In Germania quella del terrorismo islamico non è una fake news
13 Aprile 2017
Ormai sono passati quasi tre giorni dall’attacco al bus del Borussia a Dortmund, in Germania e, come si dice in queste occasioni, gli inquirenti brancolano nel buio. Un giocatore di calcio e un agente di polizia feriti, ordigni con “una enorme forza esplosiva” che avrebbero potuto provocare una strage, conditi con schegge di metallo volate a decine di metri di distanza. Fino adesso gli investigatori hanno battuto ogni pista, quella delle tifoserie violente, quella della estrema sinistra, la pista neonazi, ma niente, siamo al punto di partenza.
Poi è spuntata la lettera con la rivendicazione a sfondo islamista, ma, dicono gli specialisti del ramo, è strano che, se si tratta realmente di Isis, stavolta i jihadisti abbiano chiesto la chiusura della base NATO di Ramstein. Di solito, si aggiunge, lo Stato islamico non fa richieste, ammazza e basta. Così, anche la pista islamista si è progressivamente ammosciata, e subito sulla stampa, anche quella italiana, sono spuntati articoli in cui si metteva in guardia dallo spacciare fake news, notizie bufala, attribuendo erroneamente l’attacco ai jihadisti e alimentando il clima ‘islamofobo’ che a quanto pare si respira in tutto l’Occidente.
Tanto più, si fa notare, che dei due sospettati fermati dopo l’attacco a Dortmund, uno sarebbe già stato rilasciato mentre l’altro resta sotto osservazione, anche se non sono state trovate prove concrete di un suo coinvolgimento nell’attacco. Si è scoperta un’altra cosa in compenso. Che il sospettato rimasto sotto osservazione negli anni scorsi è stato un capobastone dell’Isis in Iraq, che nell’antica mesopotamia guidava un team della morte di una decina di persone dedite a sequestri e omicidi, e che da quando era tornato in Germania era finito sotto osservazione dei servizi, pare perché meditasse anche lui di piazzare qualche bombetta.
Insomma, non sappiamo ancora se l’attacco al bus del Borussia è opera del terrorismo islamico, se siamo davanti a un silenzio ipocrita come avvenne dopo i fatti di Colonia quando aspettammo settimane prima di conoscere la verità (bande di immigrati arabi e nordafricani durante la notte di Capodanno avevano molestato sessualmente un numero imprecisato di donne), oppure ancora se la pista dello Stato islamico che se la prende con i giocatori di calcio (non sarebbe la prima volta) si rivelerà un vicolo cieco, per la soddisfazione di quelli che gridano fake news, fake news!
Quello che invece sappiamo con certezza perché ce lo dicono proprio gli investigatori è che in Germania ci sono foreign fighters pronti a uccidere esattamente come avevano intenzione di fare gli architetti delle bombe a Dortmund. E questa tutto la si può definire tranne che una fake news. In Germania c’è l’Isis, arrestano uno, mettiamo pure per errore, e si scopre che è parte attiva del Califfato. A proposito, l’arrestato era tornato dall’Iraq in Germania via Turchia, il Paese che la cancelliera Merkel ha deciso di pagare e di farci pagare miliardi di euro per fare la guardia ai confini europei.