Imprese in marcia con Un.i.r.s.i
27 Novembre 2009
“Mettere la propria esperienza al servizio del paese”. Con queste parole Guido D’Amico, Presidente di Confimprese Italia, ha sintetizzato ieri mattina la nascita di Un.i.r.s.i (Unione Italiana Rappresentanze sociali e d’impresa), il trait d’union tra piccole e grandi realtà. Il patto federativo, siglato tra otto realtà operanti nel sociale e nell’impresa, ha lo scopo dichiarato di aggregare quel 92% di soggetti che oggi non risponde più a nessuna logica ufficiale di rappresentanza istituzionale.
La natura eterogenea delle singole associazioni rappresenta una novità nel panorama italiano. Ad essere rappresentate, realtà che appaiono molte lontane tra loro, unite però a doppio filo dalla necessità di dire la loro nel quadro decisionale dei “grandi”, ovvero della politica costituita. Secondo le parole del coordinatore dell’Unione, Gianni Cicero, infatti bisogna “uscire dal concetto di rappresentanza tradizionale, le imprese devono dialogare” al fine di rappresentarsi autonomamente.
Concretamente, le otto sigle fondatrici sono; Acai(Associazione Cristiana Artigiani Italiani); Confimprese Italia; Confeuropa Imprese; Valore Impresa; Ageing Society (Osservatorio Terza Età); Fenalc (Federazione Nazionale Liberi Circoli); Anta (Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente) e Alleanza Sportiva Italiana. Uno spaccato vasto e variegato della società in cui gli attori si trovano ad operare, come spiegato attraverso i 5 milioni di cittadini e le 190mila aziende “in marcia” per costruire un nuovo sociale che, collegato al mondo economico, dialoghi con questo.
Importanti i primi progetti pratici a cui si sta dedicando la nuova Unione. Primo fra tutti, l’istituzione del numero verde 199.208.000, creato con l’intenzione di realizzare con più efficacia il monitoraggio sul sistema bancario che riguarda le piccole e medie imprese (che possono segnalare le disfunzioni del loro rapporto con l’istituto di credito), in concomitanza con una campagna nazionale per chiedere la revisione del trattato economico in vigore.
La premessa necessaria, ribadita anche nella giornata di ieri dalla Ageing Society, è l’esigenza di tornare a far interagire politica e società civile. In sostanza il sistema della rappresentanza, tutto proiettato al passato, ha favorito la contrapposizione tra sistema d’impresa e mondo dei lavoratori, ritardando di fatto progetti costruttivi e doverosi per il futuro, che Un.i.r.s.i. reclama.
Seguendo la stessa linea, è utile ricordare che un progetto politico deve tenere presente gli interessi reali che si esprimono ed operano anche attraverso i comportamenti dei singoli, oltre che le rappresentanze. Proprio per questo l’auspicio emerso da parte del Presidente di Acai, Corrado Tocci, durante la conferenza stampa è che “unendoci agli altri speriamo di vincere le nostre battaglie”.
Un.i.r.s.i. è perciò espressione di organizzazioni economiche, sociali e del terzo settore e allo stato attuale conta oltre 100mila imprese e 5 milioni di cittadini aderenti. E sono questi 5 milioni di persone che – secondo il manifesto dell’Unione – dovrebbero essere più interessati alla modalità per creare posti di lavoro, per lavoratori e non per occupati. D’altronde, parlare di lavoratori significa, da una parte, menzionare conoscenze, competenze e manualità ma dall’altra parlare di diritti e doveri, rispetto dei contratti di lavoro, delle normative sulla salute e sulla sicurezza.
Insomma, nell’intelaiatura della nuova entità appare chiaro come si ritenga necessario ripensare la funzione della rappresentanza sia in termini di impresa, sia sociale e politica, fondamentalmente individuando forme di partecipazione idonee a garantire gli obiettivi che gli aderenti si sono prefissati. Indispensabile, per la concreta attuazione dello Stato Sociale agognato, diventa perciò che il cittadino non sia più considerato un utente ma una risorsa a cui poter attingere e non da sfruttare.
Secondo quanto lamentato da Cicero durante la presentazione di ieri “Noi vogliamo dare un segnale forte e chiaro alla politica e alle vecchie logiche della rappresentanza, che fino ad ora non hanno fatto il bene né delle imprese né del sociale”. Da questo punto l’Un.i.r.s.i. partirà per scrivere il suo percorso, possibilmente positivo, considerando che coinciderà con quello di almeno 5 milioni di persone.