“Inaccettabili la fuga di notizie e la gogna mediatica, come per Bertolaso”

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“Inaccettabili la fuga di notizie e la gogna mediatica, come per Bertolaso”

17 Giugno 2010

Dai faldoni dell’inchiesta perugina sulle "Grandi opere" escono ancora una volta notizie coperte da segreto istruttorio. Come nel caso degli ultimi due interrogatori sostenuti dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, usciti in tempo reale su alcuni quotidiani. In particolare si parla del cardinale Sepe, per anni alla guida della congregazione Propaganda Fide, come colui che avrebbe indirizzato Bertolaso ad un collaboratore dell’organizzazione religiosa dal quale successivamente ricevette la disponibilità di un appartamento in via Giulia. I fatti sono depositati agli atti della Procura di Perugia, e lì dovrebbero rimanere, cioè sotto chiave. Lo conferma l’avvocato Filippo Dinacci, legale di Bertolaso, che denuncia una fuga di notizie dagli uffici giudiziari.

Avvocato Dinacci cosa è accaduto e di chi è la responsabilità?

C’è stato un dispaccio di agenzia che riportava notizie segrete. Nello specifico non posso sapere chi le abbia fatte trapelare, ma credo che la responsabilità maggiore sia stata di chi doveva custodire certe informazioni, più che del giornalista che ne è venuto in possesso.

Secondo lei come potrebbe essere avvenuta la fuga di notizie?

La fuga di notizie può avvenire in tanti modi. A volte può avvenire per colpa dei magistrati, altre volte per colpa dei funzionari o dei collaboratori dei giudici, dei segretari, dei cancellieri, dei carabinieri e altre ancora degli avvocati stessi. Le ipotesi sono molte. Dovremmo iniziare a chiederci perché in questo Paese non si riesce a fare un processo seguendo il codice. Se la fase investigativa del processo è coperta da segreto, deve essere mantenuto il massimo riserbo.

Nel caso delle indagini a carico di Bertolaso qual è stato il problema?

I problemi sono stati due. Il primo è il seguente: non è pensabile che un soggetto sia apparso sui giornali praticamente tutti i giorni a partire dal 10 febbraio di quest’anno per questioni che non hanno alcuna rilevanza penale. Non è ammissibile. Evidentemente c’è qualcosa che non va nella gestione delle notizie e nella professionalità di vari soggetti. Secondo problema: io e il mio collega, l’avvocato Giovanni Dean, abbiamo fatto due interrogatori, ma non ne abbiamo mai chiesto una copia, quindi certe informazioni non dovevano uscire dalla Procura. Nonostante questo, il primo interrogatorio lo abbiamo trovato pubblicato per intero su un quotidiano. Dopo il secondo colloquio con gli inquirenti invece, abbiamo visto un lancio d’agenzia nel quale venivano menzionate circostanze e soprattutto nominativi che non dovevano essere pubblicati.

Perché non avete chiesto una copia del testo dell’interrogatorio?

Non l’abbiamo fatto per timore che, in un modo o nell’altro, finisse sui giornali. Mi sarebbe molto utile consultare la copia dell’atto, soprattutto per ricordare i passaggi e alcuni dettagli importanti per fare meglio il mio lavoro. Ma l’interrogatorio meno gira, meglio è. Farne una copia vuol dire farlo passare di mano in mano.

Faccia un esempio.

Se io richiedo al giudice una copia dell’interrogatorio, il testo passa in mano alla segretaria, poi va al funzionario che dovrà fare le fotocopie, poi arriva a me. E’ chiaro che in tutti questi passaggi può sfuggire qualcosa. In ogni caso, se io non chiedo l’interrogatorio il testo rimane in Procura, e se esce di li non è un problema mio.

Che significa quando dice che la procura di Perugia dovrà fare chiarezza sul fatto?

Deve farlo anche nel suo interesse. Per il momento sulla prima fuga di notizie, ad esempio, è già aperto un fascicolo. E’ una Procura che si dà da fare. Il problema andrebbe però rivisto in forma legislativa. Non è possibile che si facciano processi sui giornali, per di più con materiale dai contenuti pruriginosi o di interesse pari a quelle delle riviste di cronaca rosa. I processi devono essere fatti seriamente e tutta questa pubblicità nuoce gravemente anche alle parti che devono fare il processo.

Sta dicendo che i giornali possono condizionare il corretto svolgimento dei processi?

Chiaramente non è detto che questo avvenga in tutti i casi, ma la fuga di notizie potrebbe alterare certi meccanismi comportamentali. Tutto ciò si potrebbe ripercuotere sulla capacità di valutazione del magistrato così come su quella dell’avvocato stesso.

Come valuta il ddl intercettazioni? Pensa  possa far fronte ai problemi che ha sollevato?

Occorre una presa di coscienza da parte di tutte le categorie: sto parlando di giornalisti, magistrati e avvocati. A mio avviso il diritto di cronaca, che è fondamento di ogni democrazia, non può essere fondato sul riciclaggio di notizie illecite. Credo quindi che un giro di vite in ordine alla possibilità di pubblicare certe notizie è sicuramente un fatto positivo. Per quanto concerne il limite di pubblicazione sono d’accordo, anche perché non ritengo che pubblicare certe notizie con 4 o 5 mesi di ritardo crei alcun danno al diritto di stampa. Quindi neanche alla democrazia.

A che punto è il procedimento a carico di Bertolaso?

Abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo fare, e immagino che dobbiamo attenderci un provvedimento d’archiviazione.