In Europa i giudici non sono sacerdoti della verità ma persone comuni
25 Novembre 2009
di Daniela Coli
Perché un film come “Presunto innocente”, un famoso thriller giuridico del 1990, o un serial come “Engrenages” del 2005, distribuito poi dalla BBC e da Sky come “Spiral”, non potrebbe mai essere prodotto in Italia? Basta qualche accenno al contenuto.
In “Presunto innocente”, tratto dal romanzo di Scott Turow, il vice procuratore Rusty Sabich (Harrison Ford) si salva dall’accusa di avere violentato, torturato e assassinato la collega Catherine Polhemus (Greta Scacchi) con la quale aveva avuto una storia extraconiugale, perché cade la prova principale dell’accusa. Catherine Polhemus si era fatta legare le tube, come dimostra il difensore, e non aveva alcuna ragione di usare il diaframma con spermicida ritrovato sul cadavere. L’avvocato può facilmente concludere che qualcuno in procura voleva incastrare Sabich: chi ha ucciso la Polhemus ha manipolato la scena del crimine per farlo apparire un classico omicidio sessuale, uno dei reati di cui il vice procuratore si era occupato. Il giudice afro Larren Lyttle dichiara chiuso il caso per presunta innocenza, ma anche senza la scoperta del suo legale, Sabich si sarebbe salvato. Un collega gli consegna appena scarcerato un’altra prova che lo avrebbe inchiodato: un bicchiere con le sue impronte vicino al cadavere, fatto abilmente sparire. “Non si meritava altro, hai fatto bene”, gli dice consegnandogli il bicchiere, convinto della sua colpevolezza.
In ogni modo, il difensore rassicura il vice procuratore che non sarebbe mai stato condannato dal giudice Larren Lyttle, perché aveva scoperto che in passato aveva preso tangenti, il suo corriere era Catherine Polhemus, e anche il pubblico ministero era implicato nella corruzione. “Presunto Innocente” non è soltanto un thriller giuridico che tiene col fiato sospeso – alla fine il vice procuratore scoprirà che l’assassino è sua moglie ed è stata lei a portare in casa della vittima le prove per accusarlo e vendicarsi del tradimento –, ma anche un affresco disincantato di cosa può accadere in una procura. In “Presunto Innocente”, tutti, dalla vittima all’imputato, sono magistrati, colleghi, si vedono ogni giorno, sono amici, finiscono a letto insieme, ma sono anche rivali pronti a pugnalarsi alle spalle, a prendere tangenti, a ricattarsi. Non è però un quadro demonizzante; il giudice Larren Lyttle, quando i colleghi erano venuti a conoscenza delle tangenti, era in crisi perché stava divorziando e aveva offerto le sue dimissioni. Il capo della procura, però, le aveva respinte e, per il difensore di Sabich aveva fatto bene, perché Lyttle si era dimostrato un giudice onesto in seguito.
Il film mostra come il magistrato non sia “la bocca della verità”, come si crede da noi dopo “mani pulite”, responsabile della sacralizzazione dei giudici, ma una persona come tutte le altre, che come tutti può avere passioni, interessi, conflitti, e anche sbagliare. Nella tradizione anglosassone proprio perché si è coscienti che il giudice è dotato di un enorme potere discrezionale nell’applicare le leggi e di applicarle a ogni caso secondo la propria interpretazione, si è attenti a mettere in rilievo attraverso il cinema e la letteratura come il giudice non sia una specie di sacerdote della verità, ma un individuo, come tutti gli altri. Per questo un film come “Presunto Innocente” è stato un grande successo negli Stati Uniti, mentre in Italia è stato considerato “squadrismo mediatico” un servizio del Tg5 dove il giudice Raimondo Mesiano era in attesa del barbiere e dove si è ironizzato sui suoi calzini turchesi. Per l’americano medio non sarebbe irrilevante nella sentenza che ha condannato la Fininvest a risarcire 750 miliardi a Carlo De Benedetti, il fatto che il giudice Mesiano sia appassionato di studi filosofici marxiani, perché in America, diversamente da quanto accade da noi, si dà per scontato che anche i giudici votano e se, possono, azzoppano volentieri i leader politici avversari. Per questo, nella tradizione anglosassone il reclutamento dei giudici avviene con metodo politico-democratico e non con quello burocratico-funzionariale come nell’Europa continentale.
Quanto l’enorme potere dei magistrati, che hanno l’autorità di decidere di privare della libertà una persona senza alcun controllo della loro attività, sia sentito anche in Francia lo dimostra il serial “Engrenages” prodotto da Canal plus nel 2005, diffuso dalla BBC nel 2006 col titolo “Spiral” e recentemente in Italia da Sky. “Engrenages” significa “ingranaggio” o “spirale”. La serie descrive la vita di un palazzo di giustizia, il suo funzionamento, la lotta al crimine, ma anche gli intrighi, le invidie, le ambizioni dei magistrati, che si rivolgono ai media o ai politici per fare carriera, per eliminare un collega, per desiderio di visibilità. I protagonisti del palazzo di giustizia di “Engrenages” sono: un giovane pubblico ministero, Pierre Clement ( Grégory Fitoussi), onesto e intelligente, ma incapace di dividere la vita professionale da quella privata; un giudice istruttore, una figura molto potente, quasi intoccabile nel sistema giudiziario francese, adesso messa in discussione da Sarkozy, che nel serial è François Roban ( Philippe Duclos), freddo, competente e scrupoloso; il capitano di polizia Laure Berthaud ( Caroline Proust), una bella poliziotta dalla sberla facile. Sul palazzo aleggia l’ambiziosa avvocatessa Joséphine Karlsson ( Audrey Fluerot), capace di tutto per soldi.
Il palazzo di giustizia si trova ad affrontare una serie di crimini atroci legati a una rete di prostituzione, droga, affari e politica. Tutto comincia con il corpo di una ragazza ritrovato nudo in una discarica, col viso completamente sfigurato. Il trattamento riservato in Francia alle prostitute rumene, quando sgarrano. Il giovane pubblico ministero Clement, ossessionato da quel volto sfigurato perché troppo bello, come intuisce subito, è fortunato, perché riesce a identificare la donna, fa pubblicare la foto sui giornali e un taxista corre a portare l’agenda lasciata dalla giovane nella sua auto. Il caso potrebbe essere risolto velocemente e tutta la rete criminale smantellata, evitando altri omicidi se Clement non parlasse dell’agenda a un amico d’infanzia, un uomo d’affari senza scrupoli, che farà sottrarre la preziosa agenda da un complice per consegnarla al potente boss da cui dipende. L’errore di Clement, incapace di distinguere tra vita privata e professionale, impedirà di arrestare il principale responsabile e provocherà una scia di sangue.
Clement è un magistrato onesto e intelligente, ma forse il test psicologico attitudinale, che una nuova legge francese del governo Sarkozy prevede per chi entra in magistratura, avrebbe potuto evidenziare questo aspetto negativo del suo carattere. I sindacati dei magistrati francesi hanno protestato, ma un giudice ha un potere enorme e, come dimostra il successo di “Engrenages” in Francia, i francesi vogliono avere la garanzia che i magistrati che li indagano e li giudicano siano qualificati a farlo e, soprattutto, non siano intoccabili, quando sbagliano. Tutto questo da noi susciterebbe la sollevazione dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, appelli indignati contro l’attentato alla Costituzione, articoli di Repubblica contro la nuova dittatura italiana. Per questo, da noi, nessun regista e nessun produttore farà mai un film come “Presunto Innocente” o una serie come “Engrenages”, perché sarebbe messo all’Indice dalla peggiore Inquisizione che l’Italia abbia mai avuto.