenza occupazione rischia di trasformarsi in un vero e proprio dramma per migliaia di lavoratori. La manifestazione di ieri davanti al Consiglio regionale degli operai di alcune aziende in crisi è la dimostrazione che il problema esiste e che va affrontato subito. La “vertenza lavoro” rischia, altrimenti, di diventare una vera e propria “polveriera” pronta a esplodere.
I sindacati hanno chiesto e ottenuto oggi un incontro con i capigruppo dei partiti in Consiglio regionale per discutere dei problemi di tre imprese molisane: la Dr Motor Company di Macchia d’Isernia, la Smit e i Cantieri navali di Termoli. Sul tavolo il futuro di alcune centinaia di dipendenti delle tre industrie, molti dei quali senza stipendio dal mese di novembre e senza sussidi. Ma è solo la punta dell’iceberg di un tessuto economico che vacilla sotto i colpi di una crisi che dal 2008 ha decretato la chiusura di molte imprese del territorio.
Il presidente dell’Acem (Associazione costruttori edili del Molise) Angelo Santoro è stato costretto a sospendere l’assemblea dei soci per le forti polemiche scoppiate tra i partecipanti durante l’ultima riunione. Il settore delle Costruzioni è uno di quelli vicino al collasso con gli appalti che non si sbloccano, con la pubblica amministrazione che non salda i debiti per i lavori già effettuati dalle imprese e con le banche che non garantiscono più l’accesso al credito.
Ma se da un lato lo Stato se la prende comoda nel saldare i debiti con chi gli fornisce servizi, dall’altro velocizza la macchina del “recupero crediti” da cittadini e imprese. Sono più di 11 mila le rateizzazioni autorizzate in Molise negli ultimi quattro anni da Equitalia, per un totale di 155 milioni di euro. Lo ha reso noto la stessa società per la riscossione dei tributi. E c’è il rischio concreto che fra qualche mese molte aziende dichiarino il fallimento. Non c’è più tempo da perdere, dunque, ma occorre concentrarsi soprattutto sulle strategie per far crescere l’economia regionale e l’occupazione.
Una prima risposta è arrivata proprio nelle ultime ore dal Consiglio regionale, che ieri ha discusso e approvato all’unanimità l’abrogazione di una norma inserita nell’ultima legge finanziaria regionale che impediva la concessione di acconti del 10 per cento alle imprese edili. L’Assemblea ha anche approvato un ordine del giorno bipartisan per azzerare l’Imu (la nuova Imposta municipale unica) sui fabbricati rurali. Ma c’è ancora molto da fare. Da quando è scoppiata la crisi economica, nel 2008, la strategia del mondo politico e delle istituzioni locali è andata nella direzione di “tamponare” gli effetti della crisi, piuttosto che preoccuparsi di accelerare sulla strada dello sviluppo. È anche vero che nessuno avrebbe potuto prevedere effetti così disastrosi della congiuntura economica. Ma non tutto il male viene per nuocere, perché è proprio grazie alla crisi che finalmente si sta lavorando anche in Molise nella direzione di eliminare gli sprechi e abbattere i costi della pubblica amministrazione, a partire dal numero di consiglieri regionali e dai loro compensi.
Intanto, nella classifica stilata da 47 associazioni nazionali sulla qualità della vita il Molise è al quindicesimo posto (prima tra le regioni del sud) e nonostante molte criticità da affrontare ottiene valori soddisfacenti in tema di istruzione, cultura, diritti e cittadinanza. Ma questo, di certo, non basta per dire che va tutto bene né per salvare le imprese in crisi e migliaia di posti di lavoro a rischio.