In Abruzzo il centrosinistra non ha vinto
17 Maggio 2011
di F. C.
Potrà anche ostentare trionfo e gioire alla faccia dei “presunti” sconfitti. Potrà passare in rassegna l’elenco dei comuni, per lo più minori, in cui metterà a sedere i propri sindaci. E’ giusto e ognuno deve fare il proprio mestiere. Ma, al di là della facciata, il Centrosinistra sa bene di non poter cantare vittoria. Per lo meno, non come avrebbe sperato.
Perché se il Pdl non ha vinto, le elezioni amministrative in Abruzzo non consegnano il successo neppure agli avversari. E se non c’è nessun vincitore, c’è invece di sicuro un perdente: la politica.
Queste elezioni avevano un grande significato. E infatti è stato così. Perché ne è uscito fuori un avvertimento preciso, che ora non può più essere ignorato. Bisogna essere uniti e ritrovare quello spirito che ci ha messi insieme che in passato è stato il tratto distintivo, il punto di forza che ha fatto guadagnare chilometri e chilometri di vantaggio al Centrodestra. Quegli stessi chilometri che oggi si sono pericolosamente ridotti. E non certo per meriti di chi rincorre.
In Abruzzo, infatti, nei quattro comuni più importanti chiamati al voto (Francavilla al mare, Vasto, Roseto e Lanciano), i primi tre dei quali amministrati dal Centrosinistra, si andrà al ballottaggio. Sempre in questi Comuni, e con la sola prevedibile eccezione di Francavilla al mare, il Centrodestra ha ottenuto risultati importanti, che non si sono trasformati in vittorie al primo turno solo a causa delle divisioni interne al Pdl.Culminate, appunto, a Francavilla, dove a causa del mancato accordo interno, il Centrodestra ha praticamente messo in gioco due candidati, uno ufficiale e uno, per così dire, “ufficioso”. Inevitabile che il ballottaggio escludesse uno dei due.
Peccato due volte, dunque. Per non essere riusciti ad assestare quella spallata definitiva ad un Centrosinistra ormai in balia della sua ala più estrema e per non aver saputo approfittare delle mancate rinconferme degli avversari in Comuni importanti come Francavilla, Roseto, Vasto.
La lezione è chiara. Mai come in questo momento storico i cittadini hanno bisogno di segnali, di valori di riferimento, di ideali in cui riconoscersi. Se mancano e se chi ha il dovere di indicarli sbaglia, con l’aggravante dei “futili” motivi – leggi manie di protagonismo e personalismi –, si viene puniti.
Di dubbi oggi ce ne sono fin troppi. Un’incertezza globalizzata che ribalza dai comuni più piccoli, fino agli scenari internazionali e investe sia il versante politico che economico. L’ultima cosa di cui si avverte il bisogno, perciò, è di una stagione di conflittualità e di instabilità. Deve prevalere lo spirito di coesione e non una spirale perversa di litigi e divisioni; una guerra continua che logora non solo la politica ma anche gli elettori.
Presi dall’affermazione personale forse si è finiti per trascurare i temi più importanti, quelli locali, per combatter e un’altra sfida: quella personalistica, quella del più forte, del chi conta di più. Fermiamo queste forze centrifughe e ritroviamo le ragioni profonde della nostra unità. Se ognuno continuerà a badare solo a se stesso, alla fine saremo tutti perdenti. I risultati più deludenti non sono stati altro che il frutto di errate strategie e non del fallimento di un programma politico.
A Bologna ha vinto la protesta dei Grillini, a Napoli la sorpresa è stata De Magistris, che comunque rappresenta un’ala estrema. In Abruzzo si può dire che ha vinto la dispersione, ben rappresentata dell’ennesimo esperimento fallimentare, quello dei finiani o più in generale del Terzo Polo. E così si torna sempre allo stesso punto: nessun vero vincitore e un’unica grande sconfitta: la politica.