In Abruzzo c’è il Pdl a contenere Grillo (e a fermare il declino)
27 Febbraio 2013
A mente fredda, si possono fare alcune considerazioni sul risultato del Pdl in Abruzzo, anche in vista delle prossime elezioni regionali. Risultato che, a nostro parere, va oltre la semplice "tenuta" di cui parlano alcuni osservatori. E’ vero che nella Regione, come in Italia, il partito indietreggia, ma va sottolineato qual era il punto di partenza.
La composizione delle liste aveva provocato un grande trambusto nel popolo delle libertà abruzzese, aperto scenari da "implosione" aizzati dalla stampa che durante tutto il mese di campagna elettorale ha preferito concentrarsi su quanti, da Fratelli d’Italia a Rialzati Abruzzo a Presenza Popolare, borbottavano, polemizzavano, cercavano di distinguersi dal presunto sconfitto (il Pdl). Si raccontava di una imminente notte dei lunghi coltelli e nelle ore prima del voto si era arrivati anche a prefigurare un altrettanto rapido rimpasto nella giunta Chiodi e le sicure dimissioni del coordinatore regionale Piccone.
L’esito delle elezioni ha rovesciato le attese. Il Pdl ha fatto l’amplein al Senato oltre le aspettative più rosee portando in parlamento quattro Senatori. Dal vicepresidente dei Senatori Pdl, Gaetano Quagliariello, che ieri in conferenza stampa a Pescara ha spiegato che "La differenza tra noi e il Pd è semplice, noi scendiamo in campo per vincere", al discusso (troppo) Antonio Razzi, alle due donne del partito, Paola Pelino e la bella sorpresa di Federica Chiavaroli. Anche alla Camera il risultato è stato di tutto rispetto, confermando insomma la fiducia della base del partito verso la sua classe dirigente e nonostante il passo indietro rispetto agli anni scorsi (il Pdl in Abruzzo è comunque sopra la media nazionale).
Il risultato è che la Giunta Chiodi ha conservato la sua stabilità e che il neodeputato Filippo Piccone ora sembra meno disposto a cedere sul coordinamento. Malpancisti e dissidenti dovranno riflettere sulle prossime mosse, tanto più che Quagliariello e Chiodi non sembrano animati da ritorsioni personali. "Non sono pentito – dice per esempio Riccardo Chiavaroli – fin dall’inizio ho rifiutato l’etichetta di frondista. Ero e resto berlusconiano" aggiungendo però che "se pensiamo alle Regionali bisognerà recuperare forze come Masci e Gatti per ottenere un risultato come quello del 2008".
Il Pdl in Abruzzo ha quindi sconfitto senza se e senza ma quel Pd che già pregustava l’odore della vittoria e la disfatta del berlusconismo, mentre riesce a portare in Senato soltanto la capolista Pezzopane, perde per strada uno dei padri nobili del partito a livello nazionale, Marini, e resta chiuso nel fortino aquilano con il sindaco Cialente preoccupato per gli effetti che il risultato potrebbe avere sulla ricostruzione dell’Aquila. Vengono spazzati via di un colpo Rivoluzione Civile, Italia dei Valori, e neppure Lista Civica riesce a entrare in Senato. Ma il problema è che il vero avversario adesso non è più e non è solo il Pd bensì i 5 Stelle.
I grillini hanno ottenuto un risultato spettacolare in Abruzzo, diventando la prima forza della Regione. Sembrano tanto forti e sicuri di sé da mettere una ipoteca sulle Regionali. Per consolidare ed espandere il risultato, evitando di avere brutte sorprese, il Pdl in Abruzzo dovrà muoversi su diversi livelli per disinnescare il grillismo. Insistere, come si è fatto in campagna elettorale, nel rafforzare e ampliare il rapporto con gli elettori, mettere in atto delle strategie per recuperare altro consenso tra quella fetta importante di elettorato che continua a scegliere l’astensione. Il successo dei 5 Stelle non è solo "virtuale", i candidati hanno girato in lungo e in largo la regione come ai tempi della Dc. Al Pdl questa dimensione di legame diretto con la "polis" e la piazza non manca, va incrementata.
Secondo, rafforzare la propria offerta politica aggiungendo ai temi fiscali (restituzione dell’IMU, provvedimenti della Giunta Chiodi, eccetera), sicuramente strategici, anche delle parole d’ordine più nette sul taglio dei costi della politica (anche su questo Chiodi ha già fatto molto), le liberalizzazioni (meno impresa pubblica, più competizione privata, si veda quanto propone il deputato Paolo Tancredi), e infine le soluzioni pratiche sul tema del lavoro per risolvere le vertenze in atto nella Regione (si consuma in queste ore la vicenda Micron, quella del dragaggio del porto di Pescara è tutt’altro che risolta).
Infine, ed è un discorso generale, tornare a battere sui valori costituenti del popolo della libertà, sulla difesa della famiglia, la centralità della persona, la propria identità costituente insomma. Temi etici e idee economiche, che ripartendo da una visione del libero mercato che non trascuri l’elemento solidale siano in grado di opporsi al modello "declinista" e della decrescita sponsorizzato da Grillo.