In un GOP diviso la decisiva sfida Romney-Gingrich sbarca in Florida
24 Gennaio 2012
I primi tre Stati nei quali si è votato per le primarie Repubblicane hanno fornito – ed è il men che possa dire – risultati a dir poco contraddittori. Tre Stati, tre primarie, tre diversi vincitori. In Iowa, in extremis e dopo riconta, è stato il social conservative Rick Santorum ad avere la meglio. In New Hampshire è stato invece il super favorito (anche dai media liberal) Mitt Romney. Infine, in South Carolina, il Palmetto State, con un’incredibile rimonta, è stato l’ex-speaker della Camera dei Rappresentati, Newt Gingrich, a vincere a suon di dibattiti e parole d’ordine che una buon eco hanno trovato nel mondo conservatore. Quest’ultima vittoria però sta avendo un peso maggiore perché indiscutibilmente dà a Gingrich il momentum, lo slancio per tentare l’impresa della nomination contro tutte le aspettative.
Uno scenario quello della seconda ascesa di Gingrich ad anti-Romney che cambia non poco le carte in tavola. Come suggerisce il titolo di un articolo a firma Robert Stacy McCain ‘The end of ‘inevitability’ apparso lo scorso 22 Gennaio sul mensile conservatore, “The American Spectator”, la sconfitta di Romney in South Carolina – che in una sola settimana è riuscito a passare dall’avere nei sondaggi un vantaggio su Gingrich di quasi il 10% a una sconfitta con uno scarto del 12% a favore di quest’ultimo – mette fine, almeno temporaneamente, alla teoria appunto dell’inevitabilità di Romney come unico Repubblicano spendibile contro Barack Obama.
In queste ore il circo delle primarie Repubblicane volge verso l’importante – politicamente parlando – Stato della Florida. E’ nel Sunshine State che si giocherà la vera partita: infine si saprà se il ritorno di Newt Gingrich come potenziale frontrunner riuscirà a consolidarsi con una nuova vittoria inaspettata, oppure se la sua alternativa conservatrice si sgonfierà per la seconda e (fatale) volta.
Secondo una media degli ultimi tre sondaggi nella corsa Repubblicana in Florida pubblicati sul sito Real Clear Politics, oggi Gingrich e Romney sono appaiati, con l’ex-speaker della Camera che guida la guerra dei numeri con un esiguo margine dello 0,7%. Un risultato di per sé sconvolgente se si tiene conto che solo una settimana fa un sondaggio del Public Policy Polling dava Mitt Romney in vantaggio su Gingrich di almeno 15 punti percentuali nello stesso Stato.
Non si fraintenda però: la Florida non sarà facilmente espugnabile per Newt Gingirich. Tutt’altro. La macchina elettorale di Mitt Romney è poderosa: mega investimenti di milioni di dollari, cinque persone pagate di staff, una campagna di spot pubblicitari sui costosissimi network televisivi dello Stato e una pioggia di endorsement, dichiarazioni di sostegno da parte di un significativo numero di eletti locali, oltre alla vicinanza della stella emergente del GOP, il ‘giovane’ Senatore Marco Rubio.
Il vantaggio di Romney sta soprattutto nell’aver costruito una campagna preventiva in Florida, dotata di estese banche dati di decine di migliaia di numeri telefonici che da mesi sono bombardati di chiamate dallo staff Romney. Si tratterebbe, secondo il Weekly Standard, di un bacino di almeno 400,000 persone che hanno reso disponibilità al voto per corrispondenza.
Già alla fine della scorsa settimana almeno 150,000 votanti alle primarie di quelle 400,000 avevano già inviato il proprio voto. Non è detto che tutte abbiano votato per l’ex-governatore del Massachusetts ma è certo che sugli absentee ballot, i voti per corrispondenza l’effetto anticipo giochi a favore di Romney. Come ha ben fatto notare in un articolo apparso sul “The Weekly Standard”, Stephen Hayes – il giornalista spesso ospite dell’All Star Panel di Bret Baier sulla Fox – la Florida è il vero firewall, la barriera di protezione di Mitt Romney nella corsa la nomination Repubblicana.
Se effettivamente Romney dovesse crollare anche in Florida, potrebbe effettivamente prendere corpo l’ipotesi di un vero e proprio surge gingrichiano nella corsa alla nomination GOP. Contro l’ex-speaker della Camera dei Rappresentanti pesa però una valigia di storia politica molto pesante: tre matrimoni, una multa da 300,000 USD affibbiatagli dall’Ethics Committee della Camera dei Rappresentanti all’epoca del suo impegno a Washington DC da speaker, qualche flip flop di troppo su riscaldamento globale e obbligatorietà dell’acquisto di bene o servizio, anche detto individual mandate, alla base della riforma sanitaria di Obama.
L’oggetto delle oltre 80 accuse presentate contro Gingrich dentro la commissione etica non sono mai state rese pubbliche o divulgate e non c’è da dubitare del fatto che, qualora Gingrich riuscisse a conquistare la nomination, qualche super-PAC obamiano finirebbe inevitabilmente per ottenerne e divulgarne il merito al momento della lotta del prossimo Autunno per la Casa Bianca.
Una corsa tutta in salita per Gingrich, il quale deve anche sopportare l’onere politico di avere gran parte dell’establishment Repubblicano dell’Est contro di lui. Il prossimo 31 Gennaio, il giorno delle primarie della Florida, sapremo se la corsa a due Romney-Gingrich continuerà oltre la Florida o meno, e quanto durerà la corsa a tre o quattro, con Santorum e Ron Paul a fare da comparse alla sfida a due.
PS: Da escludere – benché in passato la politica statunitense non abbia mancato di offrire colpi di scena – lo scenario immaginato da William Kristol sempre sul "The Weekly Standard" di un campo Repubblicano tanto diviso da lasciare spazio a una candidatura alternativa ai quattro in corsa, magari quella di Mitch Daniels, l’attuale governatore dello Stato dell’Indiana.