In Umbria una notte al cardiopalma con Ricci

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In Umbria una notte al cardiopalma con Ricci

01 Giugno 2015

E’ stata una nottata al cardiopalma per noi che in Umbria abbiamo votato convintamente Claudio Ricci come governatore della regione, una persona che, partendo dalle liste civiche, ha unito tutti i partiti del centro destra in suo sostegno: la svolta storica che abbiamo sperato fino alla fine purtroppo non c’è stata ma la campagna in suo sostegno ha significato molto, e può segnare un punto di non ritorno per le sorti politiche della nostra regione, se ne sappiamo leggere i contorni.

In Umbria tutti sanno chi è Claudio Ricci, anche quelli che della politica si disinteressano: è il sindaco di Assisi, e tanto basta. Il suo curriculum si può leggere sul suo sito: è un ingegnere che si presenta, e viene riconosciuto, come un buon amministratore, che conosce il suo territorio come le sue tasche, competente, esplicitamente cattolico, di quelli che ci credono veramente e non mancano di darne prova, e al tempo stesso di quel cattolicesimo equilibrato che consente ai non credenti di sentirsi rappresentati da lui.

E’ il politico più raggiungibile d’Italia: ha appeso il numero del suo cellulare nella bacheca del comune e l’indirizzo di casa è pubblicato nel suo sito internet. Fortemente autoironico sul suo scarso appeal fisico, che pare gli sia costato la candidatura per il centro destra la scorsa volta, quando ancora c’era il PdL, ha rivendicato il suo essere minuto, calvo e con vistose orecchie a sventola: “servono le orecchie lunghe per ascoltare la gente”, ha detto, allegando alla dichiarazione una bella foto di Yoda, il maestro Jedi di Guerre Stellari.

Ed è stata una vera impresa da guerre stellari, la sua: ha iniziato la campagna rompendo gli indugi e mettendoci la faccia, mesi fa, costringendo, in un certo senso, i riottosi attori del centro destra umbro a smettere di discutere e litigare per seguirlo, tutti, insieme alle sue liste civiche che sicuramente hanno rosicchiato voti ad Area Popolare, per la quale Gaetano Quagliariello aveva sancito l’accordo.

Ma il confronto con la governatrice uscente, Catiuscia Marini, sarebbe stato impari anche per il vero Yoda. L’Umbria è governata da sempre dalla sinistra più ortodossa del partito di turno: PCI, PDS, DS, PD che dir si voglia, tanti i nomi, sempre quella l’anima e la classe dirigente.

Ricci e la sua squadra si sono dovuti misurare con un potere profondo e radicato, un “regime”, lo definì il vescovo Chiaretti, facendo scoppiare un putiferio qualche anno fa; un tutt’uno con l’amministrazione pubblica e le coop, una vera e propria macchina da guerra sfidata quasi a mani nude, e per di più con una legge elettorale cucita su misura per la rielezione della Marini: niente voto disgiunto, il 60% dei seggi alla lista vincente senza soglia minima di voti (contrariamente a quanto stabilito dalla Consulta), tanto da meritare un feroce attacco addirittura dal Corriere della Sera, dove Gianni Belardelli l’ha definita senza tanti complimenti una legge “politicamente indifendibile”, una “norma su misura” per il Pd, probabilmente incostituzionale, fatta per evitare coalizioni e ballottaggi a rischio di sconfitta per la Marini

L’elezione a sorpresa del giovane Romizi a sindaco di Perugia, l’anno scorso, aveva in realtà scosso quel certo torpore per cui gli umbri sembravano oramai rassegnati a essere “rossi per sempre” – come titolava anni fa un pamphlet a firma anche di Galli della Loggia; la corsa tenace  e il risultato al fotofinish di ieri, pur lasciando l’amaro in bocca, hanno fatto ben capire che l’Umbria non è inespugnabile. Purchè si segua il metodo Ricci: rappresentanza popolare e profilo deciso, competente e tranquillo del politico cattolico italiano che riesce a unire tutte le anime dei moderati senza rinunciare a niente di sé.