In Basilicata è il momento giusto per una nuova classe dirigente
19 Aprile 2016
di Tonio Kröger
Tra tutte le regioni del Mezzogiorno d’Italia, la Basilicata è senz’altro quella che può vantare in epoca recente la maggiore stabilità politica. Nella cosiddetta Seconda Repubblica è sempre stata governata da giunte di sinistra. E questo “primato” non è una persistenza di lungo periodo, come per le regioni rosse del centro Italia. E’ proprio un portato originale della fase politica italiana apertasi con il 1994 e con il tramonto dei partiti tradizionali.
Per l’essenziale, esso può considerarsi il prodotto della convergenza di tre fattori. Innanzi tutto la scelta a favore della sinistra compiuta a suo tempo da Emilio Colombo, padre padrone della regione, titolare di un potere diffuso e radicato, gestito e alimentato senza soluzione di continuità sin dall’indomani della Costituente. Su questo solidissimo architrave si è poi innestata la capacità dei rampolli Pittella (Gianni ancor più che Marcello) di gestire il patrimonio paterno (il padre Domenico è stato un potentissimo senatore del Psi, incorso in una rocambolesca disavventura giudiziaria a causa di un “incontro pericoloso” con la terrorista Natalia Ligas) e traghettarlo verso la acque tranquille del Partito Democratico. Infine, va considerato un atteggiamento fondamentalmente rinunciatario da parte dell’opposizione di centrodestra.
Quest’ultima è stata fin qui gestita da Guido Viceconte, storico coordinatore della Forza Italia pugliese fino all’avvento di Raffaele Fitto. Forse per premiarlo del buon lavoro svolto in Puglia, il Cavaliere gli affidò la responsabilità della natìa Basilicata e lui ha assolto all’incarico come un dignitario di corte al quale a guisa di liquidazione viene assegnato un buen retiro, da gestire senza eccessivi sprechi e, magari, portando a casa qualche accordo consociativo.
Nell’ultimo periodo, però, questa granitica costruzione di un’egemonia politica ha iniziato a produrre qualche scricchiolio. Uno: a Matera nelle ultime elezioni comunali il Pd è stato sconfitto da un candidato sindaco civico. Due: la delusione per come è stata gestita la vicenda petrolio sta montando perché, al di là di ogni giudizio penale, l’inchiesta su Viggiano scoperchia la realtà di una classe politica provinciale e arruffona che ha smarrito l’occasione storica di inaugurare per la Basilicata una stagione di sviluppo moderno e maturo. Tre: Viceconte ha sostanzialmente gettato la spugna. Il Senatore berlusconiano ha aderito all’Ncd e, quel che più conta, si è accomodato in una gestione “amministrativa” di questa sua scelta.
Pare, dunque, essersi aperto uno spazio per l’alternativa. Nicola Benedetto, consigliere regionale eletto con il Centro Democratico ma sostanzialmente libero da vincoli di partito, non fa mistero di voler essere il punto di riferimento di questo processo. Alle comunali del giugno prossimo non si vota nei comuni capoluogo ma comunque in località significative come Pisticci, Melfi, Scansano. In tutte queste realtà ai nastri di partenza si presenta una nuova alternativa all’egemonia di sinistra, diversa dal vecchio centrodestra in gran parte avviluppato nelle spire dell’antico potere un tempo nemico. Il movimento “Idea” sarà presente addirittura con proprie liste: quasi un unicum, a sottolineare l’importanza del processo in atto.
Quasi all’improvviso la regione più stabile del Mezzogiorno si ritrova ad essere quella politicamente più incerta e più stimolante per quanti sono alla ricerca di un cambiamento. E’ il momento giusto affinché una nuova classe dirigente batta un colpo…