“In Abruzzo nasca un PdL 2.0”
13 Febbraio 2019
di Domenico Ranieri
Tratto da “Il Centro”
Il PdL 2.0 in un laboratorio abruzzese da esportare e un riferimento a don Sturzo destinato a far discutere.
Legato a doppio, triplo filo con l’Abruzzo il senatore Gaetano Quagliariello, fondatore e leader nazionale di Idea, lancia un progetto per e dall’Abruzzo. Lo fa all’indomani della netta affermazione della coalizione di centrodestra.
Senatore, la vittoria di Marco Marsilio, netta nei numeri, aumenta le responsabilità di buon governo. Quel dovrebbe essere, secondo lei, la priorità assoluta per l’Abruzzo?
“C’è una esigenza di trasparenza, è bene che si sappia da quale punto si parte. E lo dico senza polemica. Qual è l’Abruzzo lasciato a questa maggioranza? Penso che il presidente debba trovare i modi più istituzionalmente corretti per assolvere a questa esigenza e poi si deve dare un segno di pacificazione tra le differenti comunità. L’ultimo periodo è stato di forti contrapposizioni. Bisogna vincere la dicotomia tra aree interne e costa, la forza dell’Abruzzo è proprio nella sua unicità. E’ un territorio molto differente ma un’unica comunità e questo concetto credo che Marsilio sia nella condizione di poterlo esprimere meglio di chiunque altro, perché lui è un abruzzese tipico, cioè se ne è dovuto andare dall’Abruzzo lasciando cuore e radici”.
Non pensa che lo strapotere della Lega possa diventare paradossalmente un peso per Marsilio?
“Non si può fare una colpa alla Lega di essere troppo forte. Il problema sono gli altri, io credo che ci sono le condizioni per un laboratorio abruzzese. In politica i numeri non sono tutto ma sono importanti. In consiglio ci sono 10 leghisti e 8 che fanno riferimento alle altre tendenze del centrodestra. Non è una questione di numeri, ma c’è la possibilità di mettere insieme la tradizione nazionale liberale, cristiana e infine civica. Da qui si potrebbe partire per far nascere dal basso una sorta di PdL 2.0, diversa dalla prima edizione proprio perché non il risultato di una operazione di vertice”.
Senatore, lei è stato eletto in Abruzzo, dove è spesso presente. Qual è il suo legame con questa regione? C’entra forse la vicinanza con il teramano Marco Pannella?
“Guardi, credo che l’Abruzzo nella mia vita sia stato una specie di destino. Io ci sono arrivato come ricercatore all’Università dell’Aquila e vi sono rimasto per 10 anni. Poi ci sono tornato come commissario del PdL, quindi sono stato eletto senatore e rieletto. Ho imparato non solo ad apprezzare questa terra, ma anche ad amarla. La ritengo la mia seconda patria. La frequenza con l’Abruzzo mi ha aiutato a capire anche alcuni tratti della figura di Pannella, figura di riferimento nella mia adolescenza”.
Questa è stata una campagna elettorale atipica, con una coalizione che disconosce una lista, quella Dc-Udc-Idea, salvo poi rettificare e indirizzare gli strali solo nei confronti di due candidati, Marianna Scoccia e Mario Olivieri. In più alcuni candidati rifiutano i voti e li dirottano verso candidati di liste diverse. Anche lei ha appoggiato Marsilio in questa decisione. Non le è parso paradossale?
“Per me è stata una campagna elettorale difficilissima, ma alla fine sono soddisfatto, sono stato uno dei primi ad appoggiare Marsilio perché ero convinto che gli abruzzesi ne avrebbero compreso l’essenza, poi ho operato affinché i centristi moderati fossero all’interno di questa coalizione, quindi ho appoggiato la scelta del presidente contro quella che va considerata un’imboscata. Ho dato anche una mano affinché il simbolo fosse riammesso nella coalizione, ho combattuto accanto ai candidati di questa lista che ho considerato delle parti lese, con generosità, perché mi pareva che stessero combattendo con un braccio legato dietro la schiena. Alla fine credo che il risultato raggiunto sia una specie di miracolo anche perché facendo il loro lavoro, sia l’informazione sia i nostri avversari hanno evidenziato tutto ciò. Ritengo che ora le scelte spettano ora al presidente ma chi è stato eletto in questa lista dovrebbe fare un atto di adesione unilaterale”.
Marianna Scoccia ha offerto disponibilità a lavorare per e con la maggioranza. Secondo lei vi sono i margini per una ricomposizione?
“Se questo è un atto unilaterale che non chiede nulla in cambio è un atto di intelligenza politica e per il momento bisogna fermarsi qui. Il mio movimento Idea continuerà a lavorare per riunire la seconda gamba della maggioranza, per garantirle equilibrio, simmetricità e per renderla dunque più stabile”.
Qual è il suo rapporto con Marianna Scoccia?
“Ritengo Marianna Scoccia un sindaco di centrodestra e dunque non c’era motivo per un veto nei suoi confronti perché comunque chi crede nella centralità della persona deve essere in grado di fare la differenza, ma ho sempre pensato che bisogna rispettare gli accordi”.
E a Rotondi che riferendosi a lei ha detto, cito testualmente, “Siamo felici di averlo ospitato, siamo felici di averlo con noi anche nelle battaglie future” cosa replica?
“Non mi sono sentito un ospite, ma anche in termini di movimento ho portato un contributo molto più grande di altri. Detto questo chi ha un atteggiamento inclusivo non si può permettere né veti, né preclusioni. Resta il fatto che soprattutto per i liberi e forti vale il rispetto degli accordi. Sturzo non ha mai taroccato le liste di notte”.