In Iran un videogame che inneggia al martirio

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

In Iran un videogame che inneggia al martirio

In Iran un videogame che inneggia al martirio

16 Luglio 2007

Due scienziati nucleari iraniani vengono rapiti in Iraq dalle
forze militari americane , grazie alla collaborazione di una spia al saldo di Israele.
Così le forze speciali di Teheran si imbarcano in una missione quasi
impossibile per liberarli e salvare la stessa Repubblica islamica da un attacco
Usa.

È questa la trama di un videogioco realizzato in Iraq (e
presentato oggi) per diffondere e sostenere l’attività in campo nucleare, posta
 in essere dal paese.

Come rende noto l’agenzia Fars, il gioco è stato presentato
ufficialmente da Mohammad Taqi Fakhrian, che sarebbe il segretario generale
dell’Unione per lo sviluppo intellettuale della gioventù, che ha sponsorizzato
l’iniziativa. In modo a dir poco discutibile, il segretario ha dichiarato che l’obiettivo
del videogame è “diffondere la cultura della devozione e del martirio”, in
particolare tra i giovani. Soprattutto quelli tra gli 11 e i 16 anni, le età
per cui è stato studiato.

Per mettere a punto il gioco in ogni suo dettaglio ci sono
voluti quasi due anni. Si struttura  in
otto fasi, due della quali ambientate in Iran, due in Iran e quattro in
Israele. La vicenda iniziale del videogame, il rapimento, avviene in Iraq. È qui,
infatti, che le truppe americane rapiscono Said e Miriam Kusha, due scienziati (non
a caso)nucleari che erano in pellegrinaggio al mausoleo sciita di Karbala. L gioco
presenta numerosi personaggi, ma tra i più eminenti si può certamente annoverare
Bahman Naseri, capo delle forze speciali iraniane incaricate di liberarli, e
Shapur Farman Farma, agente al servizio di Israele che è riuscito a farsi
assumere nel programma atomico di Teheran.