In Rete la “black list” di 162 professori ebrei accusati di fare lobby

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In Rete la “black list” di 162 professori ebrei accusati di fare lobby

08 Febbraio 2008

Prima è stato impedito a Benedetto XVI di tenere un discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università La Sapienza di Roma. Poi, smaltita (ma solo in parte) quella polemica, è esploso il caso della Fiera del Libro di Torino: scrittori e intellettuali arabi, esponenti della politica e della cultura italiana, centri sociali e associazioni pro-palestinesi hanno invitato a boicottare la manifestazione in segno di protesta contro la partecipazione di Israele come ospite d’onore.

Ma ora abbiamo toccato il fondo. La denuncia, che ha dell’incredibile, viene dalla comunità ebraica romana: il 16 gennaio, su un blog ospitato da una delle piattaforme facenti capo alla società Dol, è apparsa una lista con i nominativi di 162 professori universitari ebrei accusati di “fare lobby” a favore della causa israeliana. Gran parte di quei nominativi, ironia della sorte, rimandano all’Università La Sapienza di Roma. Il blog, intitolato “Re”, era noto per le sue posizioni di estrema destra e per il revisionismo sull’Olocausto.

Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica romana, ha immediatamente sporto denuncia alla polizia postale: il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha disposto una verifica, mentre il leader del Pd Walter Veltroni ha invitato ad oscurare immediatamente il blog incriminato. “La reazione non può rimanere limitata ai diretti interessati come singoli e come comunità – ha dichiarato Pacifici – ma deve riguardare tutta la società. Una volta che si saprà chi sono gli estensori del blog, ci deve essere una risposta generale delle istituzioni, va messo un punto fermo”.

L’autore del blog, che ovviamente pubblica sotto pseudonimo, si fa chiamare H5N1: una sigla che rimanda al virus dell’aviaria. La pubblicazione dei nomi è accompagnata da frasi farneticanti come “l’intero popolo italiano è stato strumentalizzato da una minoranza etnica ideologizzata e culturalmente solidale ad una entità politica extranazionale quale Israele”. Tra i professori citati, anche Giorgio Israel – docente della Sapienza e collaboratore de “L’Occidentale”.

Ad accomunare le reazioni politiche e culturali è una condanna unanime. Condanna Renato Guarini, rettore de La Sapienza, per il quale l’antisemitismo “è completamente in antitesi rispetto ai valori e alla missione della Sapienza Università di Roma”. Anna Foa, docente di Storia moderna e membro della “black list”, sottolinea che “siamo in presenza di un evento inquietante: chi si e’ reso autore di questa iniziativa delirante ha commesso un reato e va punito”: del resto, continua la professoressa, non si tratta di un caso isolato anche se “non si era mai arrivati a vere e proprie liste. Apprezzo che la Comunità ebraica di Roma abbia subito presentato una denuncia, questi sono fenomeni che non vanno sottovalutati”. Parole chiare anche da Alessandro Ruben, presidente dell’Antidefamation League: “È molto grave quello che sta avvenendo. Vedere i nomi dei professori ebrei pubblicati su internet ci ricorda quello che avvenne in passato. L’antisemitismo c’è ancora”.

Già, l’antisemitismo c’è ancora. Magari travestito da antisionismo, come ha ricordato in passato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma è forte e va combattuto. Le avvisaglie sono sempre presenti: al di là della querelle sulla Fiera del Libro, dove ad essere messa in discussione è la politica israeliana nei confronti dei palestinesi, sembra essere internet la nuova frontiera di uno dei mali più antichi del mondo. E un’avvisaglia l’abbiamo avuta pochi giorni fa, con una notizia passata in sordina: il sito della casa editrice Lindau è stato attaccato da un hacker turco, che ha riempito il sito di scritte “Hacked by aLp TurkTegin TURKISH hacker”.

“Considerati i nostri libri –ha commentato la casa editrice – e considerato il clima politico di questi giorni a Torino, ci siamo preoccupati. Abbiamo cominciato a pensare che pare un gesto molto mirato: innanzitutto perchè pubblichiamo titoli di politica internazionale con riferimento al dibattito politico sul Medio Oriente e poi non si può non pensare alle polemiche in corso riguardo alla partecipazione di Israele alla Fiera del Libro di Torino. E noi siamo una casa editrice torinese controcorrente, sempre presente alla Fiera”.

Attacchi estemporanei, fino alla pubblicazione della black list che rappresenta un inquietante passo avanti sulla via dell’antisemitismo. Un caso che ci porta indietro alla cupa Europa degli anni Trenta: alle leggi di Normiberga del 1935 e alla nostra Italia del 1938 (esattamente settant’anni fa), quando il Parlamento votò (e il Re firmò) le leggi razziali. Un lista di proscrizione, come quella che avevano in mano le SS naziste quando il 16 ottobre 1943 si presentarono alla comunità ebraica romana per deportare le famiglie della capitale verso i campi di sterminio nazisti.

Quello a cui ci troviamo di fronte è uno dei casi denunciati a suo tempo da Napolitano, con una lista che cerca di nascondersi dietro all’antisionismo: l’accusa principale, infatti, è quella di fare lobby a favore dello Stato ebraico. Ma il titolo è drammaticamente chiaro: lista di professori “ebrei”, segnalati in quanto tali.

Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica romana, apre poi un altro fronte di riflessione: la black list è strettamente legata al mondo accademico, dunque vuole essere un modo per frenare la collaborazione tra le università italiane e quelle israeliane. Un altro caso noto, scoppiato lo scorso anno in Inghilterra quando parte dei docenti inglesi propose lo stop degli incontri e degli scambi culturali con le università dello Stato ebraico. Una misura frenata a suo tempo, oltre che dalle proteste, dalla legge inglese. E non a caso – tutto torna – parte dei professori della lista (non tutti della Sapienza, anche di Milano, Venezia e Bologna) si era segnalata per aver firmato un appello contro quel tentato boicottaggio britannico.

Se fino a poco tempo fa le proteste contro lo Stato ebraico si limitavano alla sua politica, ora assistiamo a un’inquietante escalation che prende di mira direttamente la cultura. Case editrici, Fiera del Libro, professori universitari: nel mirino è il mondo intellettuale, custode delle tradizioni di ogni popolo. Le istituzioni, almeno quelle, rispondono compatte: il sito è stato oscurato definitivamente alle ore 13.25, più difficoltosa sarà la caccia al responsabile della pubblicazione.

A dover cambiare, al più presto, è la cultura di fondo. Notizie come questa non devono mai passare sotto silenzio, devono essere denunciate con tutto il possibile risalto e i responsabili devono essere trovati e perseguiti per legge.

La Fiera del Libro, intanto si avvicina: e il clima che la circonda si fa sempre più cupo, giorno dopo giorno. Mai come quest’anno, si dice, le misure di sicurezza saranno così imponenti.