In Birmania la Bonino è a corto  di miracoli

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

In Birmania la Bonino è a corto di miracoli

29 Ottobre 2007

Un paio di giorni fa i quotidiani hanno pubblicato le foto di monaci birmani adagiati sui tavoli di un obitorio con i segni di orribili mutilazioni e violenze. Tra i commenti riportati negli articoli era messo in evidenza quello di Emma Bonino. La sua lapidaria constatazione era la seguente: “non esistono soluzioni miracolistiche”.

Forse è davvero così, anche se i miracoli ogni tanto continuano qua e là ad accadere. Ma viene da chiedersi se serviva una vita di militanza spesa in nome dei diritti civili e in difesa dei più deboli, per lasciarsi andare ad una così laconica e vuota constatazione.  Anche perchè nessuno si aspetta miracoli dalla Bonino: i digiuni non s’addicono ai ministri e, che so, incatenarsi ai cancelli dell’ambasciata è roba un po’ demodè. Ma magari una dichiarazione forte sulle sanzioni contro il regime non ci sarebe stata male.

Viene da chiederesi se dalla Bonino non ci si dovrebbe aspettare un briciolo in più di passione e un poco di meno di quel realismo che affligge e domina le relazioni internazionali.

Che ci va a fare una Bonino al governo se poi arriva in Cina e ci racconta che anche in Italia nell’ottocento i bambini lavoravano; e se parlando della rivolta democratica in Birmani e delle sue vittime “non-violente” ci viene a dire che non esistono soluzioni miracolistiche.

Non sarebbe stato meglio lasciare questa incombenza a un D’Alema qualsiasi? Non sarebbe stato meglio, in mancanza di un’idea purchessia, tacere del tutto? O anche i radicali stanno lì a ricordarci che quando si va al governo si smette di credere (e far credere) ai miracoli?