In Spagna è ‘crisi nella crisi’: anche la Catalogna chiede aiuto a Madrid

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In Spagna è ‘crisi nella crisi’: anche la Catalogna chiede aiuto a Madrid

25 Luglio 2012

Valencia, Murcia ed ora la Catalogna. Sono queste le tre prime Regioni spagnole, chiamate Comunidades Autonomas, che hanno richiesto il “salvataggio” da parte del Governo centrale di Madrid.

Il fondo approvato meno di una settimana fa per aiutare le Regioni in difficoltà ha una capacità di 18 miliardi, ma molto probabilmente non sarà sufficiente. La prima a richiedere l’intervento, Valencia, ha già usufruito di oltre 4 miliardi di euro e la Catalogna rischia di richiedere molto di più, dato che nei prossimi mesi scadono circa 7 miliardi di euro di prestiti delle banche.

La Regione con capitale Barcellona è un caso a parte. L’autonomia è sempre stata voluta per motivi culturali. Una regione dove gli studenti studiano in catalano e dove lo spagnolo è trattata come una lingua straniera non vede di buon occhio un “salvataggio” da parte di Madrid.

Ma di fronte agli sprechi pubblici che si sono susseguiti nella Regione è ben difficile per il Governatore Artur Mas passare “sonni tranquilli”. Un esempio poco conosciuto in Italia è l’aeroporto di LLeida. La piccola città di provincia dista circa 140 chilometri da Barcelona e qualche anno fa si decise di costruire uno scalo aeroportuale. Lleida è ben collegata con Barcelona, con un’autostrada a pagamento ed una gratuita, e in poco più di un’ora si può raggiungere l’aeroporto della capitale catalana; ma la politica decise diversamente.

Perché? Semplicemente, secondo la giustificazione dei politici, ogni provincia catalana doveva avere il proprio aeroporto. Allora dopo lo scalo di Girona, di Reus per Tarragona e il Prat a Barcellona, doveva essere costruito un aeroporto per venire incontro alle esigenze dei cittadini di Lleida. In realtà l’unica cosa a cui si è andato incontro è stato un fallimento dell’aeroporto e forse anche della Regione catalana.

Il costo per il nuovo scalo è stato di 100 milioni di euro e la gestione annuale per tenere aperto l’aeroporto è di oltre 10 milioni di euro l’anno. Chiaramente nessuna compagnia ha deciso di andare nel nuovo scalo, perché la catchment area era già inglobata dallo scalo di Barcellona.

Cosa decise di fare la Regione Catalogna? Sussidiare i voli per aiutare lo sviluppo dello scalo. Si arrivò addirittura a finanziare un volo Barcelona – Lleida che ha una durata di meno di mezz’ora e dove la compagnia catalana Vueling trasportava circa 20 passeggeri per un volo che ne poteva trasportare quasi 200. Poco più del 10 per cento di riempimento. Chiaramente, nonostante i forti sussidi pubblici, la rotta venne presto chiusa dalla compagnia aerea perché non era minimamente remunerativa.

Questi sprechi si ripetono costantemente e l’unica giustificazione è quella che la Catalogna dà più contributi di solidarietà a Madrid di quanti ne riceva. Dietro questo fatto si cela l’ultima voglia nazionalistica della Regione.

Certamente esiste una vera cultura catalana, ma troppo spesso è servita per giustificare sprechi pubblici. La Catalogna non è più da tempo la regione più ricca della Spagna e la stessa Regione di Madrid l’ha superata per prodotto interno lordo pro-capite.

Il settore industriale, fiore all’occhiello della Catalogna è ormai distrutto dalla crisi e la disoccupazione è vicinissima al 20 per cento, poco sotto la media dell’intera Spagna.

Il nuovo Governo regionale ha preso la direzione di fortissimi tagli della spesa pubblica, ma la tensione sociale sta aumentando. È davvero difficile trovare altre soluzioni, dato che aumentare la spesa pubblica regionale non è solo impossibile, ma anche dannoso. Oltretutto le aliquote regionali della tassazione delle persone fisiche è già ai livelli massimi spagnoli e chiedere maggiori sacrifici ai catalani è davvero complicato. Adieu Catalunya?