In Puglia il Pdl tiene: Perrone stravince a Lecce, Riserbato è in testa a Trani
08 Maggio 2012
di M. C.
Cala il sipario sul primo turno delle elezioni amministrative e anche in Puglia si fanno i conti. Voci di vittoria e accuse di sconfitta si rincorrono, come è giusto che sia, a poche ore dallo spoglio. Una cinica fotografia della Puglia, tuttavia, mostra una tavola imbandita con tutti gli ingredienti di questa tornata elettorale. Ci sono il Popolo della Libertà e il Partito Democratico che perdono terreno ma, almeno qui, reggono l’urto. Ci sono i grillini che raggiungono l’8% a Polignano a Mare e c’è Nichi Vendola che perde consenso proprio in casa sua.
Lecce, Brindisi, Taranto e Trani erano i capoluoghi di provincia chiamati al voto. A Lecce ha dominato Paolo Perrone: il sindaco uscente di centrodestra è stato riconfermato con un consenso superiore al 64,3%. Loredana Capone, sfidante e vice presidente della giunta regionale, si riconferma candidato perdente dopo le fallimentari esperienze delle provinciali 2009. A Brindisi, altro caposaldo salentino, il centrodestra invece perde: Mauro D’Attis si ferma al 25,68% e non arriva al ballottaggio, consegnando la città a Cosimo Consales (PD), eletto con il 53,16%, dopo che la coalizione guidata dal Popolo della Libertà aveva governato la città negli ultimi anni con Domenico Minnitti.
Scelte politiche autoritarie e un deficit organizzativo hanno gettato nello sgomento anche il centrodestra tarantino. Ippazio Stefàno, sindaco uscente di centrosinistra, guida l’esercito di candidati – undici – che sgomitavano per succedergli. Il secondo è un nome, anzi un cognome, che ha fatto la storia della politica ionica: Mario Cito, figlio di Giancarlo (già sindaco e parlamentare), è lo sfidante che se la vedrà al ballottaggio con Stefàno. Guida una coalizione con Fiamma Tricolore e Destra, oltre a liste civiche più la Lega d’Azione Meridionale fondata, decenni fa, proprio dal padre. Il Popolo della Libertà è lontano – quarto, solo il 7% – e Filippo Condemi è lì, vittima sacrificale della disorganizzazione politica.
A Trani, come Lecce, il Popolo della Libertà è vivo e si vede. Gigi Riserbato guida la pattuglia dei candidati e, anche se non è bastato il primo turno per eleggere il nuovo sindaco, il centrodestra è in testa con il 45,58%, in una città che ha governato negli ultimi dieci anni e che sembra non voler cambiare amministrazione. Il centrosinistra, dal canto suo, ci crede con Ugo Operamolla che ha un sostegno ampio quanto meno tra i partiti: dai finiani a Sinistra, Ecologia e Libertà, passando per Udc, Idv e, chiaramente, Partito Democratico. Con il suo 28,86% di consensi, non avrà però gioco facile. Anche perché per il ballottaggio potrebbe essere importante Fabrizio Ferrante, vincitore delle primarie del centrosinistra ma scaricato dalla sua stessa coalizione subito dopo: porta in dote un dignitoso 16%, ma c’è chi è pronto a giurare sia un risultato gonfiato da elettori del centrodestra abili nel lanciare segnali. Vedremo.
In provincia di Bari erano 12 i comuni chiamati al voto. Il dato è già definitivo per i quattro sotto i 15mila abitanti per i quali è previsto il turno unico: Alberobello, Sammichele e Turi vanno al centrodestra; Sannicandro di Bari al centrosinistra. Polignano a Mare è l’unica città che non tornerà a votare: vince il Partito Democratico guidato da Domenico Vitto che batte l’ormai ex sindaco di centrodestra, Angelo Bovino.
Il resto si deciderà tra due settimane. A Bitonto, città del vice coordinatore provinciale Pdl Domenico Damascelli, il centrodestra è tagliato fuori dalla lotta: se la giocheranno Michele Abbaticchio (Sel, Idv, Prc) e Paolo Intini (Pd, Udc, Mep, Puglia per Vendola). Così come Gravina (Alesio Valente – Pd – opposto a Rino Vendola –-Sel) anche a Santeramo la gara sarà tutta per il centrosinistra: Vito Zeverino (Fli, Puglia per Vendola e civiche) contro la coalizione ‘ufficiale’ di centrosinistra, con Michele D’Ambrosio candidato sindaco. Lo strabismo dei vendoliani – Sinistra, Ecologia e Libertà contro La Puglia per Vendola – la dice lunga sul leader del centrosinistra regionale che, comunque vada, potrà sventolare la bandierina di Bitonto e Santeramo. Anche a Giovinazzo lotta tutta del centrosinistra: Lia Dagostino se la dovrà vedere con Tommaso Depalma.
Il centrodestra è vivo a Gioia del Colle, Terlizzi, Castellana Grotte. A Gioia del Colle la sinistra è in vantaggio con Sergio Povia e vuole strappare il governo della città all’uscente Pietro Longo del Pdl. Nella città delle grotte, invece, il Partito Democratico e lo stormo di vendoliani sono tagliati fuori dalla bagarre: Francesco Triscase – Pdl e Udc – lotterà con Simone Pinto che guida una coalizione di centro con l’aggiunta (flebile, a dire il vero) della Puglia Prima di Tutto. Terlizzi era la grande novità del Pdl in provincia di Bari: qui ci sono state le uniche primarie baresi e Ninni Gemmato è un candidato giovane ed esperto. Sarà ballottaggio, un confronto classico della politica – in un mare di anomalie – tra i programmi del centrodestra e della sinistra.
Il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, nel commentare il risultato nazionale di questa tornata elettorale ha ammesso come queste fossero “un test di resistenza”, dazio da pagare per il sostegno al governo Monti. Anche in Puglia il conto è stato salato, eppure a Levante il Pdl tiene: a Lecce stravince, a Trani si presenta al ballottaggio con un vantaggio sostanziale. Taranto è una storia a sé e a Brindisi si pagano caramente i bisticci interni. Dove il Popolo della Libertà si presenta completo, senza defezioni di sorta, i risultati ci sono: le esperienze di Brindisi e Taranto vanno accantonate, per lasciare spazio a ciò che questa campagna elettorale lascia in eredità.
Lecce, Trani e Terlizzi erano – non a caso – le uniche realtà pugliesi nelle quali si sono tenute le primarie del centrodestra: imprescindibili, ormai, per scegliere candidati con appeal elettorale, capaci di proporre una coerente proposta di governo. Domi Lanzilotta, consigliere regionale della Terra di Bari, auspica primarie vere, fatte “almeno un anno prima dell’appuntamento elettorale, perché il governo di una città non si improvvisa in pochi mesi”: a Bari, costantemente sotto il giogo elettorale, si scaldano i motori, ma è tutta la Puglia a fremere – sia da destra che da sinistra – perché la voglia di confrontarsi non manca nella terra che ha fatto della sperimentazione politica il suo punto di forza.