In Grecia, conservatori e socialisti si coalizzano per salvare l’euro
18 Giugno 2012
“Oggi i Greci hanno scelto di restare legati all’Europa. Questa è una vittoria per tutta l’Europa e la Grecia è ancorata all’euro”. Così Antonis Samaras, leader del primo partito greco, Nuova Democrazia, ha commentato i risultati elettorali della tornata di sabato e domenica scorsi. “Non è il tempo di calcoli di tipo politico. Il Paese ha bisogno di essere governato”, ha proseguito Samaras. “Coopereremo con gli altri partner europei per incoraggiare la crescita e affrontare la disoccupazione”.
In Grecia, al secondo tentativo utile, un bizzarro fronte pro-europeista è riuscito a ottenere la maggioranza dei seggi parlamentari in vista della formazione di un improbabile esecutivo di unità nazionale a trazione conservator-socialista. Un sospiro di sollievo per le cancellerie europee, letteralmente terrorizzate dalla possibilità che dalle urne potesse maturare una nuova situazione di stallo o, peggio ancora, un’affermazione della sinistra radicale di Syriza e del suo leader, Alexis Tsipras, stoicamente contrari al memorandum imposto dalla Troika – Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
I dati: Nuova Democrazia ha ottenuto il 30% dei consensi e 128 seggi sui 300 disponibili; ottima affermazione di Syriza, 27%, 72 seggi e 10 punti percentuali in più rispetto a un mese e mezzo fa; il terzo partito è Pasok, con il 12% dei voti e 33 seggi; infine, l’estrema destra di Alba Dorata: 7% e 18 seggi conquistati. Le forze filo-europeiste hanno in questo modo conseguito la maggioranza assoluta dei seggi, e il presidente della Repubblica, Karolos Papaoulias, ha già potuto conferire a Samaras l’incarico di formare il nuovo governo. Un evidente passo in avanti rispetto alla paralisi della tornata del 6 Maggio scorso, quando sì, Nuova Democrazia si affermò come primo partito, ma – grazie all’assoluta frammentazione del quadro elettorale – ci si trovò di fronte a un’ineluttabile ingovernabilità.
Il voto di Atene, come già anticipato in precedenza, è stato salutato dall’Europa alla stregua di una buona, ottima novella. Per ministri delle Finanza dell’eurozona, ciò “dovrà permettere la formazione di un governo sostenuto dall’elettorato e capace di condurre la Grecia verso un sentiero di crescita sostenibile. I ministri hanno anche auspicato "il prosieguo (da parte greca, ndr) di quelle riforme strutturali come miglior viatico per affrontare le sfide economiche in corso", assicurando nel contempo "il proprio aiuto a tale processo”.
Tali rassicurazioni, tuttavia, non impediranno l’inevitabile resa dei conti tra il nuovo esecutivo e la Troika creditrice sui termini del bailout. Infatti, sebbene Nuova Democrazia sia da considerarsi un ‘ultras’ dell’europeismo in salsa ellenica, Antonis Samaras – fermo restando le sue affermazioni circa l’ancoraggio di Atene alla moneta unica europea – ha già dichiarato, stante un tasso di disoccupazione oramai al 22% e gli eufemistici segnali di malcontento sociale, di voler rinegoziare quel piano di salvataggio.
E la Germania? Per George Streiter, portavoce del Cancelliere tedesco Angela Merkel, la vittoria di Nuova Democrazia “rappresenta una buona notizia”. “Ora, però, si faccia al più presto il governo” e "Atene mantenga gli impegni", ha continuato il portavoce. Per il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, invece, Berlino sarebbe pronta a dare alla Grecia più tempo per realizzare le riforme e raggiungere gli obiettivi su cui si è impegnata. “Non vi saranno sostanziali cambiamenti negli impegni chiesti” – ha proseguito Westerwelle in un’intervista all’emittente televisiva tedesca Ard –. Al massimo potrebbe essere discussa “una proroga”.
Sul tappeto v’è sempre la richiesta, per i prossimi anni, di 11 miliardi di tagli al bilancio pubblico. Se tale obiettivo dovesse rimanere in piedi, Samaras non avrebbe la forza politica di portare a termine tale sforzo e di mantenere in vita il suo già stravagante esecutivo in fieri. Ciò significherebbe una nuova stagione d’instabilità, nonché un ulteriore rafforzamento della sinistra di Syriza. In questo senso, Atene agogna un cambio di marcia rispetto ai recessivi tagli alla spesa. Ma tale cambio di marcia non è assolutamente auspicabile, nel breve periodo, dalla Germania merkeliana.
Infine, vaticini negativi a parte, occorre segnalare un dato ulteriore: a festeggiare la vittoria di Samaras sono soprattutto i mercati. La Borsa di Atene, stamattina, ha segnato un rialzo del 6%, con il settore bancario addirittura a più 13%. Molti analisti finanziari avevano avvertito circa il rischio di assalti agli sportelli degli istituti di credito ellenici in caso di vittoria del fronte anti-memorandum. Ciò non è avvenuto e la Grecia (e l’Europa) può tirare il già citato sospiro di sollievo. Ma basterà?