In India i due marò finiscono in carcere

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In India i due marò finiscono in carcere

05 Marzo 2012

Trasferimento immediato al carcere di Trivandrum per i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Questa la decisione presa dal giudice della corte di Kollam al termine dell’udienza fissata per oggi, in cui l’avvocato Raman Pillai ha richiesto che la detenzione venga scontata in un’area diversa dal carcere, trattandosi di militari in servizio anti pirateria. Senza esito il tentativo da parte del sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura di incontrare i familiari di Justine Valentine, uno dei due pescatori uccisi. De Mistura ha fatto le condoglianze alle famiglie a nome dell’Italia, esprimendo soddisfazione per il trattamento ricevuto dai due militari da parte della polizia locale. Senza esito la perizia effettuata sulla scatola nera dell’imbarcazione italiana ‘Enrica Lexie’, i cui dati sulla posizione, essenziali per provare il transito della nave in acque internazionali al momento della sparatoria, sono stati accidentalmente sovrascritti.

Ci sono ancora molti punti oscuri in questa vicenda, cominciata il 15 Febbraio scorso a 33 miglia nautiche (dunque in acque internazionali) dalle coste del Kerala, quando i militari italiani hanno aperto il fuoco su un’imbarcazione indiana, che secondo la testimonianza resa alle autorità indiane aveva a bordo più persone armate. Una versione che cozza profondamente con quella indiana, secondo la quale i due marò avrebbero invece sparato sul peschereccio St. Anthony, uccidendo i due uomini a bordo.

Secondo la ricostruzione italiana, i due marò hanno agito in pieno ossequio alle regole di ingaggio determinate in sede ONU per le forze anti-pirateria sui vascelli commerciali, sparando in aria e in acqua prima di attaccare quella che sembrava un’imbarcazione sospetta diretta a tutta velocità verso la ‘Enrica Lexie’, la petroliera italiana oggi nella rada del porto di Kochi. Il numero dei proiettili esplosi contro il peschereccio (venti secondo gli italiani, sessanta per gli indiani) e l’orario dei fatti, con due ore di differenza rispetto a quanto espresso dall’equipaggio della nave italiana, non combaciano con la versione indiana. Nemmeno i riscontri balistici – peraltro ancora in corso e a cui prendono parte due Carabinieri del Ros – e le autopsie condotte sui pescatori hanno finora chiarito l’accaduto.

Il governo italiano tenta una mediazione sulla sorte dei marò muovendosi con molta cautela. Le relazioni economiche con l’India sono molto forti: “L’Italia è attualmente il quinto maggior partner commerciale europeo dell’India”, – sostiene il ministro per gli Affari Esteri indiano Somanahalli Mallaiah Krishna, che prosegue – “E’ nostra intenzione affrontare il problema con spirito amichevole, comprensione e cooperazione”. La soluzione diplomatico-politica più probabile a conclusione di questa spiacevole vicenda, è il pagamento da parte dell’Italia di un’ingente somma di denaro (standard indiani) alle famiglie dei due pescatori uccisi e scuse formali allo Stato indiano.