In Egitto è davanti Mohamed Mursi, l’uomo della Fratellanza musulmana
18 Giugno 2012
C’è fermento per il secondo turno elezioni egiziane, le prime post-Mubarak, delle quali in queste ore si inizieranno a sapere, in via non ufficiale, i risultati finali. Tuttavia cominciano anche a far capolino la delusione e la stanchezza tra gli egiziani. I due sfidanti per la poltrona di presidente sono Ahmed Shafiq, primo ministro di Hosni Mubarak, sostenuto dalla Giunta ora al potere, e Mohamed Morsi, membro dei Fratelli musulmani e candidato ufficiale del partito Libertà e Giustizia).
Mentre questo articolo vienescritto, Maohamed Mursi è dato in vantaggio nel ballottaggio finale della corsa elettorale. Ciò significa che qualora vincesse, i militari potrebbero continuare a giocare un ruolo molto politico.L’esercito cambierebbe solo strategia, passando da un’alleanza sottobanco con gli islamisti ad una lotta di potere con essi.
Solo ieri. il suo sfidante Ahmad Shafiq era dato in vantaggio. Un condizione che veniva in parte spiegata con il fatto che la Fratellanza musulmana fosse vista da molti come ‘impotente’, ovvero che non fosse riuscita a frenare Mubarak prima (era ufficialmente bandita, ma di fatto tollerata dal governo), come oggi non riesca a frenare la Giunta.
Persino a Mahmoudia, città natale di Hassan Al-Banna (1906-1949), fondatore dei Fratelli musulmani (1928), serpeggia un certo malcontento per il movimento integralista, che appare “corrotto” come il regime di Mubarak, è accusato di “non mantenere le promesse” e di “non garantire la sicurezza”.
Mohammad Musa, giovane imam di Mahmoudia, vorrebbe fare della città “un centro vitale dell’islam politico” e i risultati già si sono visti, con il pestaggio a sangue del 27enne Ikrami Abdel Kader, reo di fare campagna elettorale per Shafiq. Fuori dalla moschea cittadina vengono appesi cartelli con i nomi dei negozianti che sostengono l’opposizione e si invitano i fedeli a boicottarli.
Dunque, da un certo punto di vista, è meglio che in vantaggio sia proprio Shafiq, il feloul, l’arnese del regime. E’il parere di chi capisce, come certe donne egiziane capisceh che con Morsi e la Fratellanza al potere, la loro posizione già discriminata, sarebbe peggiore che con Shafiq.
Idem pensano (amaramente) i cristiani egiziani, i Copti. Ashraf Ramelah, presidente dell’Associazione Voice of The Copts, ritiene che abbiano vinto “i figli di Mubarak” ( Shafiq e il suo entourage, per l’appunto), ma sarebbe peggio se l’Egitto avesse un presidente Fratello musulmano, come spiega al quotidiano online Linkiesta.it.
Anche diversi intellettuali liberali hanno votato per Shafiq. Tra loro Gamal Ghitani, illustre scrittore di idee comuniste per questo incarcerato da Nasser e oppositore di Mubarak. Ghitani ha dichiarato al Corriere della Sera” di Sabato 16 Giugno, che questo “è un momento difficilissimo, il primo della nostra Storia moderna dove lo Stato è davvero a rischio”, e teme che esploda “la violenza della Fratellanza musulmana, che sappiamo armata”. In effetti lo abbiamo ben visto con gli scontri di pochi giorni fa per lo scioglimento del Parlamento, dove i Fratelli avevano ottenuto la maggioranza (75%) in dicembre.
Ghitani ha aggiunto che gli egiziani sono chiamati a scegliere tra “il colera e la peste” e che lui ha deciso di scegliere il colera ( Shafiq ), perché “meno mortale” della peste ( i Fratelli musulmani). Invece, altri intellettuali come l’attivista e artista Hisham Zeni, si asterranno. Anzi, sono proprio le numerose astensioni l’unico dato praticamente certo su queste elezioni: già al primo turno erano arrivate al 54%, nonostante il trionfo dichiarato dai Fratelli musulmani. Da questa diffusa diserzione delle urne Shafiq potrebbe essere ulteriormente avvantaggiato. Tra poche ore sapremo di che cosa morirà (?) l’Egitto, se di peste o di colera.