In politica non vince la logica di chi urla più forte ma di chi è più convincente

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

In politica non vince la logica di chi urla più forte ma di chi è più convincente

Qualche giorno fa ho assistito ad una puntata di "Porta a Porta". Il topic, tanto per cambiare, era la vita privata del presidente Berlusconi ed i suoi processi. Più precisamente si trattava del lodo Alfano e gli effetti che si stavano vedendo proprio in quei giorni in cui era riemerso il caso Mills e si reclamava a gran voce il suo processo. Al di là dei contenuti veri e propri, è stato il clima della conversazione a colpirmi. Gli interventi erano pacati e rendevano la discussione veramente costruttiva. Ebbene abituato a scontri verbali guidati dalla faziosità ideologica più che dalla ragione, mi sono trovato in difficoltà.

Non riuscivo a parteggiare per nessuno. Tutte le idee e le conclusioni dei vari Giannino, Sansonetti, e i ministri presenti , esposte con calma e motivate senza arroganza, erano tutte sullo stesso piano e degne di riflessione, tutte avevano senso e potevano essere condivise. Incredibile… Molte infatti sono state le volte in cui il nome del politico di turno influenzava il mio giudizio su quanto detto, in occasione delle varie bagarre a cui assistevo spesso, ora che la conversazione era civile invece… Tra l’altro questo era un argomento "popolarmente recepibile" (è giuto che alcune cariche pubbliche godano di immunità giudiziaria?), ma quando vengono trattate tematiche specifiche, che richiedono conoscenze in materia, rispetto alle quali ogni partito esprime la sua di idea supportata da vari e contrastanti esperti di cui ignoriamo l’esistenza fino a poco prima… che fare?

Ci fidiamo del partito che ci piace e via, c’è poco da dire. A questo proposito mi tornano in mente le parole di Umberto Galimberti, che proprio questa problematica trattò nella mia città, a Cagli, durante una sua "disputazione". A seguito di una lunga riflessione egli definì prima la società moderna e poi la politica "tecnocratiche". E ripensandoci non posso che dargli ragione (almeno per quanto riguarda la politica). Molte volte non abbiamo i mezzi per definire giuste o sbagliate molte scelte che però condividiamo o meno convinti di saperla lunga. Per molte decisioni neppure i "tecnici", gli esperti in materia, talvolta esprimono un giudizio con sicurezza, figuriamoci quanto ne possiamo sapere noi…

Galimberti continuò paragonando questa politica alla Sofistica. Dal basso delle mie conoscenze interpreto la cosa così : tutti detengono "in fieri" la verità (che alla fine non esiste, quindi), verità che viene poi riconosciuta a chi è più convincente. In chi rintraccia le origini delle sue proposte in grandi ideali che magari condividiamo, con cui però molte volte non hanno niente a che fare.

Ed ora siamo deriva relativista? No, però riconosco maggiormente l’importanza dell’informazione ma prima di tutto della formazione, che dovrebbero aiutarci a capire i nostri limiti in materia.

Rimango quindi convinto che saremmo sempre obbligati a ricorrere alla fiducia in qualcuno o qualcosa, non saremmo mai così eclettici da poter dire: "no guarda è così, lo so" per ogni cosa… se mai potremmo capire fino in fondo problematiche legate a una tematica specifica ma ci sono tremila altri campi in cui dobbiamo sperare che i vari tecnici consultati di volta in volta siano abbastanza onesti e liberi dai vincoli per svolgere con serietà il loro lavoro e darci informazioni utili, però si può avere l’umiltà di dire: non sarei in grado di prendere una decisione, mi voglio informare. Socrate docet…

Paolo… che ne dici?