In Rai c’è di nuovo aria di scontro e il Pd rispolvera il conflitto d’interessi
04 Agosto 2009
Prima la trattativa con Sky, alla fine naufragata, adesso le nomine dei responsabili radiofonia. Al settimo piano di viale Mazzini sembra essere tornato il clima pesante, con l’opposizione alla carica denunciando "spartizioni politiche", "servilismo della Rai nei confronti di Mediaset" e "tradimento del pubblico per gli interessi del premier" e dall’altro la maggioranza pronta a fare scudo. Quello che però stupisce questa volta è che anche nel CdA questi i venti di tempesta stiano iniziando a farsi sentire con la dura presa di posizione del presidente Garimberti, che ieri sera in riferimento alle nomine della radiofonia e di Rai Corporation (Antonio Preziosi direttore di Radio1 e Gr1, Flavio Mucciante condirettore al Gr 2 e direttore di Radiodue, Marino Sinibaldi direttore di Radiotre, Aldo Papa direttore di Isoradio, Riccardo Berti direttore di Gr Parlamento e condirettore del Gr3, Massimo Magliaro, presidente di Rai Corporation, e Fabrizio Maffei, alla guida delle relazioni esterne) ha deciso di astenersi annunciando che non voterà più nomine non condivise e che non siano espressione del pluralismo. Inoltre Garimberti ha spiegato che rimarrà a guardare anche nel caso si tratti di soggetti esterni all’azienda oppure qualora la sostituzione di direttori e dirigenti non sia accompagnata da una adeguata ricollocazione. Un intervento duro, a tratti quasi inatteso che però è sembrato più il prologo al succulento piatto di giovedì quando si dovrà mettere mano a nomine di peso come quelle dei vicedirettori del Tg1.
Ma anche sul fronte politico lo scontro sembra alzare i toni soprattutto dopo la decisione dell’ex segretario democratico, Walter Veltroni, di rispolverare il tema del conflitto d’interesse. Un tema che sembrava ormai destinato alla pattumiera della politica e che invece ha stranamente riacquistato centralità, complice sia il clima di scontro congressuale nel Pd ma anche la delusione di Sky a cui come si sa il Pd guarda sempre con una certa attenzione. Infatti non è un mistero che dalle parti di via Salaria la fumata nera delle trattative per mantenere nel pacchetto Sky i canali generalisti e satellitari della Rai non sia piaciuta, soprattutto perchè buona parte dell’audience della tv satellitare giunge proprio da lì.
Se non bastasse a tutto questo si è aggiunto anche l’intervento del presidente Napolitano, il quale ha finito per inasprire gli animi. Infatti la scorsa settimana il Capo dello Stato aveva deciso di telefonare al presidente del CdA Garimberti, esprimendogli la sua irritazione per come erano state condotte le trattative tra Rai e Sky. Una circostanza riferita ieri dallo stesso Garimberti nel corso del CdA. In pratica, però, l’irritazione presidenziale sarebbe legata non tanto all’esito in sè della trattativa ma piuttosto alle modalità con cui è stata condotta. Un sospetto giunto al presidente Napolitano dopo aver ascoltato le parole dei massimi dirigenti Rai in Commissione di Vigilanza, ben diverse da quelle pronunciate dagli stessi qualche giorno prima in un incontro al Quirinale.
In effetti sono in molti, anche dentro all’azienda Rai, a ritenere che il mancato rinnovo con Sky sia stato più frutto di una decisione e non piuttosto di un’effettiva indisponibilità a trovare un accordo. Da qui l’intervento di Napolitano che nei fatti ha contribuito a dare fiato e corpo a quanti nell’opposizione non aspettava altro per attaccare governo e maggioranza. Come nel caso di Paolo Gentiloni che appunto facendosi scudo delle parole del presidente della Repubblica si è rivolto ai vertici Rai per chiedere di "non tacere" e di spiegare le ragioni della rottura con Sky. Mentre Idv con Francesco Pardi parla di "un’informazione pubblica sempre più servile" spiegando inoltre che la rottura con Sky "testimonia il macroscopico conflitto d’interessi di Berlusconi che sta inquinando la vita del Paese".
Aria pesante, quindi, in Rai che non fa prevedere nulla di buono per il futuro soprattutto se si pensa che rimangono in calendario nomine importanti come quelle dei vicedirettori del Tg1, da decidere giovedì, e quelle di Rai Tre e del Tg3 che però slitteranno a settembre. Dalla maggioranza per il momento si cerca di evitare di impelagarsi in questa vicenda lasciando che rimanga una questione aziendale e non politica. A parte questo è evidente che chi sperava con la nomina di Zavoli alla presidenza della Vigilanza da un lato e quella di Garimberti al vertice di viale Mazzini dall’altro, di aprire una stagione di pacificazione in Rai rimarrà deluso. Il Pd ha voglia di riprendere le ostilità e per farlo è pronta ad usare ogni mezzo, anche quello più logoro: il conflitto di interessi.