In  Egitto la protesta dilaga nel sangue: altri tre morti. Arrestato El Baradei

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In Egitto la protesta dilaga nel sangue: altri tre morti. Arrestato El Baradei

28 Gennaio 2011

Incriminati per aver disubbidito agli ordini. Due agenti delle forze di sicurezza egiziana oggi si sono rifiutati di sparare lacrimogeni contro i manifestanti durante le proteste del “Venerdì della Rabbia” al Cairo poi, lo ha riferito l’emittente Al Arabiya, si sono spogliati delle uniformi per unirsi al coro di proteste. Il governo Mubarak potrebbe avere i giorni contati.

E’ rivolta popolare in tutto il Paese e per le strade della Capitale il sangue continua a scorrere. Durante le manifestazioni, che hanno visto scontrarsi gli oppositori del presidente Hosni Mubarak con le forze di sicurezza, due persone sono morte (un terzo a Suez). I feriti sono a decine. Gli scontri sono avvenuti in piazza Abdul Munim Riad, vicino alla centralissima piazza Tahrir, sulla quale si affaccia il Museo Egizio. La protesta, che è esplosa ancora più violenta di quanto di quanto non fosse stata nei giorni precedenti, è dilagata subito dopo le tradizionali preghiere del riposo settimanale islamico.

Nel corso dei violentissimi scontri la polizia non ha esitato ad usare le maniere forti per lanciare un chiaro segnale agli oppositori : il cordone di manifestanti che si era formato attorno a Mohamed El Baradei per proteggerlo dall’intervento delle forze dell’ordine è stato aggredito con i manganelli. Poi la folla è stata dispersa con gli idranti. Il premio Nobel 2005 per la pace, la nuova guida delle proteste anti Mubarak che si è già candidato al ruolo di guida del Paese, dopo essersi rifugiato nella moschea di Giza, è stato ‘trattenuto’. Così come Osama al-Ghazali, il presidente del Fronte Democaratico.

Nel frattempo una vasta folla si è radunata nei pressi di uno dei palazzi presidenziali della capitale egiziana, reclamando a gran voce la fine del regime di Mubarak. Persino davanti alla moschea di al-Azhar, cuore dell’Islam sunnita, si sono verificate cariche della polizia contro i manifestanti, che hanno reagito ai lacrimogeni e ai proiettili rivestiti in gomma della polizia con lanci di pietre e immondizia.

Gli imam egiziani hanno ricordato che "la religione islamica è contro ogni tipo di divisione", ma il governo non guardato in faccia a nessuno e ha continuato con la dura repressione. Oltretutto nella notte trascorsa sono stati arrestati 10 componenti dell’associazione ‘Fratelli musulmani’.

Da stanotte in tutto l’Egitto le linee internet sono state oscurate. Il governo sembra aver bloccato la principale arma degli attivisti. I social network, infatti, sono stati fondamentali per l’organizzazione delle proteste cresciute in questi giorni. Così, il governo sembra aver messo a tacere il dissenso che ha attirato sul governo del Cairo la dura accusa del segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon: "Va contro i principi democratici della libertà di espressione e associazione". E’ stato bloccato anche il servizio di sms fra cellulari. La conferma arriva da Vodafone, che ha fatto sapere che oggi il governo egiziano ha chiesto all’azienda di sospendere la copertura in alcune aree del Paese. E Vodafone eseguirà la richiesta spiegando che le autorità egiziane chiariranno la situazione a tempo debito.

Sarebbero almeno dieci i giornalisti arrestati, si legge sul sito di al-Masry al-Youm, secondo il quale la polizia avrebbe aggredito un numero imprecisato di reporter, tra cui quelli della Bbc, di al Jazeera, di al-Arabiya e di altri media locali e internazionali. L’emittente satellitare al-Jazeera ha dato notizia di quattro reporter francesi arrestati al Cairo, di un suo corrispondente, Ahmed Mansour, picchiato da poliziotti in borghese, di un reporter della Bbc ferito mentre seguiva le proteste.

Il Venerdì della collera ha riscosso partecipazione popolare ovunque nel Paese. Secondo quanto riferiscono alcuni testimoni oculari, da Alessandria ad Assuan, da Suez a Mansoura, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare. La situazione in molti casi è precipitata rapidamente e da semplici raduni seguiti alle preghiere del venerdì si è passati a violenti scontri di piazza con le forze di sicurezza.

Durante la notte scorsa il ministero dell’Interno egiziano aveva avvertito che avrebbe adottato "misure decisive" contro i manifestanti anti-Mubarak. Detto e fatto. "Il ministero – si leggeva in un comunicato – rinnova il suo avvertimento contro tali azioni e afferma che misure decisive saranno adottate per fronteggiarle, in conformità con la legge". Ma i fatti di questi giorni sembrano raccontare un’altra storia.