In Venezuela l’anti-Chavez ha un nome: Yon Goicoechea
01 Novembre 2008
Giovedì 23 ottobre il parlamento europeo ha votato una mozione presentata dal Partito Popolare e dall’Alliance for Liberal and Democrats for Europe (ALDE) che condanna “la violazione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto” in Venezuela, e che è stata duramente contestata dalla sinistra radicale, dai verdi e, incredibile, anche dai socialisti europei. Questo mentre su tutta la stampa americana (ma non su quella italiana) si rincorrevano le notizie sul clima di guerra civile scatenato nel paese dal Presidente venezuelano Chavez. La crisi economica mondiale e il conseguente crollo del prezzo del petrolio ha moltiplicato la violenza del regime chavista. Il Venezuela sarà, a sentire gli osservatori politici e gli analisti economici, il paese più colpito dell’America Latina. Basti pensare che il 94% delle entrate di valuta vengono dalle esportazioni di oro nero.
Chavez vede crollare il quadro estero e interno su cui aveva fondato il proprio potere e prestigio internazionale. Ben presto mancheranno i dollari per sostenere la politica di potenza antiamericana finanziata con il petrolio a basso costo venduto ai paesi poveri del Caribe, da Cuba all’Honduras, e verrà meno anche l’appoggio degli “alleati strategici”, come li chiama Chavez (la Russia e l’Iran) che non sono più così convinti da un governo che acquista armamenti senza essere in grado di pagarli. Per non dire dell’Ecuador di Correa che ha già ventilato l’ipotesi di non poter più rimborsare i crediti esteri o il boliviano Morales costretto a interrompere quel processo di riforma costituzionale che somiglia tanto a un nuovo razzismo, quello degli Indios contro i bianchi e i meticci. Chavez nicchia e il suo Ministro del bilancio, Ali Rodriguez, chiede al Parlamento di aumentare del 22% le spese previste.
In questi giorni c’è stata una forte propaganda per il lancio del primo satellite venezuelano (il “Simon Bolivar”), con tecnologia e rampa di lancio cinesi, per un costo di 400 milioni di dollari. Ma non bastano i viaggi nello spazio per cancellare il clima di terrore esteso da Chavez nella società venezuelana. La violenza e la repressione verso tutti gli oppositori aumenta, compresi quei comunisti venezuelani che non hanno accettato di entrare nel partito unico, il Partito Socialista Unificato Venezuelano (PSUV). Il 23 di novembre ci saranno le elezioni regionali e comunali. Contro i candidati della opposizione è stato scatenato un attacco senza pietà fatto di omicidi politici, aggressioni e minacce quotidiane. Chavez ha cancellato dalle liste elettorali 272 avversari (lo denuncia Henrique Caprile), ha fatto arrestare e portato davanti ai giudici i suoi avversari, come l’ex ministro della Difesa Baduel o il governatore dello Stato di Zulia, Manuel Rosales, minacciato “di intervento militare” in caso di vittoria.
Ma a subire la più sanguinosa delle repressioni sono i leader del movimento studentesco che sconfisse Chavez durante il referendum del 2007. Il primo ottobre è caduto sotto il piombo dei sicari Julio Soto, il presidente degli studenti dell’Università di Zulia. Il giorno dopo è toccato a Oscar Alberto Contreras, esponente studentesco nell’Università delle Ande. I muri di fronte alla casa di Yon Goicoechea, studente di 23 anni dell’Università Cattolica Andres Bello – la mente del movimento studentesco – sono imbrattare di scritte minacciose. La televisione di stato ha mandato in onda un cartone dove si vede Goicoechea con un pugno pieno di dollari e la scritta “Made in Usa”. Per il suo coraggio e le battaglie vinte fino a questo momento, Yon ha ricevuto il “Cato’s Milton Friedman For Advancing Liberty”, un premio di 500.000 dollari intitolato al Premio Nobel per l’Economia. Quando ha ritirato il premio Goicoechea ha dichiarato: “continuerò la mia battaglia per impedire a Chavez di stringere nel pugno socialista il mio paese.