In Germania continuano aggressioni e molestie sessuali contro le ragazzine

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In Germania continuano aggressioni e molestie sessuali contro le ragazzine

21 Marzo 2017

Le indagini sono ancora in corso. La polizia, e ogni sorta di autorità di competenza, stanno cercando di dare un profilo preciso a quanto accaduto lo scorso martedì in un centro di accoglienza per “rifugiati” ad Amburgo. L’allarme è stato lanciato nel pomeriggio, ma la notizia diffusa dalla tedesca Bild risale a domenica: una bambina di sette anni sarebbe l’ultima vittima di un’aggressione sessuale da parte di cinque arabi nella ormai “classica” dinamica, se state seguendo la nostra inchiesta sull’Occidentale, di violenza sessuale di gruppo conto minorenni.

Il procuratore Nana Fronbach ha riferito al più importante quotidiano tedesco di aver “avviato una causa contro cinque persone. Non c’è stato bisogno di una azione urgente. L’inchiesta continua”. Poche battute che danno, ancora una volta, la chiara dimensione di quanto subiscono, passivamente, l’Europa e le donne che vivono nei Paesi europei. Ed è così che la Germania non smette di essere al centro della terribile serie di molestie e aggressioni che stiamo monitorando ormai da mesi, dai fatti di Colonia dello scorso anno in avanti, commesse in Europa da immigrati provenienti dai Paesi a maggioranza islamica.

Qualche settimana fa una donna è stata violentata da un musulmano per strada, non in un paesino, ma in un’area densamente popolata della Germania centrale, la Turingia, mentre andava al lavoro. Il mese scorso, invece, due immigrati islamici si sono alternati nel violentare una coppia di adolescenti, di tredici e quindici anni, in un parco acquatico a Oberhausen, nella Germania occidentale. Le ragazzine si stavano divertendo su di una particolare attrazione della giostra quando i due afghani, di venti e ventidue anni, hanno trovato il modo di intrappolarle su di uno scivolo, sottrarle alla vista degli altri visitatori della piscina e poi abusarne. Evidentemente gli afghani non devono aver studiato in maniera approfondita i libretti illustrati in cui si spiegava loro come comportarsi nelle piscine pubbliche. Eppure le copie sono state distribuite in tutti i centri di accoglienza del territorio!

Più o meno negli stessi giorni, nella città settentrionale di Bad Oldesloe, cinque minorenni sono state aggredite sessualmente da due richiedenti asilo di vent’anni descritti dalla polizia come “uomini dai tratti del sud che vivono come rifugiati in un alloggio nelle vicinanze”. Spesso storie come quelle che vi raccontiamo sono considerate forzature, eccezioni, tentativi perversi di trovare il pelo nell’idilliaco mondo dell’accoglienza. Quel mondo pieno di luoghi comuni e che si è strutturato in un vocabolario, la neolingua del politicamente corretto, che tende ad accomunare immigrati, profughi o rifugiati come se queste parole fossero sinonimi e dovessimo accogliere tutti quelli che decidono di venire in Europa, senza distinzione alcuna. Ma queste parole non hanno tutte lo stesso significato.

Si fa volutamente confusione per avallare la tendenza ad affermare che chiunque lasci il proprio Paese abbia una forma di disagio e dunque abbia il diritto di essere ospitato nei paesi europei. Eppure non sono la fame, la miseria, l’ignoranza, a spingere a commettere molestie e aggressioni sessuali; i protagonisti delle storie raccapriccianti che stiamo raccontando non sono tutte persone con problemi psichici o dei poveracci. C’è una dimensione ideologica, religiosa e culturale che spinge a commettere determinati atti, come molestare una donna. Ricordiamo che uno degli insegnamenti di Osama Bin Laden era punire le “prostitute ebree” in minigonna.

Basterebbe ricordarsi come vengono  trattate le donne in tanti di quei Paesi da dove provengono immigrati e richiedenti asilo, ricordarsi cosa succede a una donna se non si copre il capo, ricordarsi dell’acido lanciato in faccia per punirla, per capire che se si parla di “uomini dai tratti del sud” si sta facendo solo una grande mistificazione: difendersi dal suprematismo “macista” di un certo islam fondamentalista non è razzismo, ma un atto di ribellione conto chi pensa di poter distruggere i nostri valori e le conquiste sociali ottenute in decenni di progresso dei Paesi occidentali.