In Puglia la Poli Bortone dice no al Cav. e riapre la corsa a tre per le Regionali
29 Gennaio 2010
L’intesa tra Pdl e Udc in Puglia frana sul "no grazie" che Adriana Poli Bortone comunica a Silvio Berlusconi smontando l’allestimento del tavolo che doveva servire a riunire il centrodestra su un candidato condiviso e a lanciare la coalizione compatta nella sfida a Vendola.
Il premier aveva chiesto un passo indietro alla senatrice ex An leader del movimento "Io Sud" e altrettanto aveva fatto con Rocco Palese candidato del Pdl. Ma mentre quest’ultimo ha dimostrato il tratto del gentiluomo accogliendo l’appello, la Poli Bortone è rimasta ferma sulle sue posizioni, oltretutto creando non pochi imbarazzi a Casini il quale, di fronte alla demolizione del "laboratorio" progettato con D’Alema per mano di Vendola, aveva accolto con favore la riapertura dei giochi da parte del premier. Il pressing centrista sulla Poli Bortone è andato avanti anche ieri, nonostante il punto tenuto dall’ex sindaco di Lecce e si dice che prima di partire per Reggio Calabria il premier abbia avuto un lungo colloquio con il leader Udc per valutare la situazione.
E il faccia a faccia pomeridiano a Montecitorio tra Casini e la candidata alla presidenza della Regione è servito anche a praticare un ultimo tentativo di dissuasione, malgrado le dichiarazioni di rito che il leader Udc si è affrettato a rilasciare alle agenzie di stampa confermando il suo sostegno alla Poli Bortone ("non c’è nessuna novità, noi siamo con lei"). Insomma un lavoro fatto sottotraccia dalle diplomazie pidielline e centriste che alla fine hanno dovuto prendere atto dell’impraticabilità di qualsiasi ipotesi di convergenza. Di fronte al "no grazie", Berlusconi ribadisce che il Pdl un candidato ce l’ha già ed "ha risposto da gentiluomo vero all’appello che io avevo lanciato facendo seguito alle pressioni del territorio". Ragion per cui "andremo avanti e vinceremo tranquillamente". Un modo per riaffermare la candidatura di Rocco Palese.
La designazione arriva a tarda sera direttamente da via dell’Umiltà nella nota in cui i coordinatori Bondi, Verdini e La Russa ufficializzano i candidati governatori in alcune regioni: in Puglia sarà Palese il competitor di Vendola, in Toscana correrà Monica Faenzi, in Umbria Fiammetta Modena mentre in Basilicata infine tramonta l’ipotesi di Magdi Cristiano Allama e il partito punta su Nicola Pagliuca. Oggi il via libera per Marche ed Emilia Romagna .
Nelle parole che il Cav. pronuncia dopo il Consiglio dei ministri straordinario a Reggio Calabria, è racchiuso il messaggio a Casini sul dossier Puglia: "Io non mi faccio incantare da nessuno". Pura tattica, commentano in Transatlantico alcuni deputati della maggioranza convinti che malgrado il no della Poli Bortone, la partita non sia ancora davvero chiusa. Anche se a questo punto l’idea di un nuovo ribaltamento di fronte appare alquanto remota, tanto più sul nome della senatrice ex An, fin qui maldigerita dai maggiorenti pugliesi del Pdl e di buona parte di An, oltreché dal ministro Fitto che la candidatura di Palese l’ha sostenuta fino in fondo.
Ma perché non c’è stato il passo indietro? Secondo alcuni il motivo dell’irrigidimento della Poli Bortone potrebbe dipendere dal timore di entrare in conclave come papa e uscirne come cardinale, dal momento che ha mollato il Pdl e non è dell’Udc (e forse non lo sarà). Una posizione che tuttavia racchiude in sè alcune contraddizioni di fondo se si pensa che solo domenica scorsa il primo comunicato a sua firma annunciava il sostegno all’ipotesi Dambruoso che aveva ripreso vigore dopo le perplessità manifestate dal Cav. sul livello di "competitività" della candidatura Palese nella sfida diretta con il governatore uscente Vendola.
Ma le contraddizioni stanno anche nella linea di Casini che solo pochi mesi fa aveva preferito all’ipotesi Poli Bortone, l’esperimento con D’Alema in chiave anti-Cav. Al punto che, fanno osservare alcuni deputati della maggioranza, se a dicembre l’Udc avesse battuto un colpo "adesso non saremmo arrivati a questo punto".
Ma se si ripercorre a ritroso la cronaca del dibattito interno al Pdl pugliese ci si rende conto che le contraddizioni non mancano neppure qui. A settembre infatti c’era chi nel partito ragionava sull’ipotesi di un candidato esterno e chi, invece, sosteneva le ragioni di una candidatura interna. Ipotesi quest’ultima attorno alla quale la discussione ha finito per avvitarsi per lunghissime settimane impedendo di fatto al partito di indicare un proprio candidato. E quando il ragionamento ha toccato l’opzione Poli Bortone sono scattati i veti incrociati.
Un irrigidimento che specie dopo la vittoria di Vendola ha rappresentato il salvagente giusto al momento giusto al quale Casini si è aggrappato, dal un lato per restare a galla dopo il naufragio del laboratorio sperimentato con D’Alema, dall’altro per tentare di riaprire le trattative con il Pdl diventato per lui l’unico forno praticabile. Fino a ieri, quando le trattative si sono arenate, ancora una volta, sui veti incrociati. A questo punto la partita è chiusa, Berlusconi farà campagna elettorale in Puglia insieme a Rocco Palese e a tutto il partito. La posta in gioco è troppo alta per attardarsi ancora sul ciò che è stato.