In 150mila a Napoli contro la Mafia. Sul palco Saviano e il figlio della Politkovskaja
21 Marzo 2009
di redazione
Circa 150mila persone, secondo le stime degli organizzatori, hanno partecipato oggi a Napoli alla quattordicesima edizione della "Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie", promossa da "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie e rinnovare in nome di quelle vittime l’impegno di contrasto alla criminalità organizzata.
Al corteo hanno preso parte oltre 500 familiari delle vittime delle mafie in rappresentanza di un coordinamento di oltre 3mila familiari, rappresentanti di ong provenienti da circa 30 paesi europei. Un saluto a tutti i partecipanti al lungo corteo, che ha attraversato il lungomare di via Caracciolo per giungere a piazza Plebiscito, è arrivato dal presidente nazionale di Libera Don Luigi Ciotti che ha parlato di "un abbraccio alla città, un segno di attenzione a chi si impegna tutti i giorni per combattere la criminalità organizzata".
Per consentire all’affollato corteo di sfilare per le vie della città sono stati disposti divieti e chiusure al traffico. I manifestanti, provenienti da trenta Paesi del mondo e da tutte le regioni italiane, hanno camminato insieme in silenzio, mentre si leggevano a ripetizione al megafono i nomi di oltre 900 vittime delle mafie. Un elenco che è stato riproposto alla fine, ben due volte, dal palco sul quale sono saliti i parenti delle vittime delle mafie.
Alla marcia hanno partecipato semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali, morti per mano delle mafie. "Libera" ha infine voluto sul palco allestito per l’evento anche lo scrittore Roberto Saviano, autore del best-seller Gomorra, che ha letto i nomi di alcune vittime della criminalità organizzata. Un’altra presenza rilevante è Ilya Politkovskaja, figlio di Anna, la giornalista russa assassinata il 7 ottobre del 2006 che ha dichiarato: "Trovo straordinaria la partecipazione della gente a questa manifestazione, una cosa del genere purtroppo non sarebbe possibile nella mia Russia".
Alla fine è salito sul palco, fra i familiari delle persone uccise dalla criminalità organizzata. A margine del corteo, è tornato a parlare del caso irrisolto dell’omicidio di sua madre, che ha visto recentemente scagionare gli unici indiziati del delitto: "Noi pensiamo, e io resto convinto, che quelle persone sono coinvolte, ma non significa che siano loro i colpevoli. Sono totalmente d’accordo con il verdetto della magistratura: non c’erano le prove che fossero colpevoli. La decisione della magistratura è stata comunque uno scandalo, perché quelle persone sono coinvolte".
"Noi sappiamo chi ha ucciso mia madre, adesso mancano i mandanti – ha dichiarato Ilya -. Lei è morta perchè aveva dato fastidio alla mafia". Il figlio della giornalista è in partenza per Strasburgo: "Andrò a sottoporre il caso ai parlamentari europei". Ilya si è prestato anche a un commento sul governo russo attuale: "È difficile parlare della situazione che c’è in Russia, c’è un totale controllo da parte del Governo. Abbiamo però una democrazia: molte persone sostengono il Governo attuale. Quando si dice che le elezioni sono state falsate, si sbaglia. Io so per certo che più di metà della popolazione sostiene Putin e Medvedev. Fanno delle cose sbagliate all’80 per cento, ma so per certo che sono sostenuti". Quale insegnamento ha tratto dalla vita di sua madre? "Bisogna combattere, e non tornare indietro, bisogna andare avanti e a fondo se vedi dei problemi, di qualsiasi tipo".
Ed è proprio per la numerosa presenza dei giovani che quest’anno la manifestazione ha assunto un significato ancora più forte, "perché è necessario dire con forza che la mafia non può trovare spazio per rafforzarsi a causa della crisi che stiamo attraversando". Lo afferma la Rete degli studenti presente all’iniziativa di Napoli. "L’aumento della disoccupazione nel Mezzogiorno, il venir meno di occasioni di lavoro legale, l’ulteriore indebolirsi di economie locali già al collasso – prosegue in una nota – creano condizioni per il rafforzamento dei sistemi mafiosi, in quanto è insufficiente l’azione che il nostro governo sta mettendo in campo contro la crisi. La risposta alla crisi non è la mafia, e lo vogliamo dire con forza nella giornata di oggi. Lo diciamo pensando sopratutto alle centinai di studenti che al sud non sono tali, perchè costretti a lavorare fin dai 14-15 anni in nero o nella criminalità organizzata. Sono quasi un milione e mezzo i minori poveri al sud secondo l’Istat, e la crisi aumenta questa cifra già spaventosa. Chiediamo per questo – conclude la Rete degli studenti . investimenti straordinari nel diritto allo studio e nella lotta alla dispersione scolastica, per non lasciare il nostro futuro alla mafia".