In Siria Qatar e Arabia Saudita giocano la partita del contenimento all’Iran
11 Febbraio 2012
Dopo undici mesi di violenze, migliaia di persone uccise, imprigionate e torturate, entro la fine di febbraio il dittatore siriano Bashar al Assad potrebbe abdicare. A dichiararlo è stato il generale Mustafa al Sheickh, l’ufficiale siriano più alto in grado a disertare: “L’esercito di Al Assad non riuscirà a resistere oltre la fine del mese alle pressioni dell’opposizione; le forze armate collasseranno perché i ranghi sono ridotti al 65 per cento così come le dotazioni per la mancanza di parti di ricambio per i vari armamenti”. Se le previsioni del generale siriano si avvereranno, chi sostituirà il giovane satrapo alawita?
I Fratelli musulmani, sembra già siano pronti a reimpiantare le radici nella terra dove negli anni ottanta vennero sterminati e banditi da Assad senior, con l’aiuto del Qatar (la cui bandiera è stata bruciata in alcune piazze siriane) e dell’asse sunnita, interessati a creare un avamposto di strategica importanza essenziale per arginare l’espansione di un Iran sciita e – quasi – nucleare. Il regno dell’emiro Al Thani, infatti, potrebbe usare la fratellanza come cavallo Troia per entrare in Siria, dopo aver giocato un ruolo fondamentale in Tunisia, Egitto e Libia, anche grazie alle campagne mediali al Jazeera.
Non è un caso che Yousuf al-Qaradhawi, guida del Consiglio europeo della fatwa e arrivato a Doha dall’Egitto intorno agli anni cinquanta, attraverso il suo programma tv su al Jazeera abbia invitato a boicottare i prodotti russi e cinesi dopo il niet pronunciato durante l’ultima assise del Consiglio di Sicurezza Onu. “Queste due nazioni sono nemiche dell’Islam: il loro veto li rende complici del regime siriano per lo spargimento di sangue innocente" ha tuonato al Qaradhawi.
L’invito a boicottare i prodotti esportati nel mondo arabo da Pechino e Mosca è stato subito raccolto da Hammam Saeed, leader musulmano della Fratellanza in Giordania e si aspetta che anche altre nazioni parteciperanno alla campagna lanciata dal conduttore al-Shari’a wa l-Hayat ("Shari’a e vita"); la fratellanza musulmana ha infatti il monopolio su associazioni islamiche, moschee, centri islamici e istituzioni che convogliano il denaro islamico e le reti che certificano il cibo Halal.
Intanto, Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman , Qatar e Kuwait riuniti nel Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) hanno annunciato Martedì di aver deciso di espellere gli ambasciatori siriani nei loro paesi e di ritirare dalle loro sedi di Damasco i propri ambasciatori per denunciare “il massacro collettivo contro un popolo disarmato commesso dal regime di Assad” fanno sapere attraverso un comunicato le monarchie del Golfo.
Questa misura giunge mentre i sei Paesi del CCG si incontreranno Sabato 11 Febbraio a Riyadh per una riunione sulla Siria dopo il fallimento dell’ONU nell’adozione di una risoluzione che condanni la repressione nel Paese, dove pochi giorni diciotto neonati prematuri ancora in incubatrice sarebbero morti durante i bombardamenti delle forze del regime sulla città ribelle di Homs.