In Spagna lo Stato è come il GF, vuole sostituirsi alle famiglie

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In Spagna lo Stato è come il GF, vuole sostituirsi alle famiglie

13 Maggio 2009

In Spagna presto l’aborto sarà libero entro le prime 14 settimane di gravidanza e, per le minori con più di 16 anni non ci sarà neppure bisogno dell’approvazione (o neppure la mera conoscenza) dei genitori. Ma non è tutto perché il ministro della Sanità Trinidad Jiménez ha annunciato che entro tre mesi la “pillola del giorno dopo” sarà accessibile a tutte le donne, indifferentemente dall’età, senza la necessità della ricetta di un medico. Una questione non poco scottante visto che, per ottenere il una normale pillola anticoncezionale  – medicinale composto dagli stessi elementi chimici della pillola “riparatrice” ma in dosi minori – sarà ancora necessaria la prescrizione medica. Una scelta che mostra tutta l’incoerenza della politica sociale del governo Zapatero. Su questo e su altri temi parliamo con Arturo Canalda, il Difensore del Minore della Comunità di Madrid.

Dottor Canalda, prima l’annuncio della riforma della legge sull’aborto, poi la vendita libera della “pillola del giorno dopo” nelle farmacie. Ma che sta succedendo in Spagna?

Si tratta dell’ultima manovra del governo mirata a deviare l’attenzione da altre tematiche molto più urgenti e importanti. Quello che si sta cercando di fare è di accontentare una minoranza grazie alla quale il governo ha ottenuto una maggioranza parlamentare, senza tenere in conto le tantissime proteste della gran parte della popolazione. Il governo infatti ha aperto un dibattito che non era necessario: in Spagna nessuna donna è mai stata messa sotto accusa per aver abortito. E’ vero che la legge sull’aborto è migliorabile, ma non si può andare avanti a colpi di slogan come quello che “la donna sarà molto più libera” quando in realtà è proprio il contrario.

In che senso?

La scelta del governo rappresenta un passo indietro nei diritti di eguaglianza delle donne dato che viene minata alla base l’idea della pari responsabilità sessuale della coppia. Nel caso della pillola del giorno dopo tocca alla donna ingoiare un carico ormonale che può crearle problemi di irregolarità mestruale o persino emorragie, per non parlare di altri effetti secondari molto più seri. In tutto questo l’uomo non ha nessun tipo di ruolo. Il rischio di una tale misura è proprio il messaggio che viene trasmesso ai più giovani, cioè quello che durante i rapporti sessuali non c’è più bisogno di usare i contraccettivi perché tanto c’è la pillola post-coitale. Senza contare con il pericolo della trasmissione di malattie a diffusione sessuale, come l’AIDS, la gonorrea, l’epatite o la tubercolosi.

Ma il governo avrà sicuramente previsto di fare campagne d’informazione per i più giovani sull’uso della pillola come contraccettivo d’emergenza, dei suoi rischi e sulla necessità di adottare comportamenti responsabili durante i rapporti sessuali, come l’uso del preservativo.

Per niente. Ho interpellato io stesso il Ministero della Sanità e mi hanno confermato che il governo non vuole fare nessun tipo di campagna divulgativa per spiegarne l’utilizzo, le controindicazioni e dell’uso solo in casi estremi. La risposta che mi hanno dato è che la responsabilità d’informare è dei produttori farmaceutici, come per qualsiasi altro farmaco, come se si trattasse di una aspirina. Di fronte all’indifferenza del ministero, abbiamo deciso di mobilitarci come Difensore del Minore e, con l’aiuto del collegio dei medici e degli istituti scolastici, di iniziare una campagna d’informazione mirata ai più giovani.

Allora è anche un problema educativo?

Al di là di ogni discussione etico-morale, è una questione medica per quanto riguarda i rischi, ma anche educativa. Non è lo stesso facilitare l’accesso alla pillola del giorno dopo rispetto alla distribuzione gratuita di preservativi nell’ambito di una campagna d’educazione sessuale mirata a evitare malattie. Se mal informati i ragazzi lo utilizzeranno come metodo contraccettivo. Il risultato è che una minorenne si troverà a gestire la situazione da sola, con tutti i problemi psicologici che può comportare una responsabilità del genere in una fase di crescita.

Questa però è anche una responsabilità dei genitori che devono saper educare i propri figli di fronte a situazioni del genere.

E’ vero. Ma noi non critichiamo la somministrazione della pillola in sé e tanto meno il fatto che la normativa debba essere omogenea in tutto il territorio nazionale. Ognuno deve essere libero di scegliere quello che vuole. In fin dei conti è sempre meglio la pillola del giorno dopo che l’interruzione di una gravidanza indesiderata. Ma la questione è un’altra. La misura che sta per essere adottata dal governo Zapatero non solo interferisce nel rapporto parentale permettendo a una minore di decidere d’abortire o prendere la pillola del giorno dopo senza che i genitori possano mai venire a saperlo, ma impedisce ai medici di svolgere il loro ruolo informativo e di consultazione in una circostanza simile. E’ vero poi che i rapporti familiari si devono basare sulla fiducia e sull’amore dei genitori.

Le cose potrebbero cambiare?

Mi terrorizza l’idea che lo Stato sia una specie di Grande Fratello che regola anche le relazioni naturali tra genitori e figli. La legge stabilisce già che nei casi di discrepanza tra una minore e i propri genitori, è il giudice a intervenire. Stanno togliendo a noi genitori il diritto e il dovere di poter interagire e accompagnare i nostri figli nel loro percorso di crescita. Pensiamo poi al caso di una complicazione. E’ sconcertante che non solo vogliano impedire a un genitore di fare il genitore, ma anche al medico di svolgere il suo lavoro da professionista della materia.