In Molise c’è un’opposizione che non fa il bene della Regione

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In Molise c’è un’opposizione che non fa il bene della Regione

29 Marzo 2011

Che i toni dello scontro politico siano più alti in campagna elettorale è prassi. Che la campagna elettorale venga considerata uno status permanente, però, rappresenta un’anomalia. Il fatto che si giochi sulla pelle dei cittadini per fini puramente politici è una vera e propria patologia. In Molise, eppure, sembra che le cose stiano proprio così. Una situazione politica “inquinata” dalla “schizofrenica” – per utilizzare le parole del presidente della Regione, Michele Iorio – opposizione di centrosinistra al governo targato Pdl. Un confronto che troppo spesso sfocia in ripicche private e vendette personali. Ultimo esempio, nell’ordine, l’approvazione (mancata) del nuovo statuto regionale.

Ma andiamo con ordine. Molto voluto dal centrosinistra, lo statuto poteva essere emendato – su proposta del governatore Iorio – in modo da abbassare il numero dei consiglieri regionali dagli attuali 30 a 26. Contro l’idea di ridurre gli scranni si sono battuti in tanti (e molto spesso nel silenzio). In pratica, l’intero consiglio ha bocciato l’ipotesi di tagliare poltrone. Così il presidente Iorio, prendendo atto di una proposta che non sarebbe mai passata, ha scelto di rinunciare alla modifica. A quel punto, addirittura, è passato un emendamento per aumentare a 31 il numero dei posti in Consiglio. Successivamente il nuovo statuto è stato posto al vaglio del Consiglio dei ministri che, in tre parti, l’ha giudicato incostituzionale, perché contrario alle disposizioni dell’articolo 117 della Costituzione, quello che regola i rapporti tra Stato e Regioni.

Di fatto, il nuovo statuto non è ancora nato ed è già fermo in attesa che venga ritoccato. Ma il centrosinistra, già da prima, non aveva perso tempo. Poco dopo aver votato l’aumento dei posti in consiglio, i dirigenti dell’opposizione si sono presentati in conferenza stampa annunciando un referendum per abrogare quelle stesse disposizioni che avevano votato. Un referendum inutile – si sarebbe potuto direttamente votare contro in Consiglio – e costoso per le casse pubbliche. In sostanza, i cittadini dovrebbero pagare di tasca propria una consultazione popolare frutto di una pura e semplice strategia politica del centrosinistra.

Ma lo stato di “guerra permanente” alla presidenza Iorio ha mostrato anche altri limiti nella strategia dell’opposizione. Si veda, ad esempio, il capitolo sanità. Il Molise è alle prese con il Piano di rientro dal deficit. Un’operazione che richiede sacrifici enormi e che pesa da tempo sull’azione dell’amministrazione di centrodestra. Il tema è delicato e, per evitare il commissariamento, auspicabile sarebbe un fronte comune tra maggioranza e opposizione davanti alle richieste dei tecnici del ministero dell’Economia. Così, purtroppo, non è. Il centrosinistra non perde l’occasione per chiedere la sollevazione di Iorio dal ruolo di commissario ad acta e punta sulla strada del commissariamento governativo piuttosto che su una soluzione interna della questione. Ma un tecnico catapultato in Regione, dall’alto, non avrebbe altro esito che tagli indiscriminati alle strutture ospedaliere. Tagli che il Molise – per conformazione territoriale – non avrebbe potuto e non potrebbe sostenere senza intaccare i servizi sanitari di base. Ma questo non sembra comunque distogliere il centrosinistra dal suo intento principale , che a quanto pare è quello di ostacolare Iorio, anche se ad andarci di mezzo dovesse essere la salute dei cittadini.

Errori nella linea politica, dunque, ma anche interni, legati direttamente alla gestione del Pd. Tanto è vero che – in vista delle elezioni per la Provincia di Campobasso – di candidati del centrosinistra non ce n’è uno. Sono in tre: uno legato all’accoppiata Pd-Sel, uno dell’Italia dei valori e un altro sostenuto da esponenti democratici che non hanno accettato il candidato ufficiale. A novembre si voterà per le elezioni Regionali. Un’opposizione libera da pregiudizi, che accetti il confronto nel merito delle cose da fare, al momento, pare un’utopia.