In Kosovo la democrazia funziona anche troppo: 5 governi in 10 anni
04 Novembre 2010
di Lavdrim Lita
In settembre si era dimesso il presidente, ora in Kossovo è caduto anche il governo. Si tornerà alle urne il 12 dicembre. Il parlamento di Pristina ha sfiduciato l’esecutivo del premier Hashim Thaçi in carica dall’Indipendenza nel 2008. Insoddisfacenti per l’opposizione la sua politica economica, la lotta alla criminalità e la corruzione dilagante. Il governo di Thaci è caduto per il volere e calcolo politico di quest’ultimo, che dopo 3 anni non brillanti si sono concentrate più sulle delusioni della ‘gran coalizione PDK-LDK’ che sui successi.
Un governo nato nel 2007 che si auto-considerava fino a ieri ‘compatto’ e diretto in maniera autoritaria dall’esponente principale del Partito Democratico del Kossovo, nato dalle file dell’ UCK (Esercito per la liberazione del Kossovo) e che aveva varie volte sfidato pubblicamente i partner di coalizione sfiduciando i Ministri non graditi. Così, in una sola decade, iniziata con l’intervento Nato nel 1999 e fino all’Indipendenza proclamata unilatarmente, il nuovo stato del Kossovo ha avuto 5 premier diversi per formazione e parte politica.
Ma “a mio avviso”, ha dichiarato Thaci, “questa decisione è una decisione responsabile perché segna un nuovo inizio per il Kossovo e per i cittadini. Rispetterò comunque gli obblighi di un governo uscente”. In realtà il nuovo inizio non sarà così nuovo, considerando che probabilmente il nuovo premier sarà ancora l’ex-capo politico del Uçk, ovvero l’attuale premier Thaçi. Forse cambierà partner di governo ma si vocifera che potrebbe scegliere ancora una coalizione PDK-Sejdiu.
L’inizio della crisi è datata settembre, quando il presidente Fatmir Sejdiu si era dimesso dopo che la Corte Costituzionale aveva decretato l’incompatibilità del suo ruolo di capo dello stato con quello di capo del suo partito. Sejdiu aveva poi ritirato sei ministri dal governo, rompendo la coalizione con il primo ministro. Dall’indipendenza in poi, i due partiti al governo – il Partito Democratico del Kosovo (PDK) di Thaçi e la Lega Democratica del Kosovo (LDK) di Sejdiu – si erano scontrati ripetutamente su diverse questioni politiche.
Da notare come la caduta del governo potrebbe complicare la collaborazione con la Serbia su questioni quotidiane e fondamentali come il commercio, l’elettricità, i servizi postali e la regolamentazione su carte d’identità e documenti. Porterà inoltre, molto probabilmente, alla sospensione temporanea della privatizzazione della società di telecomunicazione del Kosovo (PTK), che avrebbe fruttato alle casse dello stato tra i 300 e i 600 milioni di euro. Le elezioni del 12 dicembre saranno le prime nel Kossovo indipendente e probabilmente causeranno un ritardo nell’inizio del dialogo fra Belgrado e Pristina, fortemente voluto dalla risoluzione comune Serbia-Ue adottata il 9 settembre dall’Assemblea generale dell’Onu.
Necessità di dialogo e cooperazione, queste le parole con la quale l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue Catherine Ashton aveva cercato di accelerare il processo di risoluzione: “Siamo pronti a facilitare il processo di dialogo tra Pristina e Belgrado. Un dialogo volto a promuovere la cooperazione, passi in avanti sul cammino verso l’Europa e a migliorare la vita della gente”.
Anche la recente visita del segretario di Stato in Kossovo, Hillary Clinton, aveva come punto centrale la parola “dialogo”. In questi incontri con la dirigenza kossovara la Clinton ha ricevuto garanzie che, nonostante la campagna elettorale accesa, non dovrebbe cessare il dialogo con i funzionari serbi. Il tutto in vista del suo obiettivo, che è di avere libere elezioni, ma soprattutto quello di convincere la minoranza serba in Kossovo ad andare a votare i rappresentanti.
La signora Clinton però non voleva solo garanzie per il futuro dei negoziati tecnici ma anche per il dopo elezioni. Le tornata elettorale sarà un test importante per il Kossovo, che finora non ha ancora avuto istituzioni abbastanza forti e indipendenti. Nel paese sono ancora presenti 10mila uomini della Nato che lavorano ogni giorno per mantenere la pace a fianco di 2mila unità tra forze dell’ordine, giudici e procuratori dell’Unione Europea, denominata Eulex.
L’indipendenza del Kossovo è stata riconosciuta finora da 71 paesi, tra cui l’Italia, ed è ipotizzabile che gli ultimi disordini parlamentari non faciliteranno il processo di riconoscimento delle altre nazioni, tra cui Serbia, Russia, Cina, Spagna e Grecia.