In Libano l’Italia fa il suo dovere. Casco blu e stella sulla spallina
25 Febbraio 2009
Dalla Somalia alla Bosnia, dal Kosovo all’Iraq, fino al Libano dilaniato dagli scontri tra Israele e Hezbollah: qui, in accordo alla risoluzione 1701 del 2006, e al conseguimento degli obiettivi e finalità stabiliti dalle Nazioni Unite per prevenire la ripresa delle ostilità e ristabilire una situazione di pace e sicurezza nel Libano meridionale, l’Italia partecipa alla missione internazionale con un contingente militare. Si chiama “Operazione Leonte". Autorizzati a partecipare ben 2.460 militari italiani, compresa la componente navale.
Una recente conferma dell’ottimo lavoro svolto arriva proprio dal nostro contingente impegnato nel Paese dei Cedri come forza di interposizione nella missione UNIFIL: grazie all’impegno della brigata di cavallerie “Pozzuolo del Friuli”, infatti, i bambini libanesi ora possono frequentare una scuola di italiano. A inaugurare i corsi sono state le 60 bambine ospiti dell’orfanotrofio di Tibnin, inserite come allieve nel programma di insegnamento della lingua italiana organizzato dal nostro contingente di stanza in Libano.
Le lezioni, in programma ogni sabato mattina, sono iniziate nei primi giorni di gennaio. Alla lavagna c’è una maestra con il basco blu della missione Onu e una stella sulle spalline della divisa: è il sottotenente Viviana Conte, ufficiale della riserva selezionata dell’Esercito. Il suo compito è di istruire due classi con 60 giovanissime allieve suddivise in base all’età.
“Ringrazio i caschi blu italiani per l’attenzione che da sempre rivolgono alla nostra piccola realtà, in particolar modo i cavalieri della Pozzuolo del Friuli che avevano detto di tornare e hanno mantenuto la promessa” ha dichiarato Mohammed Fawaz, il direttore dell’istituto che ospita le alunne della scuola di italiano, il giorno dell’inaugurazione del corso. Presente il tenente colonnello Roberto Di Giorgio, capo della Cellula Cimic (cooperazione civile militare) dell’operazione Leonte
La brigata “Pozzuolo del Friuli”, dal cui organico operativo proviene la volenterosa insegnante di italiano delle bimbe libanesi, dal 28 novembre scorso è alla guida del contingente nazionale di stanza in Libano con funzioni di peacekeeping. Parliamo di un’area che prima dell’intervento Onu si era trovata ad essere aspramente contesa tra l’esercito israeliano e le milizie di Hezbollah.
Agli ordini del generale Flaviano Godio, comandante dei militari italiani, è anche l’intero Sector West di UNIFIL, ovvero lo scacchiere ovest della missione Onu nel paese mediorientale, denominata per l’appunto United Nations Interim Force in Lebanon. Italiano è anche il comandante dell’intera missione Onu in Libano, il generale di divisione Claudio Graziano, che dal 2 febbraio ha preso in mano le redini dell’operazione Leonte.
Fra i nostri reparti tutt’ora impegnati nella missione, a fianco dei reggimenti schierati dalla brigata di cavalleria, ci sono anche i Lagunari, i Lancieri di Novara, i 3° reggimento genio guastatori e assetti specialistici dell’Esercito come il 1° reggimento di manovra di Rivoli, da poco rientrato in patria, e che in Libano costituiva il gruppo supporto aderenza (G.S.A.), ma anche l’11° reggimento trasmissioni di Civitavecchia, una compagnia dell’Arma dei Carabinieri con funzioni di polizia militare, un’aliquota del reggimento Piemonte Cavalleria e del 1° reggimento Granatieri di Sardegna, nonché personale della Marina e dell’Aeronautica Militare inserito nelle branche del quartier generale.