In Trentino il centrosinistra vince e festeggia Dellai come se fosse Obama

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In Trentino il centrosinistra vince e festeggia Dellai come se fosse Obama

10 Novembre 2008

La strana coppia Veltroni-Casini sfonda, ma soltanto in Trentino, dove i due partiti avevano deciso di andare in accoppiata per la poltrona di presidente della giunta provinciale. E così a vincere è stato il candidato bianco-rosso, Lorenzo Dellai, che per la verità era uscente e si candidava per la terza volta consecutiva, su quello del centrodestra, Sergio Divina. Cinquantasette per cento contro il 36,50 del rappresentante di Pdl e Lega.

La vittoria è stata netta ma, per come e dove è maturata, non sembra essere indicativa per gli equilibri nazionali. Troppo lontano, infatti, il Trentino per pensare che gli eventi di queste ultime settimane abbiano potuto davvero incidere. Fatto sta che comunque dal centrosinistra è partito il tentativo di dare al voto trentino una valenza nazionale, cercando per quanto possibile di sfruttare l’onda elettorale. Ad esempio la capogruppo al Senato del Pd, Angela Finocchiaro, che senza troppi giri di parole parla di una vittoria “importante” e che “intorno al Pd e al suo programma si può e si potrà sempre di più costruire una reale alternativa al governo di centrodestra: un’altra Italia è davvero possibile”.

Ancora più esplicito Walter Veltroni che azzarda un parallelo tra le elezioni Usa e quelle del Trentino dicendo che “i risultati delle elezioni in Trentino sono un importante segnale di valore nazionale, e confermano come anche nel nostro Paese il clima stia cambiando”. Cambio a tal punto che secondo l’ex sindaco di Roma questa sconfitta locale “si inserisce in un mutato clima politico e sociale dell’Italia nei confronti del governo Berlusconi. Sono gli italiani che mostrano di considerare l’esecutivo sempre più inadeguato rispetto ai problemi dei cittadini e delle famiglie, alle grandi questioni economiche e finanziarie che investono un Paese che rischia il declino, e rispetto all’incapacità di definire strategici progetti riformatori che non siano semplici ed indiscriminati tagli di spesa, come è avvenuto per la scuola italiana o per la sicurezza”.

Più strategico e di lungo periodo, invece, lo sguardo di Francesco Rutelli che per l’occasione rispolvera il tema delle “alleanze di nuovo conio” che proprio lui inventò ai tempi in cui era ministro nel passato governo Prodi. Allora non gli portò fortuna ma adesso sulla scia della vittoria trentina è convinto che “sul piano politico emerge con nettezza che la strada per il futuro è una alleanza di nuovo conio anche a livello nazionale”.

In realtà, l’overdose di ottimismo e festeggiamenti a largo del Nazareno nasconde invece una notevole prudenza e soprattutto cautela che a tratti assume i toni ruvidi dell’ironia come quella di Arturo Parisi: “Ci vorrebbe che pure la vittoria di Dellai venisse letta sull’onda di quella di Obama. Il Trentino è il Trentino e l’Ohio l’Ohio”, il quale a sua volta riflette sul fatto che “in America si vince da soli. In Italia da soli si perde”. Un chiaro invito a Veltroni a rivedere la sua strategia politica riaprendo sia alla sinistra radicale che all’Udc. Ma proprio da quest’ultimo arrivano le prime gelate con Lorenzo Cesa che puntualizza: “In Trentino abbiamo creato un rapporto con il presidente Dellai perchè ha un movimento con caratteristiche compatibili con l’Unione di Centro. Abbiamo stretto un accordo elettorale con un democratico-cristiano che ha avuto la determinazione di lanciare una sfida coraggiosa e autonoma per il governo della provincia di Trento”. In pratica per ora nessuna intesa a livello nazionale ma la conferma che l’Udc rimane alla finestra pronto a chiudere accordi con il miglior offerente.

Il centrodestra cerca di fare spallucce puntando a minimizzare la vittoria. Denis Verdini, coordinatore nazionale di Forza Italia, replica giudicando “fuori luogo l’esultanza di Veltroni” perché “le elezioni amministrative si confrontano con le elezioni amministrative. E se noi andiamo a paragonare il risultato di ieri con quello di cinque anni fa scopriamo che la coalizione che appoggia Dellai perde circa 6mila voti, pari quasi al 4 per cento, mentre il centrodestra ne conquista 19 mila, pari al 6 per cento”. Un passo avanti per il Pdl e non uno indietro, quindi, come conferma anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi: “Quella di Dellai non è una vittoria, semmai una conferma dopo cinque anni di governo del centrosinistra a Trento. E soprattutto, dal 2003 ad oggi, il centrosinistra, nonostante abbia conquistato l’appoggio dell’Udc strappandolo al centrodestra, ha perso circa quattro punti percentuali. Capiamo che tutto fa brodo ma a forza di festeggiare sconfitte c’è il rischio che il Pd perda il contatto con la realtà”.

A sorpresa, invece, è An ad allungare qualche ombra sul voto trentino con il reggente nazionale e ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che addirittura parla di “campanello d’allarme” e della necessità di “un’attenta analisi affinché non si prendano sotto gamba le prossime provinciali e affinché si rifletta a fondo sulla differenza dei risultati che il Pdl ottiene nelle elezioni politiche e in quelle amministrative”. Divergenze di opinioni nel Pdl che fotografano una situazione dove i rapporti tra gli aennini e gli azzurri si sono fatti da qualche settimana a questa parte un po’ più complicati.

Chi invece sorride è la Lega Nord che incassa oltre il 14 per cento dei voti diventando il primo partito del centrodestra, davanti allo stesso Pdl. Un risultato importante e carico di soddisfazione per i leghisti, che rispetto alle scorse elezioni hanno quadruplicato i voti, e su cui Umberto Bossi non manca di far osservare: “Se Berlusconi ci metteva la faccia, sarebbe stato diverso prendeva più voti”. Parole che insieme alla secca bocciatura della proposta di Gianfranco Fini su una bicamerale per il federalismo fiscale sembrano rivolte a stroncare definitivamente le aspirazioni del presidente della Camera in vista del dopo Berlusconi. Il voto del Trentino non sarà sintomatico di una crisi della maggioranza ma di certo il cielo nel centrodestra non è così sereno come qualche settimana fa.