“In Senato non rinunciamo a migliorare la legge elettorale”

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“In Senato non rinunciamo a migliorare la legge elettorale”

“In Senato non rinunciamo a migliorare la legge elettorale”

10 Marzo 2014

Senatore Quagliariello, ieri, dalle colonne del Messaggero, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha sostenuto che il Senato non dovrebbe modificare la legge elettorale approvata alla Camera. Concorda?
«Io direi, invece, che alcune modifiche migliorative servono a patto che si rispettino gli elementi fondanti della riforma».

Quali?

«Lo schema della legge va salvaguardato. E’ un impianto che noi del Nuovo Centrodestra abbiamo fortemente voluto perché permette di conoscere la sera delle elezioni chi governa e chi fa l’opposizione».

E poi?

«Anche il fatto che la riforma elettorale si faccia solo per la Camera lo consideriamo un nostro successo. Questo impone di varare al più presto la riforma costituzionale del Senato. Anzi, io riterrei opportuno che il nuovo bicameralismo venga approvato, almeno in prima lettura, prima del varo definitivo della nuova legge elettorale. Sarebbe un bel segnale».

Cosa si può migliorare rispetto al testo della legge elettorale che sarà approvato dalla Camera? Qual è la sua opinione sulla questione delle quote rosa?

«Di quote rosa si discute da 30 anni in tutto il mondo. Non credo sia possibile delineare una posizione di partito. Personalmente ritengo che una disposizione a tempo possa aiutare la società a cambiare senza rigidità permanenti che diverrebbero illiberali».

Veniamo agli aggiustamenti da fare alla legge.

«Va reso innanzitutto più equo il meccanismo di assegnazione dei seggi per i partiti piccoli e medi. Con il sistema attuale è casuale. Potrebbe capitare che accedano alla Camera deputati con pochi voti a dispetto di altri candidati in collegi dove lo stesso partito ha un consenso molto più alto».

E poi?

«A mio giudizio serve quella che in gergo si chiama una norma di chiusura».

E cosa vuol dire?

«Faccio un esempio. Il testo attuale potrebbe consentire al principale partito della coalizione di ottenere il 53% dei deputati anche se magari ha solo il 15 o il 20% dei consensi. Su queste materie bisogna avere la vista lunga. Quando si varò il Porcellum, non fu inserita una soglia minima perché allora le coalizioni erano molto forti. Poi le cose sono cambiate e la incostituzionalità di quella legge è venuta alla luce…».

Altre proposte?

«Anch’io, come il professor D’Alimonte, ritengo il sistema delle soglie troppo complicato».

Ma lei propone di abbassare quella del 4,5% che riguarda i partiti in coalizione?

«La mia proposta è semplificare: una soglia che valga per tutti, indipendentemente dal fatto che si sia o meno in coalizione. Che poi sia il 4, il 4,5 o il 5%, lo si potrà decidere in Senato».

(Tratto da Il Messaggero)