In difesa di Sandro Bondi e contro l’uso politico di Pompei
11 Novembre 2010
Alle 18:00 del 15 aprile 2001, un’uggiosa domenica di Pasqua, a Roma un tratto di venti metri delle mura Aureliane cede di schianto tra porta Latina e porta San Sebastiano. In pochi secondi un’onda alta sei metri di malta, mattoni e terra si abbatté sul prato scosceso fino a raggiungere il marciapiede, mentre una nube acre di polvere rossiccia avvolgeva rapidamente le rovine. Le piogge battenti dei giorni precedenti, complice le radici della sregolata vegetazione cresciuta su gran parte dell’antica cinta muraria, avevano infiltrato il materiale di riempimento ingrossandolo e creando così una forte spinta verso l’esterno, causa primaria del cedimento. Ma nessuno in quel momento, in piena campagna elettorale per le politiche, avanzò la richiesta di dimissioni nei confronti dell’allora Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giovanna Melandri. Nemmeno un mese dopo, il 7 maggio, sei giorni prima della tornata elettorale, quando un crollo alla Domus Aurea provocò la chiusura temporanea del monumento, il livello della discussione politica arrivò ai toni esasperati che in questi giorni stanno avvelenando il clima intorno al Ministro Bondi. Tantomeno il cedimento delle mura poligonali di Amelia, di epoca etrusca, provocò nel 2006 un simile clamore contro l’allora ministro Buttiglione.
I sopralluoghi congiunti dei tecnici della Soprintendenza di Pompei e del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale hanno stabilito che il collasso della casa dei Gladiatori è dovuta al peso eccessivo del tetto in cemento armato realizzato nel corso del restauro del 1946. Inoltre l’edificio, ad esclusione di uno zoccolo perimetrale originale dell’altezza di un metro e mezzo, è quasi interamente frutto, come ha ricordato l’archeologo Andrea Carandini, di una discussa ricostruzione moderna, promossa dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri negli anni Quaranta. Come se non bastasse, il livello di allarmismo è tale che alcuni organi di stampa riportano oggi la falsa notizia del crollo della Casa del Moralista, coinvolta nel cedimento dell’antistante Casa dei Gladiatori. Non un solo mattone della Casa del Moralista, come ha dimostrato l’immediata verifica degli archeologi di Pompei, è crollato.
Ma questo non importa a fronte di una battaglia che è esclusivamente politica, come dimostra il fatto che a Pompei, tra il 2003 e il 2009, sono avvenuti 14 eventi simili senza che un rigo travalicasse le cronache locali. E che nessuno ha raccolto l’allarme lanciato da Bondi nell’aula della Camera riguardo la diminuzione delle risorse umane e finanziarie del Ministero dei beni culturali. Un allarme che in altri tempi avrebbe provocato ben altre reazioni oggi così si perde in un parlamento che usa pretestuosamente il caso di Pompei, dimostrando un cinismo politico che mal si concilia con l’amore per il patrimonio culturale.