In Francia la comunità islamica ha già scelto Macron
03 Maggio 2017
La Francia sarà anche un paese ricco di demografi, studiosi, docenti e istituti di ricerca, ma le statistiche o i dati basati sulla appartenenza etnica o religiosa sono proibiti dalla legge. I questionari del censimento non permettono di sapere, per esempio, quanti musulmani, cattolici, ebrei o induisti vivono oggi nel Paese. Il divieto nasce dal principio di evitare ogni tipo di discriminazione in un Paese in cui l’integrazione è la regola. O meglio la “assimilazione”. Che, alla francese, implica l’obbligo per ogni straniero di attenersi ai codici, alle leggi e alla cultura del Paese in cui è andato a vivere. L’assimilazione però ha funzionato per polacchi, portoghesi o spagnoli, ma non con arabi e musulmani.
Secondo il censimento del gennaio 2016 condotto dall’Institut national de la statistique (Insee), i fedeli musulmani in Francia sarebbero circa 6,5 milioni, il dieci per cento della popolazione, anche se Azouz Begag, ex ministro delle Pari opportunità (dimessosi dal governo nel 2007), sostiene che in Francia di musulmani ce ne siano almeno 15 milioni. Numeri che, ad ogni modo, fanno della terra del buon vino e dei formaggi sofisticati il Paese che accoglie la comunità islamica più numerosa d’Europa, anche più della Germania.
Eppure, esattamente come accade in tanti altri paesi europei, la percezione dei residenti riguardo a quello che sarebbe il numero reale dei fedeli musulmani presenti è sovrastimata. Secondo un sondaggio Ipsos del dicembre 2016, i francesi ritengono che la popolazione islamica si attesti a una quota che raggiunge i 31 punti percentuali: oltre tre volte il dato reale. Dei ben quaranta paesi considerati nel sondaggio, la Francia è quello dove lo scarto tra dato reale e percepito è più ampio. E date le premesse iniziali, le ragioni diventano comprensibili.
Questa fotografia, non sfocata, fa da sfondo alla Francia che domenica 7 maggio sarà chiamata a decidere il nuovo inquilino dell’Eliseo. Nelle mani di chi saranno le sorti di Francia? A quanto pare, proprio della comunità islamica. Nel 2012 ben il 93% dei musulmani residenti in Francia ha votato per il partito socialista di Hollande e, all’insegna di continuità e di coerenza, anche al primo turno delle presidenziali – il 23 aprile – la comunità musulmana ha votato compatta per la sinistra francese. Pochi giorni prima del primo turno, vicino Parigi, si è svolta l’annuale tre giorni dei musulmani di Francia. Decine di migliaia di musulmani, bancarelle, letture del Corano, preghiere e discorsi di importanti personalità islamica per un festival all’insegna dell’autocelebrazione.
“Inshallah, (se Dio lo vuole) non sarà Marine Le Pen”, questo il tenore dei volantini distribuiti all’evento, in cui ci si scagliava contro “la demonizzazione che l’islam ha dovuto subire durante la campagna elettorale”. Dal palco il mandato esplicito di non votare per la leader del Front National. “Se Marine Le Pen sarà eletta, il nostro sogno – la nostra comune ambizione di vivere fianco a fianco – finirà”. Amar Lasfar, a capo dell’Unione delle Organizzazioni Islamiche Francesi (UOIF), e che da 35 anni organizza il festival, ha colto l’occasione per implorare la folla riunita di “andare a votare”. E, soprattutto, di “proteggere la Francia dalla minaccia di estrema destra”. Gli elettori musulmani apprezzano le parole d’ordine della sinistra sulla uguaglianza sociale e sulla lotta alla discriminazione. Antoine Jardin, sociologo presso National Scientific Research Center and Sciences Po, ha riconosciuto che è “tradizione” per i musulmani di Francia appoggiare la sinistra.
Ma la vera sferzata che ha cambiato il corso della storia è arrivata quando uno dei più importanti e anziani leader musulmani francesi ha invitato gli oltre sei milioni di fedeli a “votare in maniera massiccia” per eleggere Emmanuel Macron presidente. Anche Dalil Boubakeur, il rettore della Moschea di Parigi, ha invitato la sua gente a scegliere il prossimo capo di stato francese, perché quella del 7 maggio è una data “decisiva per il destino della Francia e delle sue minoranze religiose”. E, anche questa volta, la scelta è ricaduta su Emmanuel Macron. Guarda un po’. Senza alcun riferimento a Marine Le Pen, ma in modo inequivocabile, Boubakeur ha inoltre esortato i musulmani francesi a comprendere la “minaccia incarnata dalle idee xenofobe pericolosa per la nostra coesione”. Valori e stili di vita occidentali vengono contrastati anche con sdegno, ma “l’assimilazione” del gergo progressista a quanto pare funziona a meraviglia.
Va aggiunto che la Francia non naviga in condizioni economiche troppo rosee. Il tasso di disoccupazione rimane superiore al 10%. Nove milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà – il 14% della popolazione. La crescita economica è stagnante. Eppure la stampa internazionale continua a dipingere Macron come l’enfant prodige della politica francese, dimenticando che è stato uno dei principali artefice delle politiche economiche fallimentari della presidenza Hollande. Politiche economiche fallimentari che il centrosinistra francese potrebbe pagare care al ballottaggio. Così il voto della comunità islamica diventa decisivo per Macron nella sua annunciata conquista dell’Eliseo. Occhio però che Le Pen risale nei sondaggi, il distacco tra i due sfidanti si riduce, e gli elettori potrebbero riservare una sorpresa al favorito.