In Germania uno scrittore dà l’allarme: il cuore dell’Europa si sta islamizzando

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In Germania uno scrittore dà l’allarme: il cuore dell’Europa si sta islamizzando

17 Aprile 2009

Ha scritto George Bernard Shaw che è bene guardarsi dai vecchi “perché non hanno nulla da perdere”. Uno di costoro, particolarmente vivace nella società tedesca contemporanea, è senz’altro l’ottantaseienne scrittore Ralph Giordano. Già un paio d’anni fa, lui che è ebreo-tedesco-italiano sopravvissuto ai lager nazisti, non ebbe timore di denunciare il fallimento dell’integrazione musulmana in Germania, parlando esplicitamente dell’esistenza di quella “società parallela” come di una “spina costante nel corpo della democrazia”. Seguì poi la battaglia, alla fine perduta, contro l’edificazione della grande moschea di Colonia, cui lo stesso Giordano, pur distinguendosi dagli antislamici più estremisti, diede il proprio personale contributo di denuncia.

Ora, dalla sua Colonia, dalla stessa città che si sta preparando al secondo raduno internazionale anti-islamizzazione voluto ancora una volta dal movimento “Pro Köln” e previsto per il prossimo 9 maggio (in realtà quello tentato nel settembre 2008 venne soppresso delle autorità in seguito a disordini provocati da gruppi dell’estrema sinistra), Giordano ha lanciato nei giorni scorsi parole di fuoco indirizzate alla nazione tedesca. Il testo, apparso sulla “Frankfurter Allgemeine” e intitolato inequivocabilmente Basta con la codardia tedesca, contiene una rinnovata e per certi versi ancor più dura critica all’imporsi dell’islam in Germania. Lo scrittore, che giusto quest’anno è stato insignito della prestigiosa Croce Federale al Merito, chiede che si denunci apertamente la “strategia a lungo termine di strisciante islamizzazione nel cuore dell’Europa” e fustiga i cosiddetti “illusionisti del multiculturalismo”, sempre pronti a cedere alle volontà delle associazioni islamiche.

E’ significativo che sia Giordano, dunque un sopravvissuto alla persecuzione nazista, ad individuare l’origine dell’attuale “debolezza tedesca” nel senso di colpa che tutt’oggi viene alimentato per i crimini compiuti nel dodicennio nero. Quello stesso senso di colpa che tra i tedeschi è causa della diffusa paura di essere etichettati come “esterofobi” e per il quale lo scrittore accusa in particolare l’attuale classe politica, rea dell’eccessiva facilità con cui si lascia strumentalizzare.

Accuse pesanti, che fanno discutere. Tanto più in una società come quella tedesca, che nella sempre più amplificata evocazione del pericolo proveniente “da destra” dimostra tutto il proprio isterismo. Se da un lato infatti crescono a dismisura le campagne pubblicitarie aizzanti alla “battaglia contro la destra” (per comodità politica e in virtù di paurose semplificazioni vengono posti sullo stesso piano le realtà sociali e culturali d’impronta conservatrice e le frange neonaziste), dall’altro si assiste spesso ad atteggiamenti remissivi nei confronti di atti vandalici e manifestazioni d’intolleranza promossi dai gruppi della sinistra radicale o dai fondamentalisti islamici.

L’esempio più recente è l’attacco incendiario portato nella notte tra domenica e lunedì scorsi ad un centro d’addestramento militare di Dresda, attacco che ha provocato la distruzione di 42 mezzi per danni superiori ai 3 milioni di euro. Sebbene la modalità e l’obiettivo lascino pensare ad un’azione dell’organizzazione d’estrema sinistra “Militante Gruppe”, il silenzio delle agenzie sulla possibile matrice la dice lunga sullo strabismo di cui soffre il sistema informativo tedesco a proposito della violenza. Inutile aggiungere che la manifestazione indetta da “Pro Köln” per il prossimo 9 maggio a Colonia sarà l’ennesimo banco di prova per una nazione che continua a a guardare con fatica alle proprie contraddizioni.