In Abruzzo si accende il dibattito sulla riforma del trasposto pubblico locale

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In Abruzzo si accende il dibattito sulla riforma del trasposto pubblico locale

10 Gennaio 2012

E’ in atto in Abruzzo un vivace dibattito sul tema della riforma del trasporto pubblico locale. Le posizioni in campo sono le più diverse e coinvolgono la politica, il mondo produttivo e quello sindacale.

Il punto di partenza è un numero: tre. Tre come le società che attualmente gestiscono il trasporto pubblico su gomma, ovvero Gtm, Arpa e Sangritana. Tre che in questo è caso è tutto fuorchè il numero perfetto. Perché in discussione c’è proprio la questione della loro riforma. E un consenso “distrattamente” generale che di recente ha salutato positivamente l’inserimento, in Finanziaria regionale del progetto di unificazione del trasporto regionale su gomma entro sei mesi.

Per il senatore del Pdl Paolo Tancredi, la via da seguire è invece quella della privatizzazione. E per più di un motivo. Innanzitutto perché con l’unificazione non si distingue il ruolo, in capo alla Regione, tra controllore e programmatore del trasporto pubblico locale. In più, essendo anche proprietaria dell’80 per cento del suddetto servizio, si verificherebbe una situazione di incompatibilità insuperabile. E ancora, corollario inevitabile dell’unificazione è un irrigidimento della sindacalizzazione con tutto ciò che ne consegue in termini di maggiori costi e inefficienze. Quindi? Tancredi non ha dubbi: privatizzare e vendere più quote possibili. Così come chiede l’Europa.

Altra posizione è quella del senatore del Pdl, Fabrizio di Stefano, contrario sia alla fusione che alla vendita e preoccupato invece delle gare europee e del “disegno dei quattro bacini provinciali”.

Poi è la volta delle organizzazioni: sociali da un lato e datoriali dall’altra. Confindustria boccia senza appello l’idea dell’Azienda Unica, giudicandola, come dice Paolo Primavera, Presidente di Confindustria Chieti, solo un espediente per “tutelare determinate caste”. Per Primavera la via da seguire è quella della privatizzazione delle tre società attuali perché “laddove il pubblico fa impresa non si ottengono servizi di qualità per i cittadini”. E se la prende soprattutto con il sindacato, schierato dalla parte dell’Azienda Unica. A parlare è Gianni Di Cesare, segretario regionale della Cgil, che però se da un lato benedice l’Azienda Unica, dall’altro chiede regole precise. Per esempio: il diritto dei cittadini di muoversi in maniera libera all’interno del territorio regionale; di trasporto collettivo come garanzia di territorio meno inquinato e di recupero di produttività e di crescita del mercato dell’utenza.

Ognuno ha le sue ragioni, dunque. Ma su tutte c’è forse una “ragione” che non può non essere presa in considerazione. Questa “ragione” si chiama Europa. E l’Europa ha fatto una scelta precisa che è quella delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni. Una direzione verso la quale si muove anche il governo Monti per quanto riguarda i servizi pubblici.

Insomma, dietro la riforma dei trasporti si cela la solita questione del rapporto irrisolto tra Stato e Mercato. Ma se tra i due litiganti, deve esserci un terzo a “godere”, che siano i cittadini. E questo può significare solo una cosa: compiere una scelta di efficienza.