In Francia nasce il primo partito delle banlieue
30 Ottobre 2009
Lo scorso 26 settembre, a Montpellier, si è riunito il terzo "Forum social des quartiers populaires" (FSQP) organizzato dai rappresentanti delle banlieue francesi. Siamo nel quartiere di Petit Bard, scelto dagli organizzatori come un luogo simbolico perché “qui i ratti vivono meglio degli abitanti”. Così gli abitanti, sentendosi “vittime” della Polizia e dello Stato, stanchi della loro invisibilità, della mancata messa in sicurezza delle abitazioni arredate di fili elettrici scoperti , dell’islamofobia, dell’apartheid urbano, dell’imperialismo in Africa e in Palestina, e chi più ne ha ne metta, hanno deciso di riunirsi per fondare un nuovo partito, quello delle banlieue.
Finito il Forum, si sono dati appuntamento a febbraio 2010, data in cui verrà ufficialmente presentata la piattaforma e i punti programmatici del futuro partito “Che le istituzioni lo vogliano o no il potere deve essere gestito anche da noi! Creando una forza politica nazionale saremo presi in considerazione anche dai media, perché nessuno lotterà per noi, né qui a Petit Bard, né a Lyon, a Saint-Etienne o tantomeno a Parigi! Siamo invisibili sia ai partiti che ai sindacati”.
E infatti dal mondo della politica non sono arrivate risposte. Presente al forum c’era solo qualche comunista, pochi Verdi (ma in futuro forse vedranno la figlia di Bové) e il sinistro Besancenot, il leader del Nouveau parti anticapitaliste che, nonostante abbia fatto notare di aver creato una commissione ad hoc nel suo partito per monitorare le banlieue, non è stato ben accolto al forum.
Ma in fondo neanche le risposte dei politici sembrano interessare granché l’FSQP. I ‘dannati delle Banlieue’ dichiarano di non avere preferenze per nessuno partito. Di Sarkozy neanche a parlarne e del Partito Socialista idem. I socialisti sono morti e sepolti: “Troppo distanti dalla nostra realtà, vogliamo essere rappresentati e votare chi conosce realmente la nostra situazione”. Stessa sentenza tocca ai partiti e alle organizzazioni islamiche, come l’UOIF (Union des organisations islamiques de France): “Di cosa dovremmo parlare con loro? Se fossero veri musulmani lotterebbero contro l’ingiustizia sociale”. Stoccata piuttosto severa se si pensa che la maggior parte dei banlieures sono di fede islamica.
Ma per ora non c’è fede, schieramento o ideologia che tenga. I banlieures vogliono la lotta e maggiore visibilità e di sicuro troveranno con le prossime elezioni regionali. Ma se proprio devono identificarsi in qualche movimento, allora non basta una tradizione, un partito, un leader.
Solo un periodo storico può simboleggiare la loro rabbia e il desiderio di rivalsa, quello della Rivoluzione del 1789. “Noi siamo i nuovi sans coulotte e siamo tanti (e arrabbiati). In questo sistema feudale noi siamo i più pezzenti. Ma anche i più consapevoli della nostra situazione. Per questo motivo ci sentiamo pronti a creare qualcosa d’inedito dai tempi della Rivoluzione francese”. Ma d’inedito, per ora, c’è solo il progetto di questo nuovo partito che rappresenterà gli imponenti conglomerati urbani francesi. Giganti di cemento che soffocano ogni forma di ouverture.