In Francia c’è un imam che se la prende con l’islam radicale

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

In Francia c’è un imam che se la prende con l’islam radicale

22 Aprile 2011

È passata ormai oltre una settimana dall’approvazione del divieto di burqa in pubblico, emanato dal governo francese. Il gran clamore che lo ha accompagnato, non si è però tradotto in iniziative concrete, in quelle sommosse di piazza che erano state preannunciate prima della sua approvazione. Anzi, si registra anche la presa di posizione netta e decisa dell’Imam della Moschea di Drancy, Hassan Chalghoumi. Parole semplici, ma efficaci e taglienti, che riflettono tutto un movimento moderato, che ne ha abbastanza dell’estremismo ed è per questo odiato a morte. In una recentissima intervista, quasi contemporanea all’entrata in vigore del divieto, Chalghoumi parla in tv e alla donna che lo intervista risponde testualmente: “Il niqab non è relativo alle libertà personali. Ci sono gruppi ben conosciuti dietro il niqab. Le donne normali, moderate, religiose non indossano il niqab. Certi movimenti spingono le donne a indossare il niqab, ma non è una questione individuale”.

“Purtroppo siamo diventati una religione di estremismo, che nega le donne e i loro diritti. Non capisco come una donna (con il niqab) possa lavorare. Come può completare gli studi? Come può coesistere con gli altri?”. Poche parole, ma pesanti come macigni. Da tempo immemore ormai portiamo avanti questa idea, ma la resistenza alla calendarizzazione della legge è ancora presente; da quando è approdato in Prima Commissione Affari Costituzionali, il progetto di legge ancora rimane inchiodato alle parole, ai sofismi lessicali, visto che qualcuno ancora avalla l’ipocrisia di non voler scrivere burqa e niqab nel testo. Tutte vicende che nulla hanno a che fare con il reale problema che affligge le donne costrette ad indossare un burqa, orrenda e indegna prigione di stoffa.

Credo sia arrivato il momento di spingere con forza verso il passo decisivo, verso la meta che ci siamo prefissati da sempre: la liberazione di tante e tante donne che oggi non hanno voce ma che domani, grazie all’approvazione di un provvedimento così importante, potranno finalmente gridare una libertà meritatamente conquistata. È la volontà politica che rende possibile la crescita dei diritti e la loro progressiva inalienabilità. Per l’infibulazione, grazie ad una legge votata con strenua tenacia, in Italia esiste una pena che colpisce senza indugio chi volesse ancora sfregiare le proprie bambine con questa pratica tribale e orribile. Anche il niqab può diventare un lontano ricordo nella mente delle donne, ma occorre la volontà di tutti, la capacità di fare quadrato contro l’estremismo e di batterlo sul suo stesso terreno. La compattezza delle fila, un esercito forte, che non ha paura di sfoderare la sua arma più potente: la libertà.