In difesa di Carla Bruni diciamo: siamo tutti “prostitute”
01 Settembre 2010
Clima ad alta tensione tra Parigi e Teheran. Dopo averla definita senza mezzi termini "prostituta italiana", il quotidiano ultra-conservatore iraniano Kayhan ieri ha rincarato la dose, scrivendo che Carla Bruni "merita la morte" per aver difeso – e firmato assieme all’attrice francese Isabelle Adjani una petizione per il suo rilascio – Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata alla lapidazione perché colpevole di adulterio. Mentre Parigi protesta, il governo di Teheran prende le distanze dalle frasi contro la prèmiere dame francese.
L’attribuzione del ben poco elegante epiteto è stato accompagnata da un’accurata ricostruzione di tutte le relazioni passate della Bruni citando "il rapporto illecito con il presidente Sarkozy, prima del suo divorzio con la sua seconda moglie Cécilia, con Mick Jagger nei primi anni 2000, con Kevin Costner, Vincent Perez, Donald Trump e anche l’ex primo ministro britannico Laurent Fabius". Il quotidiano ha anche ricordato con minuzia – fatto assolutamente anomalo per un regime sessuofobo come quello iraniano – la vicenda della relazione della première dame con lo scrittore e critico letterario Jean-Paul Enthoven, poi con suo figlio Rafäel, il cui scandalo ha portato al divorzio tra Rafaël e la moglie Justine, figlia di Bernard-Henri Lévy. Senza contare l’intervista a Madame Figaro dove l’ex modella affermava di non essere portata per la "monogamia". "L’esame del passato di Carla Bruni mostra chiaramente il perché questa donna immorale abbia sostenuto un’iraniana condannata a morte per adulterio e per aver partecipato all’omicidio del marito e infatti lei stessa merita la morte", si legge sul quotidiano che in molti reputano la "Pravda iraniana".
Il governo iraniano ha fatto sapere di "non approvare" gli insulti di alcuni media iraniani contro la moglie del presidente Sarkozy. "Spero che tutti i media faranno attenzione. Si può criticare la politica ostile di certi Paesi o il comportamento dei responsabili di altri Paesi ma non si possono utilizzare espressioni offensive. Questo non è corretto", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehmanparast. Parigi, dal canto suo, ha risposto con parole al vetriolo: "Comunichiamo alle autorità iraniane che le ingiurie del quotidiano Kayhan, riprese da siti iraniani nei confronti di molte personalità francesi, tra cui la signora Carla Bruni-Sarkozy, sono inaccettabili", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Bernard Valero, precisando che "il messaggio è stato trasmesso per le vie diplomatiche abituali".
La richiesta a Teheran di "un atto di clemenza" su Sakineh giunge anche dall’Italia da parte del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini – che riguardo la vicenda ha affermato: "su Carla Bruni affermazioni orrende" – e quello delle Pari Opportunità, Mara Carfagna.
La vicenda, rapportata al contesto dal quale sono partite le pesanti offese, risulta davvero ridicola. Sì, perché ricordiamo che la Repubblica Islamica registra un tasso di corruzione altissimo e un rispetto dei diritti umani pari a zero. Proprio di recente, uno dei principali ayatollah ha bandito tutte le pubblicità che abbiamo per oggetto i cani. Ma questa è solo l’ultima delle assurdità circolanti nel territorio protetto da Khamenei: musica e bizzarri tagli di capelli sono stati proibiti, per non parlare del colore verde, da molto tempo severamente vietato.
Ma ecco il rovescio della medaglia in Iran: la prostituzione è considerata sacrosanta, anche se si ha l’ ‘accortezza’ di non usare questa parola per definire l’atto per cui gli uomini pagano una somma di denaro per ricevere in cambio del sesso. Ma allora come definire il "temporary marriage center" aperto nei pressi di un santuario a Mashad? Si chiede Michael Ledeen su Pajamas Media. Senza contare che la suddetta Repubblica fa della misoginia il suo baluardo. Khomeini, il tiranno fondatore, odiava le donne e con la sua politica ha annullato in pochi anni un secolo di progresso persiano.