In Anna Hazare rivive Gandhi con un po’ di caudillismo
15 Ottobre 2011
Nei mesi scorsi si è molto parlato del settantaquattrenne attivista sociale e leader politico indiano, Anna (“fratello maggiore”) Hazare, per la sua leadership nel Movimento anti-corruzione della più popolosa democrazia del mondo, l’India. Con metodi non violenti, gli stessi del Mahatma Gandhi, in panni simili a quelli di Nehru, questo uomo dal viso bonario conduce una battaglia che a prima vista appare ineccepibile. A guardar da vicino, Anna Hazare, è però lungi dal non aver ombre, e anche un certo penchant per il caudillismo.
Pochi attivisti del Paese hanno attirato su di sé l’attenzione globale quanto questo anziano sociologo ed ex-soldato, con il suo sciopero della fame “fino alla morte” perché il governo di New Delhi approvasse la “Jan Lokpal Bill”, la legge contro la corruzione, a seguito di numerosissimi scandali di corruzione che attraversano quotidianamente l’India. Al suo successo ha contribuito lo stesso potere indiano, arrestandolo immediatamente, facendo così della sua lotta, una lotta per la democrazia.
L’ultimo sciopero della fame lo ha iniziato lo scorso il 16 agosto, senza toccare cibo, per poi accettare succo di cocco e miele offertigli da due sostenitrici. Migliaia di connazionali si sono riversati per le strade per sostenerlo, sventolando bandiere nazionali, gridando “lunga vita all’India” e cantando canzoni patriottiche. Si trattava soprattutto della crescente classe media indiana, costituita ormai da circa 300 milioni di persone, grazie alla crescita economica di questi ultimi quindici anni, stanca di pagare tangenti per ogni cosa, dalla patente di guida alla registrazione dei bambini alla scuola materna. “La corruzione sembra un problema senza fine”, ha lamentato un giovane manifestante in quei giorni. Sono infatti quarant’anni, che il piano di controllo del governo aspetta di essere approvato e finalmente un comitato legislativo esaminerà seriamente la questione.
Il primo ministro Manmohan Singh ha dichiarato che le proteste hanno “svegliato il governo per il bisogno di riforme” e Rahul Gandhi, figlio della leader del Congresso Sonia e dell’assassinato Primo Ministro Rajiv, il quale in futuro potrebbe diventare a sua volta premier, ha proposto una riforma radicale che va dal sistema elettorale all’industria mineraria. Il governo dunque non ha più potuto ignorare le richieste popolari, tanto che la camera bassa del Parlamento indiano, la Lok Sabha o Camera del Popolo, ha approvato una mozione per discutere la “Lokpal Bill”. Hazare ha smesso solo allora lo sciopero della fame, assicurando che la sua lotta sarebbe comunque continuata, perché, ha detto, “questo movimento ha reso possibile che noi possiamo costruire un’India libera dalla corruzione”.
Il Times of India, il più diffuso quotidiano indiano in lingua inglese, ha riconosciuto all’attivista il merito di incanalare la rabbia della gente in “un movimento di massa che ha scosso il governo dalle fondamenta e messo sotto osservazione l’intera classe politica”. Diverse le analisi dall’Europa. Per il The Economist il ruolo di Hazare è da ridimensionare: gli contesta la forma di ricatto insita in uno sciopero della fame, che non ha più senso in un sistema post-coloniale e democratico: il rischio potrebbe essere quello di portare alla rivolta i movimenti politici minoritari, causando l’anarchia in un paese così complesso come l’India. Il settimanale inglese punta il dito contro l’ “assurdità” dello slogan dei sostenitori di Hazare: “Anna è l’India, l’India è Anna” i quali sostengono che la corruzione non sarebbe stata possibile senza le avvenute liberalizzazioni economiche. Ma le critiche non gli arrivano solo dall’Europa.
Anna Hazare il quale ha iniziato la sua carriera di leader politico nel piccolo villaggio di Ralegan Siddhi – nel distretto di Maharashtra – fondando un movimento anti-alcolismo (che peraltro prevedeva punizioni corporali per i banditi e per chi avesse consumato alcol e tabacco) con la pretesa di farne un “villaggio modello”, ha incontrato le critiche anche in patria. Come quelle della celebre attivista, nonché scrittrice indiana, Arundhati Roy. Quest’ultima giudica la protesta di Hazare “imbarazzante”, “incomprensibile” e tutt’altro che gandhiana, perché, afferma, “si potrebbe dire che i maoisti e i sostenitori del disegno di legge contro la corruzione (noto come jan lokpal) hanno una cosa in comune: entrambi vogliono rovesciare lo Stato indiano”.
“I maoisti – ha tuonato la Roy – attraverso una lotta armata supportata dagli strati più poveri della popolazione, gli altri attraverso un ‘colpo di mano’ gandhiano senza spargimento di sangue, guidato da un Santo di nuovissimo conio e da un esercito di abitanti delle città, quindi persone sicuramente meno povere”. Il santo in questione è appunto Anna Hazare. “Il tutto con la collaborazione del governo, che sta facendo il possibile per rovesciare se stesso”, ha proseguito Arundhati Roy. La campagna anti-corruzione ha permesso ad Hazare di andare a tutti i canali tv nazionali a pubblicizzare un provvedimento che l’attivista e scrittrice definisce “draconiano”.
Il piano di Hazare è uno strano mostro giuridico: prevede tra l’altro che una commissione ‘ben’ selezionata amministri una burocrazia gigantesca, con migliaia di dipendenti e con il potere di sorvegliare tutti, dal primo ministro ai membri del potere giudiziario e del parlamento e a tutta l’amministrazione, giù fino al più oscuro funzionario governativo. Nell’idea di Hazare, la “Jan Lokpal” diverrebbe una struttura burocratica nuova di zecca la quale avrebbe il potere di indagare, sorvegliare e perseguire. “Un’amministrazione indipendente con l’unico obiettivo di contrastare l’amministrazione elefantiaca, irresponsabile e corrotta. Due oligarchie al posto di una, insomma” ha chiosato la Arundhati.
L’attivista indiana accusa inoltre Hazare di non aver opinioni precise su altri problemi che affliggono l’India. Hazare parrebbe accarezzare certe posizioni xenofobe di Raj Thackeray, fondatore del partito di destra Marathi, e ha elogiato esplicitamente, almeno in un primo tempo, prima di una sua parziale ritrattazione, il “modello di sviluppo” del primo ministro del Gujarat, fautore dei pogrom contro i musulmani avvenuti nel 2002. Inoltre ad Hazare vengono spesso rimproverati i passati rapporti avuti con i nazionalisti paramilitari indù dell’Rss, oltre alla sua ostilità agli harijan, gli intoccabili, gli stessi che Gandhi chiamava “figli di Dio”. Senza contare che a Relegan Siddhi, a cui ‘leader anti-corruzione’ ha scelto di dedicarsi attivamente, non si sono avute elezioni da 25 anni: né dell’autorità locale, né della società cooperativa. Una specie di caudillo gandhiano.